Metti un sabato sera in quarantena. Come tutti, cerchiamo di passare il tempo, di non pensare al prima ma solo a ora e allora leggiamo, finiamo di guardare una serie lasciata tempo prima mentre mangiamo qualcosa preparato a fatica per premiarci – o forse no? (chi scrive non sa cucinare) - facciamo qualche telefonata mentre togliamo un po’ di polvere da una mensola (siamo diventati tutti dei maniaci delle pulizie e DEVE esserci per forza dello sporco anche se abbiamo già pulito) – salutiamo e poi diamo un’occhiata a Instagram. Dopo cena c’è un susseguirsi continuo di dirette improbabili come molte delle persone che le fanno, dei veri e propri monologhi tra il proprietario dell’account con i suoi spettatori che in alcuni casi, lo saprete anche voi, non arrivano nemmeno a dieci. Vai a capirne il senso, ma in momenti come questi, forse, ce l’hanno eccome e allora siamo noi a sbagliarci. Va beh, interrogativi a parte, notiamo che è in diretta anche Jo Squillo e incuriositi, premiamo sul tondo fucsia con la sua foto che accende la diretta e con essa la magia.

C’è lei, l’eterna bionda ragazza che nel ’91 salì sul palco dell’Ariston con Sabrina Salerno – e poi su molti altri – cantando Siamo Donne, la regina incontrastata degli stand up da Milano, Parigi, New York o Miami in cui c’era sempre lei al centro che gridava, tra uno stacchetto, un’intervista e immagini di sfilate: “Tv Moda, la moda del nuovo millennio”. È difficile da spiegare, ma nell’immaginario di un ragazzino gay cresciuto a Mila & Shiro, Puffi, film Disney e L’uomo Tigre – non per forza in quest’ordine – e molto altro, sono immagini che segnano e che restano, figurarsi a rivedersela lì, uguale a come era trent’anni fa (ma come fa?) - dietro una consolle a mettere i dischi. Ha occhiali da sole, un abito luminoso come le luci psichedeliche sulla lampada a sfera con specchi ed è in compagnia di due manichini, “le mie modelle e amiche con cui faccio il mio tour e intrattengo tanta bella gente, la mia tribù colorata”, dice lei al microfono mentre cantano gli Abba.

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Abbandoniamo un attimo la diretta, ma solo per saperne di più, per capire cosa è successo “nelle puntate precedenti”, come diceva la voce di Brenda Strong all’inizio di ogni episodio di Desperate Housewives. Da quando è iniziata la quarantena, scopriamo che Jo Squillo, al secolo Giovanna Coletti, si connette ogni giorno alle 17 dal terrazzo della sua casa milanese intrattenendo il suo pubblico di followers con musica dance per un’ora, il tempo di una diretta. Ha quasi sempre vestiti glam ed è eternamente circondata da un kitsch che per i più sarebbe improbabile, ma su di lei e con lei, è a dir poco rassicurante. La consolle è coperta da un telo zebrato, ci sono vasi di ortensie e margherite, un immancabile unicorno, altre piante sempre verdi, lei con cuffie di Hello Kitty e occhiali da sole a forma di cuore e i suoi due manichini – pardon - le sue due amiche e socie, hanno ovviamente anche un nome: Michelle e Valentina. Dalle 17 alle 18 è in diretta con “Jo Squillo in Da House”, ma il sabato sera si sposta invece nel suo appartamento iniziando a suonare e a ballare dalle 22.

Torniamo allora alla diretta più preparati di prima. Sarà anche vero che siamo in lockdown per colpa del Coronavirus, ma appunto per questo entriamo anche noi e decidiamo di godercela ancora di più. Mentre facciamo la fila al guardaroba, sentiamo lei che urla al microfono: “Siete pronti per la rinascita? Siamo noi a doverci impegnare per domani partendo da quello che siamo oggi: il nostro è un nuovo movimento di liberazione”. Frasi che altro che un politico. “Jo portavoce di Conte, subito”, ci vien da gridare, ma non facciamo in tempo a scriverlo, perché qualcuno ci spinge, tutti vogliono entrare e da poco più di mille, arriviamo a essere tremila. Quello che succede in quella discoteca virtuale è più o meno la stessa cosa che accadrebbe se non fossero chiuse tutte le altre, quelle reali. La musica inizia a salire, la gente comincia ad arrivare e a riempirla sempre di più e nel privé si farebbe prima a dire chi non c’è. Sono tutti lì per lei, a ballare, a bere e a scatenarsi come nessuno ha più fatto in queste tre settimane o mese, a seconda: da Alessia Marcuzzi a Simona Ventura, da Emma Marrone (“nel mio privé, scrive, c’è solo alcol di qualità”) a Luca Argentero, uno dei più corteggiati della serata e, ancora, Syria, Myss Keta e molte ragazze di Porta Venezia, persino Chiara Ferragni (“Strusciatevi tutti”) con un Fedez scatenatissimo (“In alto le certificazioni”, “Ho dato un limone alla Ventura pensando fosse Chiara”). In un giro di luce fucsia, arriviamo a essere sempre di più, oltre ventimila.

“Fermate il mondo, voglio salirci”, continua a gridare al microfono la nostra deejay Jo Squillo, “non si può disegnare l’arcobaleno, ma allora lasciatevi andare alla migliore ginnastica dell’anima”. C’è chi si lamenta che c’è troppa fila al bar, lei beve il suo drink (ma non svela cos’è), noi il nostro (un vodka tonic a cui ne seguiranno degli altri), tutti ballano, c’è chi ordina champagne, chi dice che anche in bagno c’è la fila. Lei mette “I will survive”, inizia il trenino di gente e “ciaone proprio”, chi si ferma più. Altri bicchieri si riempiono, le bottiglie finiscono, la ‘pupa’ Francesca Cipriani si lamenta che qualcuno le sta fumando sui capelli, a più di una ragazza fanno male le scarpe troppo alte, si suda tantissimo, c’è chi grida “Jo per il sociale”, chi chiede un tour, chi annuncia che fuori c’è la polizia. Dentro, però, nessuno si ferma, perché adesso si balla “Siamo donne”, la sua hit che tutti, uomini e donne, trans, gay o etero, conoscono. “Sei la nostra quarantena”, le scrivono, “sono vicina a tutto il mondo LG e TI”, risponde lei, e poco importa se sbaglia. Del resto, tra la musica a go go e l’alcol mica si può essere precisi.

È proprio vero che non solo in quella sua canzone, ma soprattutto stasera, “c’è di più”. Altro che Ibiza, altro che Mukkassassina, altro che Plastic (che ci mancano comunque tantissimo, soprattutto quest’ultimo). In questo mondo sottosopra e sconvolto ora c’è lei: Jo Squillo, simbolo di un uno svago e di una positività – “niente tristezza, only good vibes”, usando le sue parole – di cui tutti noi abbiamo bisogno. La diretta finisce, c’è chi ha rimorchiato, chi si ferma a mangiare un panino al paninaro di fronte, chi va a fare l’after a CityLife, a casa di Fedez su suo invito, la Ferragni se ne va senza pagare e noi, che abbiamo bevuto troppo, non possiamo prendere la macchina e guidare. I taxi non ci sono, chi ci porta a casa? Meno male che c’è Uber.

P.S. Il giorno dopo ci svegliamo con un hangover come non accadeva da anni, ma col sorriso. È stato tutto così irreale che è stato bellissimo.