"Giro per il mondo seguendo quello che la mia musica mi suggerisce, le orecchie sono la mia bussola", Petite Meller è la cantante più cosmopolita e viaggiatrice che possiate immaginare. Non a caso il suo ultimo singolo, uscito nel 2019, si intitola Aeroplane. Una vita vissuta tra Europa, Asia e Stati Uniti, una mente aperta dalla filosofia, un'estetica tutta particolare, pelle lattea e guance imporporate da uno strato compatto di blush, che farebbe riconoscere Petite fra mille persone. Il suo suono pop è un meltin-pot incorniciato da una voce esile un po' acuta, come quella di una bambina. Se questi indizi non hanno riportato alla mente una sua canzone allora il titolo Baby Love sicuramente lo farà, perché nel 2015 era impossibile non sentirla. La sua storia nomade comincia a Parigi, poi si sposta a Tel Aviv. Da lì ci saranno New York e Londra dove registra gran parte del suo primo album Lil Empire uscito nel 2016. Nel frattempo Petite studia filosofia all'università della Sorbona, scrive i testi delle sue canzoni durante le lezioni, lasciando fluire il subconscio e facendosi aprire la mente da professori e filosofi. I primi esperimenti con la musica li fa come parte di una band, poi Stuart Clarke, quello che sarà il suo manager, la scopre online dando il via alla sua parabola solista.

Quattro anni dopo Petite si è trasferita a Los Angeles, e dà sfogo anche alla sua passione per la moda. Lavora con le maison che la ispirano sin dalla sua infanzia parigina. Per la collezione Viv’Skate di Roger Vivier, che richiama la skate culture della California anni Settanta, Petite scrive la canzone The Way I Want. Il perché di questo titolo felice è semplice: "Vivo in una città in cui, quando il sole tramonta, tutto si tinge di rosa e in cui sto per iniziare il dottorato di ricerca in filosofia. Grazie alla mia arte collaboro con personalità grandissime, come in questo caso". Petite continua: "Ho un ricordo preciso, Catherine Deneuve che indossa delle scarpe di Roger Vivier in Bella di giorno, uno dei miei film preferiti. Il fatto che io ora stia collaborando con questa stessa maison è fantastico". Nel video Petite sfodera il suo fascino naïf, accarezza un cavallo bianco e prova a fare skate in una piscina vuota mentre il sole californiano tramonta sulla villa. Sembra una versione contemporanea di quelle dive del cinema che tanto ama.

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Petite Meller

L'irresistibile richiamo al viaggio per Petite si sfoga anche nei video musicali, che sia nel tempo, come nel caso di The Way I Want, o tra i continenti: " Man mano che creo testo e melodia, queste mi richiamano alla mente un posto sulla mappa e sento che è lì che dovrò andare a girare". Per Petite è un meccanismo spontaneo: "I flauti di Flute mi hanno portata in Mongolia, i bonghi di Baby Love in Kenya, come dicevo, le orecchie sono la mia bussola". Si potrebbe dire che se cerchi la definizione di cosmopolita sul dizionario ti ritrovi il viso incipriato di Petite che, per spigare la sua visione di viaggio, cita uno dei suoi amati filosofi: "Gilles Deleuze parla dell'uomo come lupo, e del desiderio del lupo di viaggiare per trovare solidarietà, per unirsi al proprio branco. Io sono sempre stata una specie di nomade al seguito della mia famiglia. Alle lezioni di geografia non ho mai prestato attenzione e, per compensare, ho cominciato a viaggiare molto. Sulla strada incontro persone che era nel mio destino incrociare, come nel loro trovare me, e imparo qualcosa". Le diverse culture sono ciò che più la ispira: "Mentre giravo il video di Flute in Mongolia ho incontrato le ragazze del posto e insieme abbiamo creato una coreografia che combinasse il folklore dei vestiti tipici al design innovativo di Angel Chen". Il viaggio per Petite è anche esplorazione interiore, dei propri limiti, pulsioni, passioni. Nel brano Barbaric dice How you hold me with your borders / Civilising me e parla di come la società pretenda di classificare le persone secondo un indice. "Penso invece che dovremmo esplorare oltre. Crescere in una zona vicina a situazioni di terrorismo ti fa davvero rendere conto che vivi una volta sola. Quindi conviene fare le cose fino in fondo, a proprio modo, e l'amore ti darà la spinta a farlo".

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La sua frase simbolo è indossa il tuo trauma con orgoglio, che riprende il pensiero del filosofo Slavoj Zizek. Ed effettivamente è ciò Petite fa: il famoso blush che contrasta con la sua pelle bianca, richiama una fortissima ustione che Petite aveva preso da bambina e per cui era finita in ospedale. Così come la fasciatura che porta al polso. Il suo look è composto da lingerie elegante, vestiti leggeri, cappelli enormi, sciarpe e collant. "Penso che la mia passione per questo tipo di moda venga da mia nonna. Il suo guardaroba era fatto di questi stessi capi. Appesi alle pareti di casa avevamo quadri stravaganti, dipinti di Egon Schiele, un sacco di libri e dischi jazz. Tutto questo in qualche modo ha formato la mia personalità, per questo mi esprimo molto attraverso i colori". Petite sembra avere un legame molto forte con il passato, ma spesso indossa anche il suo futuro: "Nel video di Aeroplane porto la coda acconciata all'insù, ispirandomi agli astronauti che si vedono nei film. Quando ero piccola ero ossessionata da Stephen Hawking, la fisica quantistica e le molteplici realtà esistenti. Questo mi ha portata a una certa filosofia di vita: possiamo creare e scegliere la realtà, viverla nel modo che vogliamo. Visitiamo il passato, vediamo con gli occhi del presente e progettiamo il futuro". E se il futuro le sembra così luminoso c'è un motivo, Petite sta scrivendo il suo nuovo album: "Il mio nuovo lavoro è più un'opera sinfonica. Ci sono un sacco di ballate. L'ho registrato assieme a un'orchestra d'archi da 40 componenti, in Russia. Quando li ho visti suonare le mie canzoni mi sono messa a piangere".

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