Anna Calvi torna con Hunter (Domino) e tre date italiane a novembre.
Cantautrice e chitarrista inglese, è stata la rivelazione del 2011 con l’album omonimo. Ha collaborato con Brian Eno e David Byrne e ha scritto un'opera, The Sandman, poi diretta da Robert Wilson. Il 14 settembre è ospite di Ō, Musica Danza Arte alle Terme di Diocleziano a Roma. Il 21 novembre è al Festival Barezzi di Parma, il 22 novembre in concerto a Torino e il 23 a Roma (dettagli e biglietti qui).
Modulazioni epiche della voce, chitarre sanguigne e suggestioni cinematografiche: le canzoni di Hunter trasportano in un universo alternativo. Dove le notti sono fatte per sognare, sì. Ma soprattutto per seguire l’istinto, e non dare retta a nient’altro.

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Maisie Cousins, courtesy photo

Chi è il cacciatore della tua storia? Sono io. È un racconto sulla libertà, su un’emozione selvaggia e primitiva, sul corpo che si muove senza i vincoli della mente, parla di una donna che ricerca il piacere sessuale senza vergogna.

Emana desiderio, un disco grandioso per fare l’amore. Uno che ascolti tu? È un gran complimento. Forse No Shape, di Perfume Genius.

Don’t Beat the Girl Out of My Boy è il singolo. Cos’è il gender per te? Uno spettro. Il modo in cui le donne sono rappresentate nella nostra cultura è molto distante da quelle che conosco. Voglio rimandare un’immagine più realistica.

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Qual è stata la tua svolta? Cantare. Quando ho iniziato a scrivere canzoni e cantare ho trovato la mia voce nella vita. Sono stata una ragazzina chiusa, non sono mai stata estroversa prima, non sapevo come fare. Lo consiglio vivamente.

Parlando di rivoluzioni, sono 50 anni da quella sessuale. Cosa abbiamo ottenuto e cosa manca? Il risultato più grande è la contraccezione. Per il futuro, dovremmo sperimentare una maggiore qualità. Più autostima, più felicità, per una donna che possa godersi il sesso senza sentirsi giudicata.