Ci voleva una malattia subdola a consumare da dentro la sua capacità gentile di raccontare storie arrivando a tutti: Carlos Ruiz Zafón è morto e la notizia è arrivata inaspettata, dolorosa come tutte quelle del genere. Lo scrittore latino tra quelli di maggior successo del nuovo millennio, il longseller in lingua spagnola che con L'ombra del vento ha conquistato anche i cuori più duri, è scomparso a Los Angeles, dove si era trasferito a vivere per scrivere sceneggiature per Hollywood. La morte di Carlos Ruiz Zafón è stata data dalla sua casa editrice Planeta, in Spagna, e sul profilo Twitter ufficiale dello scrittore. Un ultimo ritratto in bianco e nero e una citazione del suo libro più amato a suggellare un addio troppo precoce: Zafón aveva 55 anni ed era malato di cancro, non ne aveva mai fatto mistero. La carta statunitense se l'era giocata per il suo grande amore per il cinema, che era una parte importante del suo immaginario fatto di cimiteri di libri dimenticati, ambientazioni dal sapore fantastico sullo sfondo di una Barcellona cristallizzata (la città dove era nato, nelle vicinanze della Sagrada Familia di Antoni Gaudì), e uno sconfinato amore per la letteratura che diventa la chiave di accesso al cuore di tutti. Amava poco i circoli letterari, le interviste e i critici, che da parte loro non gli risparmiavano giudizi feroci: il giornalista e critico Arcadi Espada lo aveva definito "uno scrittore orrendo" senza troppi giri di parole. Zafón preferiva lavorare in silenzio.

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Una laurea abbandonata in scienze della comunicazione, la lunga esperienza in pubblicità (della quale diceva tutto il bene possibile, sulla scia dei suoi amati scrittori nordamericani), Zafón aveva esordito come scrittore per ragazzi, iniziando a costruire quella cattedrale di pensieri e ispirazioni che avrebbe trovato la migliore espressione nel suo bestseller. Poi era arrivato il libro più famoso di Carlos Ruiz Zafón L'ombra del vento, uscito nel 2001, primo di una quadrilogia di successo incredibile composta in sequenza da Il gioco dell'angelo (2008), Il prigioniero del cielo (2012) e Il labirinto degli spiriti (2016). Milioni di copie vendute, N traduzioni all'estero, la proposta -rifiutata-di tradurlo in un film di altrettanto successo, progetto seducente al quale aveva detto sempre di no. Parlava inglese nelle sue interviste, scriveva in spagnolo, non rimpiangeva troppo una Spagna che non riconosceva più. "Ci ho anche provato, a tornare a Barcellona per un paio d' anni, nel 2006, ma non ha funzionato. Come tutti gli emigranti, mi sono accorto che era tardi. Non era il posto che ricordavo, ma soprattutto mi ha subito ricordato le ragioni che mi avevano spinto a partire, e che erano ancora tutte lì" raccontò Carlos Ruiz Zafón in un'intervista a Repubblica. D'altronde aveva scelto gli Stati Uniti già da metà anni 90 e la carriera di sceneggiatore la portava in avanti in parallelo, pur riservando la sua lingua madre agli amati libri. La malattia non gli ha dato tempo di cambiare idea sulla possibile realizzazione del film de L'ombra del vento e di assistere alla pubblicazione del suo prossimo libro, attesissimo e probabilmente postumo. Resta il suo sconfinato amore per i libri in grado di toccare con gentilezza cuori e cervelli: "Ogni libro, ogni tomo che vedi, ha un'anima. L'anima di chi lo ha scritto, e l'anima di chi lo ha letto, e ha vissuto, e ha sognato con lui".