"I vostri dati viaggiano nel mondo, e nessuno se ne assume la responsabilità". È netta nella sua affermazione Shoshana Zuboff, docente alla Harvard Business School, dove nel corso della sua carriera ha studiato l’ascesa, l’affermazione e le trasformazioni dell’era digitale, osservandone le conseguenze sociali ed economiche. Per cosa vengono utilizzati questi dati? La Zuboff prova a spiegarlo in occasione del Festival di Internazionale a Ferrara, dove racconta alcuni dei temi al centro del suo nuovo saggio, Il capitalismo della sorveglianza (Luiss University Press).

Shoshana Zuboff comincia con un balzo indietro, e torna al 2000, anno in cui il capitalismo della sorveglianza ha avuto inizio: "Nel 2000 un gruppo di ingegneri della Georgia Tech ha realizzato un progetto, la casa consapevole (aware home), con l'obiettivo di creare un 'laboratorio vivente' di simbiosi uomo casa. Hanno descritto la casa con uno schema e dei dispositivi digitali per registrare i movimenti e le voci. Tramite i dispositivi alle pareti, i dati avrebbero girato in un circuito chiuso, navigando in quella casa, cioè in una strada senza via uscita, motivando così la decisione: si trattava di dati delicati e personali, e in quanto tali dovevano assicurare la privacy che le persone avrebbero voluto".

Con un altro salto si va nel 2017, a Londra, dove due studiosi dell'Università effettuano analisi sul termostato Nest. Cosa fa il termostato Nest? "Raccoglie dati sul suo uso e sul suo ambiente, e utilizza calcoli e sensori per 'imparare' i comportamenti di chi vive in casa. Le app di Nest, inoltre, possono raccogliere dati da altri prodotti interconnessi, come auto, forni, tracker per il fitness e letti". Zuboff allora si domanda: "Cosa è successo in questi diciassette anni? Abbiamo la stessa tecnologia, solo più sofisticata, ma in una nuova logica". La logica, secondo la Zuboff, è "economica e non ha nulla a che vedere con il digitale. Una nuova logica che ha dirottato il suo intento, e non è esagerato dire che internet è di proprietà del capitalismo della sorveglianza, ma che cos'è? Qual è l'essenza di questa logica? Il capitalismo industriale ha creato nuove nicchie, e la sorveglianza funziona nello stesso modo, ma con un velo oscuro, si appropria dell'esperienza delle persone senza chiedere, e traduce la nostra esperienza in dati comportamentali che attraverso le nostre attività, convergono verso una nuova fabbrica computazionale che si chiama intelligenza artificiale, e produce prodotti. Prevede i nostri comportamenti e vende i dati alle aziende. Dati che ci riguardano, ma per noi non sono interessanti. Dati che servono a sapere cosa faremo e cosa stiamo facendo. Quando le persone lo capiscono, e si rendono conto di ciò che accade, non vogliono che accada, per questa ragione senza segretezza non sarebbe stato possibile tutto ciò, ovvero prevedere sei milioni di comportamenti umani al secondo. Questo è il tipo di accumulazione ed estrazione di dati di cui parliamo".

Dovrebbe essere il secolo della democrazia, invece ci troviamo di fronte a una nuova disuguaglianza

Shoshana Zuboff mette poi l'accento sulle opportunità mancate, sul futuro digitale, sul rapporto tra privacy e individualità, ma anche sulle disuguaglianze come minaccia alla democrazia: "Tutto questo, doveva migliorare le nostre vite, lo attendevamo con impazienza, ma ora risulta invece che questi dati verranno utilizzati per rafforzare obiettivi di mercato. Ci addentriamo nel terzo decennio del secolo digitale. Dovrebbe essere il secolo della democrazia, invece ci troviamo di fronte a una nuova disuguaglianza, totalmente inattesa". Tuttavia Zuboff vede in questo sistema ancora un barlume di speranza: "Ciò che può essere fatto dalle persone, può essere disfatto dalle persone. Il capitalismo della sorveglianza ha vent'anni, ciò significa che è ancora giovane, per cui la domanda è: come possiamo recuperare il controllo sul futuro digitale e rimettere il digitale su binari giusti per far sì che sia la porta della democrazia che ci aspettavamo fosse? C'è una cosa che il capitalista della sorveglianza teme più di ogni altra: la legge. Temono voi, noi, il pubblico, tutti coloro che possono portare a un cortocircuito di questo meccanismo, capendo i meccanismi delle operazioni svolte nell'ombra: ovvero che siamo materia prima gratuita; pensiamo di utilizzare un servizio, invece loro stanno utilizzando noi, e quelle che noi pensiamo essere politiche della privacy, in realtà spesso sono solo politiche commerciali".

Cosa fanno questi mercati? Vendono certezze ai loro clienti

Zuboff attraversa e critica il capitalismo, il confine tra economia e moralità, stimolando una riflessione che porta immediatamente all'analisi di come il capitalismo depredi insidiosamente un pezzo alla volta delle nostre vite, insinuandosi e spingendosi fin dove è possibile. Il capitalismo della sorveglianza nel libro viene descritto in otto punti, il più importante dei quali parla di "espropriazione dei diritti umani fondamentali ", oltre che di dati: "Cosa fanno questi mercati? Vendono certezze ai loro clienti. Per avere migliore previsione cosa serve? Volume, quindi tantissimi dati, e varietà, quindi diversità di dati. Vogliono che usciamo dall'online, che andiamo offline, anche con app che attingono dati in continuazione, e vogliono sempre di più: entrare in casa, in auto, in un parco durante la corsa, vogliono le nostre facce per sviluppare intelligenze artificiali per il riconoscimento facciale. Convertono il contesto digitale nel mondo globale".

Oggi la nuova lotta di tutti noi è contro il capitalismo della sorveglianza

Zuboff poi spiega come gli attacchi dell'11 settembre siano stati un altro spartiacque in questa storia. Da lì in poi tutto cambiò, perché si concentrò tutta l'attenzione più sulla sicurezza che sulla privacy. Fu permesso ad aziende più piccole di crescere incontrollate, tanto che "segretezza e sorveglianza si sono sviluppate fuori dal controllo della democrazia, senza una legislazione sulla privacy, con un sistema programmato per fare in modo rimanessimo ignoranti. Oggi la nuova lotta di tutti noi è contro il capitalismo della sorveglianza. Ci dobbiamo mettere insieme e capire che abbiamo interessi condivisi che sono gli stessi: politici, sociali, economici, e dobbiamo pretendere leggi che interrompano i meccanismi esistenti, in rotta di collisione con la democrazia, perché rappresentano un attacco all'idea di una società democratica basata sull'uguaglianza. Dobbiamo batterci per la democrazia prima che le condizioni peggiorino, e la lotta comincia da noi, che siamo utenti e cittadini con dei diritti. Dobbiamo tornare ad avere potere sulle nostre esperienze. E se la mia esperienza sarà tradotta in dati, dovrò essere io a decidere. La titolarità dei dati, comincia da qui".