C'era qualcosa nel viso di Anna Karina che rompeva gli schemi della bellezza prorompente à la Brigitte Bardot. Anna Karina è morta a 79 anni e ha definitivamente portato con sé il simbolo e testimone dell'epoca gloriosa del cinema francese degli anni 60. Capelli neri di iconico long bob (che Uma Thurman omaggerà inconsciamente col suo taglio di capelli in Pulp Fiction) e frangia spettinata ad arte sugli occhi lunghissimi e malinconici, naso all'insù, sorriso che si apriva inaspettato come un cielo azzurro, la musa della nouvelle vague è scomparsa dopo una lunga malattia e l'annuncio è stato ufficializzato dal suo agente. Aveva diradato molto le sue apparizioni negli ultimi due decenni, divertendosi anche con la regia, conscia di aver influenzato l'epoca storica del cinéma come poche altre assieme a lei.

Anna Karina francese non era, bensì danese, nata a Copenhagen nel 1940 come Hanne Karin Blarke Bayer. Ma la Francia l'aveva adottata dall'età di 17 anni, quando finita la scuola aveva scelto Parigi per costruire la sua carriera. Lo scioglilingua del suo nome non era molto da spettacolo: ad adattarne le sillabe fu nientemeno che Coco Chanel, che le dimezzò e le arricchì della dolcezza necessaria per farlo diventare naturale ai transalpini, siglando l'avvio della carriera di modella e icona di stile di Anna Karina. Mezzo lustro dopo sono gli anni 60, il momento in cui il cinema francese è fecondo di autori nuovi, giovani, azzardati. Uno di loro è Jean-Luc Godard, il regista principale della nouvelle vague, che incanala i suoi turbamenti in sceneggiature potentissime: di fronte agli occhi profondi di Anna Karina Godard capitola nel giro di poco, umanamente e professionalmente. La vuole con sé sul set sin dal suo secondo film Le petit soldat (che uscirà con 3 anni di ritardo sul girato), elabora dialoghi e personaggi costruiti su misura per lei. Nei film di Anna Karina girati da Godard c'è l'essenza della nouvelle vague: da La donna è donna (che vale all'attrice l'Orso d'Oro al festival di Berlino) a Pierrot Le Fou con Jean Paul Belmondo al capolavoro Bande à part si condensa un immaginario oggi meravigliosamente vintage e ripetutamente saccheggiato. L'accoppiata nella vita reale raddoppia in maniera esponenziale l'effetto, ma l'amore tra Anna Karina e Jean Luc Godard dura in fondo troppo poco e nel 1967, dopo tanti film, tutto finisce.

L'attrice inizia a lavorare anche all'estero e come molte dive dell'epoca fa rapide incursioni anche nel mondo della musica: per la cantante Anna Karina Serge Gainsbourg scrive i primi pezzi da incidere, ma il loro è un rapporto solo professionale (lui sta tra alti e bassi con Jane Birkin). Il parallelo artistico le piace così tanto che continua a lavorarci: l'ultimo disco di Anna Karina è stato registrato nel 2017. Nel frattempo l'attrice di origini danesi gira film, presta il suo volto iconico ai debutti di giovani registi, predilige sceneggiature tratte da grandi romanzi e capolavori letterari. Sa di aver segnato inevitabilmente un periodo storico ma non sta a guardare gli allori passati, anzi, ci gioca. Nel suo ultimo film di Anna Karina, The Truth About Charlie di Jonathan Demme del 2002, scherza liberamente con tutti i riferimenti a quel periodo cinematografico che l'ha resa grandiosa. Oggi Anna Karina se n'è andata in struggente silenzio, chiudendo quegli occhi dolci che stregarono un'epoca.