Intorno al tavolo in mogano ovale Louis Philippe della casa di Hélène Rochas - sempre la stessa, al 40 di Rue Barbet-de-Jouy, con vista privilegiata su Les Invalides – si sedevano per cena Yves Saint-Laurent e Maria Callas, Françoise Sagan e Hubert de Givenchy, che di lei diceva "è una padrona di casa esemplare", qualche nobile italiano d'importazione (vedi alla voce Brandolini d'Adda) e qualche futuro Nobel per la Letteratura. Più sì stava stretti, meglio era, perché la vicinanza fisica, forse, spingeva alle confidenze (che cafone chiamarlo gossip). E sebbene Hélène, moglie di Marcel Rochas, apparisse nata per quel genere di impegni sociali e incombenze legate alla propria posizione nel mondo, tanto da avere idee molto chiare su tutto – dalla tavola alle abitudini messe in evidenza dalla sua toeletta – la verità non avrebbe potuto essere più diversa. Nata nel 1927 – o almeno così sosteneva, nonostante qualche pettegolo malignasse che i natali dovessero spostarsi qualche "anno Domini" prima – da un eroe della prima guerra mondiale, e da una delle prime donne di Francia a laurearsi in odontoiatria, i confini di Montauban-de-Picardie – abitanti nel 2020, 231, nel freddo nord dell'Alta Francia – le vanno da subito stretti.

france   circa 1951  marcel rochas 1902 1955, french top designer and his wife helene wholl take his succession paris, christmas party rochas, january 1951  photo by roger viollet via getty imagesroger viollet via getty imagespinterest
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Hélène con Marcel Rochas e i loro due figli alla festa di Natale della maison, nel 1951

Studia danza e recitazione, con le amiche si reca ogni tanto a Parigi, per sfuggire alla noia insostenibile della provincia, ha i capelli biondi lasciati lunghi sulle spalle, e lo sguardo affilato e seducente, con gli occhi azzurri e l'andatura sicura: Hélène è parigina dentro, ma ancora non lo sa. A notarlo per primo è il futuro marito Marcel, all'epoca già couturier di fama e uscito da poco dal secondo divorzio, che la incrocia mentre Hélène prende l'ultima metro della sera, per tornare a casa con le amiche dopo una sera in città. Si innamora, dicono gli amici, sull'istante, è una folgorazione a metà tra il desiderio e l'idealizzazione: Hélène ne diventa la musa – sarà però mannequin anche per Hermès – e poi la moglie, prendendo il suo cognome, e cambiando anche il nome, ché Nelly Brignol sembrava più adatto a una proprietaria di una salsamenteria in Alsazia, che alla compagna e modella di Marcel. Non importa che lui abbia 42 anni, e lei 17, cosa che oggi farebbe inarcare più di un sopracciglio, il matrimonio funziona, nonostante sia lei la prima ad ammettere, in un intervista al Time del 1980 che "mio marito è stato il mio Pigmalione": nel frattempo dà alla luce due eredi, François e Sophie, e, arruolata dal marito nei gangli della macchina di Rochas, rifiuta il ruolo da protagonista che Jacques Becker, drammaturgo allievo di Renoir, voleva offrirle nel film Il casco d'oro. Hélène ha troppo da fare, la recitazione non le appartiene più: il ruolo va a Simone Signoret, che così inizia una sfavillante carriera nelle produzioni cinematografiche. "Uno charme fou", "l'eleganza in purezza", "la raffinatezza fino al più minuscolo dettaglio": Hélène fa presto a diventare la nuova favorita nei salotti parigini, anche se, per carità, non ditele che fa parte del "jet-set".

«Jet set è una parola adatta a persone ricche, ma pigre. Moi, je travaille»

, sancisce lei con un mezzo sorriso. E in effetti diventa sempre una figura più centrale nella gestione di Rochas, tanto che Marcel le affida nel 1950, nel venticinquesimo anniversario della fondazione del brand, la couture, anche se poi nel 1953 le chiede di mettere in pausa l'attività, per concentrarsi sul business più redditizio della maison, quello dei profumi. Una ideale chiusura del cerchio, visto che, proprio ispirato dalla moglie, Marcel, pur preso dai suoi abiti Bali ispirati alle danzatrici balinesi, le spalline delle giacche canadienne, le maniche a kimono e le guêpière – con un surrealismo dagli afflati più sensuali di quelli di Madame Schiaparelli – immagina per lei il profumo Femme. Concepito dal naso Edmond Roudnitska, diventa un successo commerciale, con quella bottiglia in vetro Lalique, tanto che poi Hélène porterà avanti quella storia di successo producendo Eau de Rochas e Madame Rochas.

french born businesswoman helene rochas 1927   2011, president of marcel rochas perfume and fashion house, listens to an unidentified man as she sits on a sofa in her elaborately decorated apartment, new york, new york, june 1979 photo by susan woodgetty imagespinterest
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Héléne Rochas nel 1979 nella sua casa newyorchese sulla Quinta Avenue

Quando nel 1955 Marcel muore, Hélène ha solo 28 anni, due figli, e un impero da mandare avanti. L'aura di leggenda che ormai l'avvolge, come quel profumo che suo marito aveva creato per lei, si infittisce, perché "la belle Hélène", come la chiamano sui rotocalchi, favoleggiando su quella bellezza sfacciata e apparentemente priva di indecisioni, si trasforma in una manager di successo. A 30 anni, è una delle prime businesswoman di Francia. Il CEO in gonna, la chiamano, con quell'orgoglio francofono un po' velato dal timore che incuteva, la vista di questa giovane che sapeva già cosa voleva dalla vita, dal menù delle sue cene (sempre il sorbetto, mai lo sherbert, variante amata dai popoli anglofoni con aggiunta di crema) alle composizioni floreali (bianco ovunque) passando per l'arredamento (vassoi in argento solo se precedenti al 18esimo secolo). Taglia i capelli negli Anni 60, adottando quel flip – capelli che toccano appena le spalle con punte all'insù – che, addosso alle altre, sarebbe sembrato un disperato tentativo di rimanere presente nei pensieri e nelle rubriche mondane, e invece lei lo indossa come se avesse portato sempre e solo quello. Proseguono le cene nella sua casa arredata dalla celebrity del design d'interni Georges Geoffroy, la sua maestria nell'organizzare feste e rendez-vous tra raggiunge l'orecchio del Principe Ranieri, che a lei chiede di organizzare la festa per il Centenario del Principato di Monaco, del 1966. Solo l'anno prima, era entrato negli annali della high society il ballo My Fair Lady, tenutosi alla Grande Cascade del Bois de Boulogne. Ispirato al film che vide Audrey Hepburn protagonista, nel libro Legendary Parties: 1922-1972, l'autrice Jean-Louis de Faucigny-Lucinge, sicuramente avvezza a frequentare tali ritrovi, data l'abbondanza di nomi e cognomi, ci tiene a far notare come "la presenza di Cecil Beaton (che per My Fair Lady disegnò i costumi, ndr) garantì all'evento l'aderenza stilistica all'ispirazione originale". Hélène, ormai divenuta "la belle Madame Rochas" – gli americani, come gli italiani amanti delle traslazioni zoomorfe, la chiamavano "la pantera sofisticata" – è regina della casa e degli eventi sociali, beve champagne con Jacques Fath, e fa dire al sempre compassato ministro della cultura francese Frédéric Mitterrand che «non deve essere facile essere la signora Rochas in un mondo nel quale la gentilezza è presa per debolezza, la cortesia come una forma di condiscendenza e il buon gusto è considerato frivolezza». Nel 1958 ha un breve matrimonio con il produttore teatrale André Bernheim, mostrando una certa predilezione per gli uomini di rodata esperienza (Bernheim ha 40 anni più di lei). L'unione non supera la crisi del settimo anno, e nel 1965 Hélène, forse per la legge del contrappasso, si innamora di un uomo che ha 12 anni meno di lei, Kim d'Estainville, fluente capello corvino e mascella decisa à la John Wayne.

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Hélène Rochas con Yves Saint-Laurent nel 1968 al gala del Teatro dell’Opera di Parigi

Assidua frequentatrice dell'asse New York-Parigi, tra i Rotschild e i duchi di Windsor esiliati in Francia, con Kim si appassiona all'Art Déco, e frequenta quella comunità di benestanti folgorati dall'arte contemporanea, che comprano Picasso e Balthus ( andata all'asta da Christie's a Parigi, un anno dopo la sua morte, la collezione della signora Rochas incassa qualcosa come 15,7 milioni di euro). Discetta di stampe del XIX secolo con Pierre Bergé e Saint Laurent, ma pure con il jazzista Cole Porter, l'eclettico milionario messicano Carlos de Beistegui, il tycoon cileno Arturo Lopez Willshaw e l'industriale boliviano Antenor Patiño Rodríguez, figlio del "Rockfeller delle Ande", a sottolineare una certa agilità con l'estinzione del mutuo. Nel 1975 vende il marchio a Roussel Uslaf, laboratorio farmaceutico che poi rivenderà a Wella, ma i nuovi proprietari la vogliono come consulente, e anche per lo sviluppo della linea di ready-to-wear sul mercato giapponese:

il fattore Hélène è ancora capace di fare la differenza.

Vende l'80% delle sue azioni, incassando qualcosa come 40 milioni di dollari, continuando a piovere sul bagnato. Per festeggiare, passa da New York, dove nel frattempo ha comprato casa sulla Fifth Avenue, e chiede a Andy Warhol di realizzarle quattro ritratti, in quattro colori diversi (costo dell'operazione 40 mila dollari, anche se poi i dipinti sono andati all'asta quotati tra i 270 mila e i 400 mila euro).

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Lo scandalo la sfiora, facendole il favore di non travolgerla, quando, in vacanza con Kim, alzata la cornetta telefonica per caso, carpisce una conversazione inequivocabile del suo fidanzato con un uomo: non che non sapesse della bisessualità del suo compagno, ma il tradimento la ferisce di più in quanto l'"altro" è il caro amico Pierre Bergé, cosa di cui, si sussurra, lo storico compagno di Yves Saint Laurent molto si rammaricherà negli anni seguenti. Se i due poi rimettono insieme i rapporti per facciata o per reale riavvicinamento, non è dato sapere: certo è che Hélène lascia Kim nel 1984. Lui morirà di AIDS qualche anno dopo, nel 1990. Lei non parteciperà mai alle esequie pubbliche, forse ancora incapace di digerire quel tradimento, per il quale poco dopo la rottura si disfa dell'intera collezione Art Déco che avevano acquistato insieme. Accetta l'arrivo della maturità, lei che era stata la più giovane di tutte, con uguale grazia. «Sono contro l'idea di continuare a vestirsi come se si fosse più giovani: è un segnale di paura», sentenzia la lady d'acciaio, che dietro a un'apparente fragilità nasconde un animo ancora pronto a combattere, ancora pronto a dare feste, in quella casa acquistata con Marcel.

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Hélène Rochas nella sua casa di New York

Non si fa mancare la compagnia maschile, dall'armatore Stavros Niarchos al premio Nobel per la letteratura Patrick Modiano, passando per Porfirio Rubirosa, altro leggendario diplomatico molto amante del gentil sesso che morirà tragicamente in un incidente in auto. Al 40 di Rue Barbet-de-Jouy i bicchieri di cristallo continuano a tintinnare, i sorbetti a essere serviti a fine pasto, i tavoli abitati da persone che chiacchierano e si confidano, in un infinito girone dantesco di eventi e rendez-vous, fin quando Hélène decide, come molte altre gran dame prima di lei, che è venuto il momento di calare il sipario, e ritirarsi dalla vita pubblica. Morirà nel 2011 per la malattia di Waldenström, raro cancro del sangue. Calerà per la prima volta il silenzio, su quella casa che ha visto passare per corridoi e salotti l'high society del secolo scorso, impegnati a pasteggiare, confidarsi, e vivere, mentre la belle Madame Rochas dava istruzioni ai camerieri e intratteneva gli ospiti con sorrisi d'intesa e sistemando i suoi bouquet bianchi, con l'aria di chi "Moi, je travaille".