È morto Christo. L’uomo che aveva impacchettato il Reichstag di Berlino e il Pont Neuf di Parigi; le mura aureliane a Roma e il monumento a Vittorio Emanuele in piazza Duomo. Se n’è andato proprio come desiderava: senza ammalarsi. “Vorrei morire come mia moglie Jean-Claude, - aveva detto tempo fa - un aneurisma ed è tutto finito”. È andata più o meno così. Proprio insieme alla compagna della vita, l’artista ha firmato le sue opere più coraggiose e visionarie. Da Running fence, un nastro di nylon bianco alto cinque metri e mezzo che nel 1976 ha attraversato la California del nord per quasi cinquanta chilometri, fino Umbrellas, del 1991, dove centinaia e centinaia di ombrelli alti sei metri avevano occupato una valle in California e una in Giappone, distinti da un diverso colore - giallo per gli Stati Uniti, blu per il Giappone. Passando per Gates, 7503 portici di stoffa giallo zafferano, alti cinque metri, che spuntarono nel 2005 su ogni stradina immersa nel verde di Central Park, a New York.

11291963 rome, italy  christo calls it art but many have mixed feelings about the artists new form the young artist wraps objects, creatively and then props them in familiar surroundings such as this frame held held up by him and his assistant jeanne claude christo has already shown his wrapped up, new form of art in paris and cologne, west germany, where he has perplexed the critics presently hes exhibiting in romepinterest
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Christo aveva conosciuto Jean-Claude a Parigi nel 1958. Li legavano indissolubilmente la passione per l’architettura urbana e il giorno in cui erano venuti al mondo: entrambi il 13 giugno del 1935. La loro relazione era iniziata in modo eclatante, come si conviene a due veri artisti: la donna aveva da poco terminato la luna di miele con Philippe Planchon quando si rese conto di aspettare una bambina da Christo. Così, decise di lasciare il marito, sedotto e abbandonato, e di infilarsi a casa dell’artista.

Originario di Gabrovo, città bulgara di sessantamila anime ai piedi dei Balcani, era scappato in occidente alla fine degli anni Cinquanta dopo un breve soggiorno a Praga. A Parigi si guadagnava da vivere facendo il ritrattista agli angoli dei boulevards. La svolta, quando iniziò a impacchettare tutto quello che gli capitava in mano: bottiglie, tele, bidoni, tavoli, persone. Diceva di ispirarsi all'opera di Man Ray del 1920, L'enigma di Isidore Ducasse. Venne notato da Yves Klein, mentore del Nouveau Réalisme, e la sua vita cambiò per sempre.

bulgarian artist christo vladimirov javacheff, better known as christo, poses for a photograph as he unveils his artwork, the mastaba on the serpentine lake in hyde park in london on june 18, 2018   christos first uk outdoor work is a 20m high installation made from over 7000 coloured, horizontally stacked barrels on a floating platform photo by niklas hallen  afp  restricted to editorial use   mandatory mention of the artist upon publication   to illustrate the event as specified in the caption photo by niklas hallenafp via getty imagespinterest
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“Sono arrivato a Parigi solo, senza amici né parenti e senza conoscere una sola parola di francese. – ha raccontato tempo fa - Ho conquistato la mia libertà millimetro per millimetro. Ho finanziato i miei progetti con i miei soldi e sono arrivato a realizzarne di molto costosi. Ma ogni cosa è stata una nostra decisione libera, assoluta, che arrivava direttamente dal cuore”.

Nel 1964 Christo e Jeanne-Claude si trasferirono a New York, il luogo dove tutto accade. Vivevano in un edificio industriale del XVIII secolo. Nel loro studio non c’erano né tavoli né sedie ma lavoravano giorno e notte. È in questo periodo che progettano l'imballaggio di due grattacieli, Lower Manhattan Packed Buildings. Dalla seconda metà degli anni Sessanta la coppia “Christo” imballa e copre scenari naturali e monumenti fatti dall’uomo per fornire allo spettatore una visione differente del mondo. “Impacchetto per ricordare il valore estetico di ciò che viene occultato”, dice in un’intervista.

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© Christo 1981 Photo © Philippe Migeat
Le Pont-Neuf empaqueté, 1981 di Christo in mostra al Pompidou a partire dall’1 luglio.

C’è chi li ama incondizionatamente, e chi non li capisce proprio. Il loro è un linguaggio che alimenta il mistero e l’effetto sorpresa del momento dello svelamento. C’è visione e c’è poesia. La coppia usa drappi fucsia per circondare le isole della baia di Biscayne a Miami nel progetto Surrounded Islands e drappi color argento per avvolgere il Reichstag. E’ della fine degli anni ‘90 uno dei lavori con uno dei più grandi impatti simbolici in fatto di occultamento della natura: in occasione di Verhüllte Bäume gli artisti incartano duecento alberi del Berower Park di Basilea. Nel 2009 Jean-Claude scompare. Nel 2016 Christo presenta l’ormai leggendario The Floating Piers, la passerella realizzata sul lago d’Iseo che collega per sedici giorni Sulzano alle isole di Montisola e San Paolo. E’ una delle installazioni di arte concettuale più instagrammate di sempre. In pochi mesi viene visitata da più di un milione di persone. L’ultimo lavoro, The London Mastaba, è di un paio di anni fa: un trapezio formato da 7.506 barili colorati messi orizzontalmente su una piattaforma galleggiante sul Serpentine Lake di Hyde Park.

sulzano, italy   june 21 people visit the art installation the floating piers by artist christo vladimirov yavachev, which connects the village of sulzano on the mainland to the islands of monte isola and san paolo via a series of walkways on lake iseo near brescia on june 21, 2016 in sulzano, italy the floating piers, open to the public from june 18 july 3, were made of around 200,000 polyethene cubes covered with 70,000 m2 750,000 sq ft of bright yellow fabric 3 km 19 mi of piers moved on the water another 15 km 093 mi of golden fabric continued along the pedestrian streets in sulzano and peschiera maraglio  photo by max cavallarigetty imagespinterest
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“Non cercate significati simbolici, tipo la qualità effimera della vita, pensando al fatto che sono opere temporanee. - ha detto a un giornalista - Quello che ci interessa sono le cose reali, l’acqua che si sente sotto ai piedi sul lago d’Iseo oppure il rumore del vento che tormenta i chilometri di tessuto con i quali abbiamo rivestito Central Park”.

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André Grossmann © 2018 Christo
Il disegno del progetto dedicato all’Arco di trionfo che sarà messo in mostra al Pompidou

Proprio quest’estate, dal 1 luglio fino al 19 ottobre, il Centre Pompidou dedicherà a Christo un’antologica con tutti i suoi lavori cult. E proprio quest’anno l’artista avrebbe dovuto impacchettare l'Arco di Trionfo. Il progetto era stato rinviato per la pandemia e riprogrammato nell'autunno 2021. Sarà il suo canto del cigno. E non poteva che essere a Parigi.