C’è voluto un po’ prima che la conferma definitiva arrivasse, poi la notizia che Oksana Shachko è morta, una delle fondatrici storiche delle Femen, è diventata una certezza. Durante le elezioni del 2013 Oksana Shachko (a volte tradotta Okasana) ha fatto irruzione insieme ad altre due Femen in un seggio elettorale di Milano per protestare contro Silvio Berlusconi, uno dei bersagli preferiti dal gruppo di protesta ucraino, insieme a Vladimir Putin. Okasana, che fondò il gruppo nel 2008 (a cui ha fatto seguito a breve quello delle Pussy Riot) si è tolta la vita nella sua casa di Parigi, una città che riesce a coprire con una patina di poesia persino la morte (ne sapeva qualcosa Jim Morrison). Okasana, 31 anni, originaria dell’Ucraina, si era inserita perfettamente in quel contesto cittadino dove resistono tracce di vita bohemien pura. Si vedeva molto in giro la notte, frequentava celebrità ricche e famose, veniva fotografata dai paparazzi come una star. Ma qualcosa non ha funzionato e un giorno da deciso di farla finita lasciando un biglietto con un messaggio sconvolgente: “you are all fake”, “siete solo una montatura”.

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L’annuncio della morte di Oksana Shachko lo ha dato Inna Chevtchenko, una delle dirigenti attuali del movimento. Oksana aveva fondato le Femen nel 2008 insieme ad altre attiviste e le loro azioni di protesta in topless in Ucraina, l'anno dopo, le avevano rese immediatamente celebri, non senza dover affrontare polemiche da chi le considerava burattini in mano a un potere più forte (addirittura da uomini). Poi lei si è trasferita in Francia nel 2013, dove si è formato un altro nucleo molto attivo del movimento. Dopo un po’ di tempo, Okasana ha deciso di lasciare la sua posizione ai vertici delle Femen e di dedicarsi solo all'attività di pittrice.

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SERGEI SUPINSKY//Getty Images

La pittura è sempre stata il carburante della sua vita. Nata il 31 gennaio 1987 a Kiev, a 15 anni ha già lasciato la famiglia per vivere nei monasteri dove dipingeva icone sacre. Una vocazione religiosa durata poco e che presto lascia il posto all’idea di indossare la tradizionale coroncina di fiori ucraina e di fondare il movimento di ribellione Femen insieme a Anna Hutsol e Alexandra Shevchenko. Obiettivi principali: la lotta contro la cultura prostituente, contro le molestie sessuali e la difesa della libertà di parola e dei diritti calpestati delle donne. Dapprima le Femen aderiscono a una manifestazione contro la prostituzione dilagante, il 31 luglio 2009, ma la prima a seno nudo organizzata da loro, a cui partecipa anche Okasaka, risale al 21 agosto 2009 e si tiene davanti all'ambasciata afghana a Kiev per protestare contro una legge che permette agli uomini sciiti di negare alle mogli ogni tipo di appoggio se non soddisfano le loro richieste sessuali.

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Nel 2012 Oksana Shachko viene deportata in Russia, accusato di disordini durante le elezioni presidenziali. Nel 2013 partecipa al documentario L'Ucraina non è un bordello (da vedere, consigliato). Nel 2014 due delle fondatrici si sono trasferite a Parigi con lo status di rifugiate politiche. In Ucraina resta solo una, Anna Hutsol. Nel 2014 Okasana partecipa anche alle riprese del documentario di Alain Margot Je suis Femen. Poi, nel 2016, la decisione di lasciare il movimento. I suoi amici ora raccontano che questo, andato a segno, era il terzo tentativo suicidio della giovane artista negli ultimi due anni. “Se n’è andata la più coraggiosa di noi”, ha dichiarato Anne Hutsol da Kiev. “Una delle donne più straordinarie del nostro tempo, uno delle più grandi combattenti, che non si è risparmiata contro le ingiustizie che ha affrontato, le ingiustizie della nostra società”, la ricorda la pagina Facebook ufficiale delle Femen. No Okasana, forse sarà la storia a decidere se eri un fake.