"Il pop surrealism e di conseguenza la Low Brow art nascono da storie, tattoo, fiabe, moda, cultura, moto e macchine, fumetti e da qualsiasi cosa possa rappresentare un movimento artistico. Nascono dalle realtà culturale delle periferie, dal bisogno di mostrare quello che circondava la gente nella metà degli anni 90, contro un sistema culturale elitario in decadenza". In parole tecniche basterebbe citare Robert Williams, cartoonist americano e fondatore della rivista Juxtapoz. È lui l’ideatore, sul finire dei Settanta della parola che rappresenta questo movimento artistico che si sviluppa essenzialmente in California. C'è da dire, però, che alcuni critici d’arte riconoscono a questo Stato la patria di quella che viene definita negativamente la "lowbrow art" (arte commerciale) dei cowboy, contrapposta a quella più raffinata e colta delle high brow, ovvero gallerie newyorkesi. Fra i maestri, Mark Ryden, Coleman, Barr, Panter, Shorr e le tantisssime donne come Camille Rose Garcia, Marion Peck, Isabel Samaras e Tari McPherson. Fortunato chi - dal 25 febbraio al 7 aprile 2018 - potrà ammirare tra le mostre a Roma, e più precisamente alla Dorothy Circus Gallery (mito italiano per gli artisti yankee), l'unico show The Ballrooms of Mars di Camille Rose Garcia. Californiana, cresciuta ad Anaheim nei dintorni di Disneyland, da genitori entrambi artisti, e militante nella So-Cal punk scene. I suoi lavori hanno un look vintage e ricordano ambientazioni da cartone animato, spesso critici del fallimento utopistico del mondo pensato da Walt Disney, immagini gotiche e futuristicamente surreali.

​Camille Rose Garcia_Poster​pinterest
courtesy photo Dorothy Circus Gallery
Camille Rose Garcia_Poster

Perché il titolo The Ballrooms of Mars?

Perché l’intero show è ispirato al mio amore per il connubio musica-spazio. Il titolo l’ho preso da una canzone dei T-Rex, dal loro album The Slilder. È da quando mi sono trasferita nelle foreste della California che non faccio altro che trascorrere il tempo a camminare fra i boschi, osservare modelli offerti dalla natura e ascoltare musica. E di sera, sempre con la musica, mi metto ad osservare il cielo, le stelle, i misteri dello spazio, a cercare di trovare un linguaggio universale fra vibrazioni di suono e sketch. Sono convinta che le vibrazioni armoniche musicali siano il linguaggio universale delle galassie.

Perché la scelta di The Voyager Golden Records?

Perché mi appartengono come concetto artistico. The Voyager Golden Records sono 2 dischi d’oro messi a bordo della navicella spaziale Voyager nel 1977, sui quali furono registrati suoni naturali, rumori, canzoni di tutto il mondo, rock&roll e religione incluso… Tutto per dimostrare “agli alieni” (nel caso li avessimo incontrati) la Vita sul Pianeta Terra. Il fatto che la cosa più umana in tutta la galassia sia la musica, mi ha fatto molto pensare. Ed ecco il risultato: una collezione di sedici opere, con riferimenti storici e nuove esplorazioni.

​DCG_Camille Rose Garcia_Opening​​pinterest
courtesy photo Dorothy Circus Gallery
DCG_Camille Rose Garcia Opening



Che colori usi? Hanno una relazione emotiva per te?

Ho scelto colori fluo, glitter, come look che abbiamo visto su David Bowie e Marc Bolan. Siccome ne sono una fan, volevo colorare questi spazi dando loro questa palette scintillante.

Temi ricorrenti e influenze.

Il tema ricorrente in tutti i miei lavori è il mo amore per i misteri della natura, senza dimenticare il fascino che ho per le fiabe, che secondo me non spiegano altro che l’esplorazione del Simbolismo, di mondi immaginari, delle sensazioni ispirate dalla musica, da colori e forme dei cartoni animati. Tutti soggetti con cui sono cresciuta.

Come pensi il tuo lavoro possa interagire con Roma e con la scena artistica italiana?

Non so cosa proponga ora la scena italiana, ma so con sicurezza che Roma è una città basata interamente sul concetto di bellezza artistica, lo stesso concetto con cui opero io. Quindi avremo senz’altro qualcosa in comune, oltre che l'amore per la cacio e pepe e la pizza al taglio (ride)!

courtesy photo Dorothy Circus Gallery