La prima è sabato 25 gennaio alle ore 21 a Melzo alla Fondazione Teatro Trivulzio, ma calcherà i palcoscenici dei teatri di tutta Italia fino all'autunno 2021.
Se non posso ballare, non è la mia rivoluzione (frase tratta dall'autobiografia di Emma Goldman, anarchica, femminista, saggista e filosofa statunitense che dedicò tutta la sua vita a rivoluzioni che nulla avevano delle passioni tristi e cerebrali di una certa forma di militantismo), è il titolo dello spettacolo messo in scena da Lella Costa, un progetto drammaturgico di Serena Sinigaglia - che ne è anche la regista - e scritto da Lella Costa e Gabriele Scotti. Per ora sono novanta, ma l'idea è di arrivare a 100: donne che hanno fatto la storia, ognuno a loro modo, ma che la storia ufficiale ha sistematicamente ignorato, trascurato, oscurato.

Da Mary Anderson che inventò il tergicristallo a Marie Curie, unica donna a vincere due premi Nobel, uno per la fisica nel 1903, l'altro per la chimica nel 1911 (memorabile la sua risposta a un giornalista che le chiese: «Cosa si prova a vivere accanto a un genio?», alludendo al marito Pierre, anche lui fisico eccellente. «Non so, lo chieda a lui», disse Marie); da Olympe De Gouge, autrice nel 1791 della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina a Lilian Gilbreth, ideatrice della pattumiera a pedale; da Tina Anselmi, primo ministro della Repubblica Italiana a Tina Modotti, fotografa guerrigliera; da Martha Graham e Pina Bausch che hanno rivoluzionato il mondo della danza a Maria Callas con la sua voce immortale, Emily Dickinson, Virginia Woolf, Angela Davis che ha lottato per i diritti civili degli afroamericani fino a Ilaria Alpi, giornalista e fotoreporter.

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Courtesy Mismaonda
La locandina dello spettacolo Se non posso ballare, non è la mia rivoluzione, con Lella Costa, che ne ha scritto i testi con Gabriele Scotti. È ispirato al libro Il catalogo delle donne valorose, di Serena Dandini. La regia è di Serena Sinigaglia.

Ballano Ingrid Betancourt, Hannah Arendt, Annie Besant, Grazia Deledda, Iolanda d'Aragona, Anna Frank, Eloisa, Artemisia Gentileschi... A ognuna di loro è dedicato un minuto: può essere una frase, un gesto, una canzone, una strofa, un ricordo un poesia. O a volte solo un nome, perché significa tutto. Se non posso ballare... è accompagnato da The Circle Italia Onlus, associazione che si occupa di donne e ragazze che vivono in difficoltà. E, insieme con lo spettacolo, vene lanciato anche un progetto didattico rivolto agli studenti delle scuole medie e dei licei. Il nome del progetto è Io ballo per lei e l'hashtag #ioballoperlei: viene chiesto a tutti i partecipanti di esprimere la propria preferenza per la eroina che sente più "sua", chiunque sia, e diffondere il proprio parere sulla pagina web dedicata, ioballoperlei e a social come Instagram, Tik Tok, YouTube e Facebook.

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Lella Costa dedica un minuto a 100 donne che hanno cambiato la storia in Se non posso ballare... Non è la mia rivoluzione.

L'idea dello spettacolo è liberamente ispirata al libro Il catalogo delle donne valorose, di Serena Dandini, «un'enciclopedia socio-botanica» in cui alle eroine sono accostate delle rose, omaggio di vivaisti che gliele hanno dedicate.
«È il frutto di una furibonda passeggiata al Pincio di Roma, il giardino dove ci sono i busti di tutti i grandi he hanno cambiato il corso della storia e del sapere universali: mi sono chiesta perché quasi tutti avessero i baffi o la barba, ma non ci fosse una donna». E da questa vegetale arrabbiatura è nato un omaggio a quelle donne che non ci hanno insegnato a conoscere. E non hanno voluto che il mondo apprezzasse.