Il principe Harry sta cambiando, ma è ancora difficile dire se in meglio o in peggio. Spieghiamoci meglio. In questi giorni Meghan Markle lo ha condotto ad assaggiare un po’ di quella che un tempo si chiamava vita da proletariato, o come dice lei: “a fargli vedere Los Angeles attraverso gli occhi della filantropia”. In pratica, lo ha portato a fare volontariato in un centro che distribuisce pasti porta a porta di chi si trova in lockdown da solo nella città degli angeli, con gravi problemi economici o di salute e senza nessuno che possa andare a fargli la spesa. Molto bello, non c’è dubbio, la solidarietà è il cemento di questa emergenza. Se solo tutto quello che ha a che fare con Meghan Markle, ormai, non si impolverasse subito del sospetto del marketing, del tentativo di risollevare un'immagine pubblica che sta facendo acqua da tutte le parti. A ogni modo, dare il buon esempio, da parte delle celebrità, è sempre una buona cosa, per cui che continuino a farlo è okay.

I duchi di Sussex si sono quindi prestati per due giorni a fare volontariato presso l’associazione Project Angel Food che prepara tutto l’anno pasti caldi o rifornimenti per gli indigenti e i bisognosi, che in questi giorni di Covid 19 sono aumentati di numero. Il principe Harry e Meghan Markle si sono muniti di mascherina e guanti e abbigliamento casual – entrambi in jeans – e hanno consegnato pasti non deperibili a sei persone sole e vulnerabili chiuse in casa. Un’esperienza che vogliono ripetere la prossima settimana, stavolta recandosi presso 14 abitazioni. Il direttore di Project Angel Food, Richard Ayoub, ha dichiarato a che i due Sussex hanno mantenuto un profilo basso e che tutti i volontari si sono sentiti "onorati" di averli con loro. Questo forse è una sorta di problema che Harry dovrà prendere sempre in considerazione in eterno: per quanto potrà cercare di fare il "comune mortale", la sua presenza sarà sempre considerata eccezionale e lui verrà visto sempre per quello che è, un principe.


Per quanto riguarda i cambiamenti, nelle foto e nelle dirette che sta facendo, Harry appare con i capelli più lunghi di quelli che teneva cortissimi prima di dare le dimissioni anche come maggiore dell’Army Air Corps. Dice di passare molto tempo con il piccolo Archie in un modo che forse nella famiglia reale non si usa; suo padre Carlo, una volta, si è lamentato di aver sofferto la mancanza della madre, troppo impegnata con il ruolo di sovrana, e di essere stato cresciuto dalla sua tata, Mabel Anderson. Harry ha sicuramente rotto con la tradizione familiare e certamente la traumatica morte della madre, 23 anni fa, e tutto il corollario del complottismo contro sua nonna che si è formato intorno, ha contribuito non poco alla sua formazione interiore. Il problema è il futuro. La principessa Anna, zia di Harry, in una recente intervista si è dichiarata perplessa dal modo in cui i più giovani nella famiglia reale cerchino di riscrivere regole collaudate anche sul modo di fare charity. Ma quello che pensano gli esperti di affari reali, e anche qualche amico di Harry, è che prima o poi, una volta esplorati tutti gli aspetti della vita dei comuni mortali, il principe non troverà più niente di avventuroso e comincerà a pensare che rischiare un rapimento o qualcosa di peggio, solo per assecondare la curiosità, non sia un rischio che vale la pena correre. L’esperienza del prozio Edward lo insegna: abdicò platealmente per Wallis Simpson, salvo poi chiedere a Hitler di rimetterlo sul trono una volta che la Germania avesse vinto la guerra, dopo qualche tempo. Chi nasce royal, non muore commoner.