È calato definitivamente il sipario sulla 70esima edizione della Berlinale, la più “italiana” di sempre visto che ben due premi – l’Orso d’argento per la Migliore Sceneggiatura e l’Orso d’argento per il Miglior attore – sono andati ai fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo per il film Favolacce e a Elio Germano, protagonista di Volevo nascondermi di Giorgio Diritti. L’Orso d’Oro è andato al film di Mohammad Rasoulof, There is no evil, e non poteva andare diversamente, visto che le quattro storie che lo compongono sono un vero e proprio pugno allo stomaco al regime iraniano. Questo Festival di Berlino 2020, però, sarà ricordato soprattutto per la presenza di lei, la fascinosa dame Helen Mirren, che a quasi 75 anni ha ricevuto l’Orso d’Oro alla Carriera tra gli applausi scroscianti del pubblico del Berlinale Palast. Per essere presente all’evento si è presa due giorni di pausa dal set ed è arrivata illuminando il red carpet indossando prima una giacca rock con il logo dei Radiohead e poi un abito a pois blu della designer londinese Suzannah. “Il mio Oscar – ha spiegato - si innamorerà di quest’orso”, ma quell’english humour che la contraddistingue è stato presto abbandonato per tornare a toni molto più seri. “Come donna britannica, sarei rimasta volentieri europea. Per quanto riguarda il ruolo delle donne nell’industria cinematografica, poi, c’è da dire che il sessismo è ancora un elemento dominante e chi lo nega è in malafede. Le cose stanno cambiando, ma non abbastanza e non abbastanza in fretta”.

Homage  Helen Mirren - Honorary Golden Bear Award Ceremony - 70th Berlinale International Film Festivalpinterest
Matthias Nareyek//Getty Images

La sua è una carriera che dura oramai da cinquant’anni, iniziata prima a teatro e poi continuata al cinema. Il segreto di un successo così solido e costante? “Leggo sempre le sceneggiature dei film al contrario, cioè dalla fine per poi arrivare all’inizio”, precisa. “Se il mio personaggio è ancora vivo allora è buon segno, se invece l’hanno fatto fuori procedo a ritroso fino a capire com’è uscito di scena, magari con un suicidio magnifico dove tutti piangono per la perdita. Se è così allora comincio a leggere la sceneggiatura dal principio, altrimenti se scompare nel nulla non mi prendo neppure la briga di andare avanti. Ce l’ha insegnato Shakespeare, no?”. Di recente l’abbiamo vista tornare a vestire i panni di una regina - Caterina la Grande nella mini serie di HBO in onda su Sky Atlantic – dopo il successo planetario ottenuto con il film The Queen di Stephen Frears che le valse un Premio Oscar. “Mi è venuto da piangere – ha dichiarato - quando mi hanno mostrato il guardaroba della regina, perché ho capito che è una donna senza vanità che indossava indumenti pratici che venivano scelti dallo staff. Non le importava granché del look, ma preferiva occuparsi dei suoi adorati cani e io la capisco, perché io e mio marito ne abbiamo sempre avuti tanti e sono davvero deliziosi”. “Vengo da una famiglia repubblicana – continua – ma tengo a precisare che rispetto molto Sua Maestà e più passa il tempo, più mi rendo conto della sua statura e iconografia benché il suo ruolo sia sempre più inconsistente”. “Dicono che io interpreti sempre personaggi di donne forti ed è un grande piacere che il pubblico e la critica mi veda così, ma guardate bene i miei film. Tra le pieghe della mia recitazione c’è sempre il dubbio, la debolezza, il terrore o la disperazione. Solo che noi donne siamo bravissime a nascondere i nostri sentimenti quando necessario per proteggerci, per andare avanti e per vincere le nostre battaglie”.

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Nel 1979, Tinto Brass la chiamò per interpretare Cesonia, la quarta moglie dell’imperatore Caligola nel suo Io Caligola, “un film attuale, ci dice, visto che si può paragonare alla serie tratta dai libri de “Il trono di spade” di George R.R.Martin in cui si vede tutto quello che si vedeva già in Caligola”. All’epoca, però, il film fu sequestrato su tutto il territorio nazionale e le dodici copie positive della pellicola furono distrutte nel 1980 per ordinanza del giudice, ma – assicurato lei – “fu un’esperienza meravigliosa”. “Ne ho amato il caos, l’anarchia radicale della pellicola e rivedendola oggi, con le sequenze piccanti ormai normalizzate, la trovo un ottimo lavoro e dal grande valore politico”. Da anni oramai - il web lo conferma - i film porno sono ben altri così come è cambiato il modo di conoscere le persone e di relazionarsi. "Se fossi più giovane e in cerca di qualcuno con cui uscire", confessa la Mirren, "userei le chat per incontri. Ai miei tempi ci si incontrava nei pub affollati, dove era più difficile capire se una persona era intelligente e dotata di senso dell’umorismo”. Torna poi agli inizi della sua carriera. “Volevo fare solo l’attrice di teatro e al cinema non ci pensavo proprio”, ma poi venne scelta da registi conterranei d’eccellenza come Michael Powell, Ken Russell, Lindsay Anderson, John Mackenzie e Peter Greenaway. È una donna determinata che alla fine ha fatto sempre di testa propria infischiandosene delle convenzioni sociali, la sua forza. Non vive a Los Angeles, ma tra Londra e il Salento, a Tiggiano, un piccolo paesino del leccese dove la conoscono tutti e dove, oltre ad andare a fare la spesa al mercato, a leggere o a curare l’orto, è spesso paladina di battaglie ambientaliste per la difesa del territorio. Adora Checco Zalone, le piacerebbe molto interpretare un film nell’amata Puglia, ma presto la vedremo nel nono capitolo di Fast & Furious, in sala dal 21 maggio, accanto a Vin Diesel. Un’altra scelta che da una come lei non ci si aspetta. Perché no? Risponde lei. “Amo mio marito (il regista Taylor Hackford, ndr), ma in fin dei conti, Vin sei un’autentica potenza! Con quella sua voce intensa e il fisico scolpito poi, è impossibile resistergli”. La vera potenza è lei e non ne abbiamo mai avuto alcun dubbio.

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