È da poco rientrato l’allarme luna piena ed è quindi passata la prima poachers moon del secondo trimestre, quella che noi ranger chiamiamo “la luna dei bracconieri”. Ho trascorso gli ultimi quattro giorni in un OP, un acronimo tecnico utilizzato per indicare un Punto di Osservazione vicino a una zona delicata e importante di una riserva privata namibiana. Insieme a me, nell’immensità delle notti africane, c’erano il personale di sicurezza della riserva e alcune guide che hanno a cuore il futuro dei rinoceronti e di tutti quegli animali che sono prede ambite.

A guardare la stessa luna piena, però, sparsi per il continente nero, c’erano altre migliaia di ranger pronti ad agire per difendere la ricchezza di questo strepitoso angolo di mondo. È una vita fatta di grandi sacrifici e poche ricompense, quella dei ranger in Africa. Si rinuncia all’abbraccio notturno dei propri cari e a vedere la felicità negli occhi dei figli nello scartare i regali di Natale o le uova di Pasqua, si vive per diversi mesi all’anno in missioni di addestramento e appostamenti antibracconaggio.

Un lavoro duro, sì, ma che diventa presto una missione e che si anima di passione: la stessa passione che mi trasmise mio padre Renato quando a 12 anni, per la prima volta, mi portò in Zimbabwe ad accarezzare un cucciolo di rinoceronte reso orfano dai bracconieri. Ripenso ai giorni di luna piena appena passati e non posso non soffermarmi a riflettere sui fatti che hanno reso particolarmente turbolenta questa poachers moon. Da noi è filato tutto liscio, nell’immensa riserva dove mi trovo non è successo nulla, e neanche nella riserva a fianco, dove fra pochi giorni mi trasferirò per l’addestramento di oltre venti ranger. Meno tranquille invece sono state le notti di un’altra riserva privata non lontana da qui. Il titolare del latifondo, anche lui impegnato nel pattugliamento notturno, ha avvistato tre bracconieri armati, tutti muniti di fucili silenziati, strumenti micidiali e perfetti per uccidere i rinoceronti e poi estirparne le corna dal muso. Questa volta è stato più veloce di loro: li ha sorpresi e messi in fuga, riuscendo a fermarne uno e consegnarlo alla polizia locale.

Ma la luna dei bracconieri, purtroppo, ha visto anche i ranger del Pilanesberg, regione del Sudafrica al confine namibiano, combattere tutta la notte per poi trovare alle prime luci dell’alba un cucciolo di rinoceronte in fin di vita, ferito alla schiena; e ha visto i ranger del Kenya Wildlife Service abbattere un bracconiere dopo un violento scontro a fuoco e mettere in fuga i suoi complici. Alla fine di queste notti luminose ho ricevuto un messaggio da Anthony, il capo ranger del parco di Virunga, in Congo: uno dei suoi non ce l’ha fatta, è stato ucciso da un colpo di AK-47 in pieno petto, lasciando una moglie incinta e un bimbo di appena un anno a piangere un altro eroe sconosciuto.

Oggi il mio compito è aiutare i ranger delle riserve e dei parchi africani a essere più preparati nel loro lavoro. Questa è una guerra e si deve essere sempre pronti al peggio. Cerco di far arrivar loro questo aiuto anche organizzando e promuovendo in Italia viaggi ecosolidali nelle riserve africane: un’attività che dà lavoro ai ranger e alle guide locali. Alcuni di questi uomini sono bracconieri pentiti che hanno compreso che il valore reale sta nell’animale vivo e non in quello morto. Il mio augurio è che un giorno questo possa essere chiaro a tutti, così che la luna piena possa continuare a illuminare le notti della savana senza rischio per gli animali.

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Courtesy Longanesi

Davide Bomben (Torino, classe ’78) fa il ranger e l’istruttore di ranger in Africa. In Sulla pista degli elefanti (Longanesi, € 16,90) racconta la sua lotta al business illegale (e miliardario) dei cacciatori di frodo.