Massimo è ancora un bel ragazzo. Quando si sporge dalla "tribuna" del campetto dove i nostri figli giocano a calcio e si sbraccia per fare il tifo, mi capita di fissarlo e pensare: «Cosa succederebbe se facessimo di nuovo sesso insieme?». Ci siamo separati due anni fa, dopo dieci di matrimonio. Sono stata io a lasciarlo. Nella nostra vita di coppia e di genitori le decisioni sono sempre toccate a me. Che io ricordi, l'ultima volta che lui ha preso l'iniziativa è stato al nostro primo appuntamento. Ho un negozio di accessori per lo sport, tutti i ragazzi prima o poi passano di qua, perché è l'unico in paese. Ma la frequenza con cui Massimo veniva a cercare prima un pallone da basket, poi i guanti da moto, poi ancora una racchetta nuova era piuttosto sospetta.

Si era preso una cotta per me. Mi ha chiesto di uscire, e dopo un anno eravamo sposati. In fondo avevo già quasi trent'anni. Erano tutti d'accordo: «Cosa stai aspettando, Greta?».

Già, cosa stavo aspettando? Forse un amore più grande. Totale, condiviso, passionale, sorprendente come quello che oggi sto vivendo con Paola. È difficile spiegare come sia successo, perché non siamo abituate a raccontarlo: al contrario, stiamo facendo molta pratica nel tenerlo nascosto. Nessuno sa. Non i nostri genitori, non i miei figli, non le coetanee con cui ci troviamo a prendere l'aperitivo in piazza. E non il mio ex marito, anche se poche settimane fa ha buttato lì, quasi per scherzo: «Non è che stai uscendo con una donna, vero?!». «Ma cosa dici? Non sto uscendo, sono innamorata pazza di lei!»: questa sarebbe stata l'unica risposta sensata. Ma non posso rischiare che il mio amore diventi una maledizione per la mia famiglia. Ho riso, gli ho dato una pacca sulla schiena, e poi sono corsa da Paola: dovevo respirare, dovevo vederla per un minuto. Le occasioni per incontrarci sono tante: il mio negozio è a due passi dall'agenzia di viaggi dove lavora lei. E, agli occhi di tutti, noi siamo due belle ragazze single, due amiche del cuore che passano la pausa caffè a confabulare sugli uomini. Poi lei si ferma a dormire da me, ma si sa che lo fa per aiutarmi con i bambini. Tre adorabili scalmanati, in effetti.

È iniziato tutto così. Una notte in cui Massimo non c'era, fuori per "la scalata", come la chiama lui: un weekend in montagna con gli altri amici patiti di arrampicate. Quella sera Paola si è fermata a dormire da me. Ma non ricordo di avere chiuso occhio, neanche per un secondo. Dopo aver messo a letto i ragazzi ci siamo ritrovate sul divano, da sole, a guardarci come se tutte e due avessimo un segreto enorme da nascondere. E un desiderio ancora più grande di farlo uscire. Eravamo due donne, eterosessuali, che bruciavano dalla voglia di baciarsi. Senza sapere da che parte cominciare. Così abbiamo iniziato dalle coccole, come i ragazzini: piccoli cerchi sui palmi della mano, per minuti e minuti, che sono sembrate ore. Poi non ce l’ho fatta più, l’ho baciata. Avevo il cervello che mi martellava in sincrono con il cuore.

La mattina dopo la nostra prima volta, mi sentivo un dio. O una scienziata, un premio Nobel: una che ha scoperto qualcosa che prima non poteva esistere, e lo tiene tra le braccia. Lei invece si è alzata, ha giocato con i bambini con l’energia e la dolcezza di sempre, poi mi ha preso da parte, mi ha afferrato per la nuca e ha scandito bene: «Quello che è successo stanotte non si ripeterà mai più, hai capito? Noi ci vogliamo bene, siamo amiche». Paola ha tante strabilianti qualità, ma grazie al cielo non brilla per la determinazione: una settimana dopo abbiamo fatto l’amore di nuovo. E non abbiamo più smesso, da due anni a questa parte. Ci amiamo. Ci completiamo, ci assistiamo, ci divertiamo, ci lasciamo bigliettini segreti in giro per casa, ci mandiamo decine di sms al giorno, ci scervelliamo per trovare nuovi giochi da far fare ai miei figli, ci diamo forza, balliamo, facciamo le pulizie di casa cantando, ci diciamo ogni giorno che siamo bellissime, ci prendiamo in giro potendo contare sull'autoironia dell’altra. Io non l’ho mai provato un amore così, con un uomo. Anche se ne ho conosciuti più di qualcuno.

A questo punto, devo fare una confessione. All'inizio della mia storia con Paola, l’ho tradita. Sono andata a ballare, ho incontrato un ragazzo carino, e l’ho tradita. Lei non lo sa. Forse è successo perché all'inizio le cose tra noi erano complicate, avevo lasciato mio marito e non reggevo la pressione dei miei che mi maledicevano: «Ci tieni proprio a fare la zitella con tre figli?!». Forse è successo perché lei all'inizio sembrava meno presa di me, faceva fatica ad accettare l’idea di essersi innamorata di una donna. Forse invece è successo solo perché sono attratta dagli uomini.

In giro mi volto a guardarli, capita spesso. E ho paura che questa attrazione possa diventare davvero fatale. Sono confusa. Qualche settimana fa ho detto a Paola che sarebbe divertente fare sesso in tre: lei, io e un ragazzo che piaccia a tutte e due. Ha nicchiato, ma credo che con un po’ di pazienza riuscirò a convincerla. Un’altra volta le ho detto che mi piacerebbe se ogni tanto si vestisse sexy, con un vestito scollato, che so, un rossetto, i tacchi. Lei è acqua e sapone e a dire il vero sta bene così, perché ha occhi bellissimi, da bambola. In ogni caso, io gliel'ho chiesto, come mio marito faceva con me... Non starò diventando come lui? Ci scherzo su, perché tutto sommato sono felice. E non lo sono mai stata così tanto. Ma sono segnali che non posso ignorare. Io le chiedo di soddisfare le mie fantasie erotiche - per la cronaca, il sesso con lei raggiunge un grado di intensità, intimità e complicità che non credevo possibile - e lei dice di voler fare un figlio con me. Vuole farsi inseminare, andare all'estero se necessario, perché l’idea di andare a letto con qualcuno per rimanere incinta le fa schifo. Vuole essere mamma, come sono io, insieme a me. Vuole che siamo una famiglia. E quando mi dice così penso a come sarebbe bello se potessimo vivere tutti insieme, io, lei e i nostri figli. Alla luce del giorno. Penso che saremmo sfacciatamente felici. Allora sì, non mi mancherebbe più niente. Niente e nessuno.

Testimonianza raccolta da Cecilia Falcone

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