Per la prima volta dal 1888, anno della sua fondazione, una donna diventa direttrice (no, non direttore) del Financial Times. E ha anche un nome non proprio britannico: Roula Khalaf. Da come appare evidente, Roula Khalaf è di origine libanese e quando parla si sente vistosamente. È nata a Beirut ed è cresciuta durante la guerra civile scoppiata nel 1975. È poi emigrata negli Stati Uniti per studiare e ha conseguito la laurea e il master in Affari Internazionali alla Syracuse University. Negli Stati Uniti ha iniziato la gavetta nel giornalismo partendo dall’alto, come redattrice di Forbes, per quattro anni. Una delle sue imprese memorabili è stata quella di scrivere per prima, nel 1995, un pezzo critico su Jordan Belfort, l’equivoco personaggio della finanza americana che Leonardo DiCaprio ha poi interpretato in The Wolf of Wall Street: è lei la “reporter insolente di Forbes” di cui si lamenta Belfort/DiCaprio nel film di Martin Scorsese.


Nello stesso anno, Khalaf ha iniziato a lavorare come corrispondente del Financial Times dal Nord Africa e dal Medioriente, è diventata quindi caporedattrice della redazione esteri, e infine, tre anni fa, è stata promossa al ruolo di viceredattrice della testata. Un impegno che non le ha impedito di continuare a scrivere regolarmente articoli e commenti su Medioriente, politica e finanza. I primi due topic sono quelli in cui è particolarmente specializzata, altra novità della testata che ha sempre privilegiato direttori specializzati in finanza. Nel giro di due anni abbiamo sentito parlare di “prima donna presidente del Senato in Italia” (Maria Elisabetta Albert Casellati), della prima donna presidente della Commissione Europea (Ursula von Der Leyen), della prima donna presidente della Banca centrale europea (Christine Lagarde), della prima donna alla direzione del quotidiano fiorentino La Nazione (Agnese Pini). L’album delle figurine ha ancora tanti vuoti, abbiamo sfiorato per un soffio la prima donna presidente degli Stati Uniti, non c’è mai stata una donna presidente del Consiglio in Italia, e così via, ma Roula Kahlef ne ha riempito una casella importante.

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C’è chi sbuffa, nel sentire l’ennesima ricapitolazione dello stato delle cose nelle questioni di genere, “perché c’è altro a cui pensare, non è il momento”. Ma a dargli retta, il momento buono non arriva mai, mentre è sempre necessario passare l’evidenziatore su situazioni che coinvolgono solo le donne e che accadono per la prima volta, perché sono legate indissolubilmente a tutto l’andamento della società, anche quello economico, dato che favorire talenti maschili riduce la scelta al 50% della popolazione. La nuova direttrice, che non manca mai al forum che l’Ambasciata di Londra organizza ogni anno a Venezia per la stampa inglese, entrerà in carica a gennaio. Il suo predecessore Lionel Barber, che è stato anche il suo mentore, ha tenuto il timone del FT per 14 anni col grandissimo merito di tenere a galla la testata, che nel frattempo è diventata di proprietà dei giapponesi del gruppo Nikkei, e di traghettarla anche in ottime acque mentre decine di giornali soccombevano alla crisi editoriale. Roula Khalaf ha anche una vita privata e nonostante la sua data di nascita sia stata raschiata via da ogni sito, forse per vezzo, da un suo vecchio articolo più autobiografico degli altri parla del marito e del figlio, e di come ci tenga molto che il bambino studi tanta matematica: “una materia difficile, noiosa, che è meglio evitare (…) Il problema è che molti bambini decidono molto presto di non avere talento in matematica, quindi le loro capacità smettono di svilupparsi”. Ancora più le bambine, condizionate dalla nascita verso le sole materie umanistiche. Magari, una donna al comando della più autorevole testata inglese in fatto di numeri e cifre, contribuirà a cambiare la mentalità collettiva.