20 ottobre 2020. Nel caldo del doppio piumone, ti rigiri e pensi a un nuovo lockdown, alla parola “catastrofe” seguita dalla parola “coprifuoco”. La televisione ne parla (anzi, ne urla) e informa che sarà a partire dalle ore 23 di giovedì. Ti alzi e prepari un caffè doppio per assicurarti il giusto quantitativo di energia e non soccombere all'anno 2020. E poi, sorridi. È un sorriso inaspettato per un ricordo: quello del tuo primo coprifuoco.

“Quando ero giovane (sì, l'ho scritto), il primo ragazzo che ebbe l'ardire di chiedermi se volevo uscire una sera con lui, dovette prima scontrarsi con tre draghi: il primo drago era il fatto di essere se stesso medesimo il primo ragazzo che ebbe l'ardire, il secondo drago era che lo chiedeva a una figlia unica, il terzo drago era il coprifuoco imposto dai genitori. Avevo 14/15 anni, lui ne aveva 19/20 e, forse, anche questo entrò nel calcolo del coprifuoco. Sembra il quadro di un'Italia anni Cinquanta, ma è indubbio che se sei figlia unica il peso ricade su te e te sola, la fiducia del genitore te la conquisti pezzo dopo pezzo, minuto dopo minuto.

Non ricordo come mi comportai alla notizia del coprifuoco, forse iniziai a contrattare le 23 per le 24 o le 23,30 ma quella prima sera il coprifuoco rimase alle 23.
F. passò a prendermi (aggiungo il quarto drago: riaccompagnarmi sotto casa allo scoccare del coprifuoco) ed era bello, ed io ero bella, e ormoni a palla, ed effetto stantuffo in sottofondo da primo appuntamento quando sei teenager. Abbiamo avuto due ore circa per ordinare una birra lui e una tonica io (sì, senza gin), e per ricambiare l'ordine in due toniche perché a F. divertiva il fatto che avessi preso la tonica e la prese pure lui. Abbiamo chiacchierato e abbiamo riso ed effetto stantuffo di sottofondo e ci siamo innamorati prima delle ore 23 perché quando sei teenager non ti servono tre mesi per capire se per caso è sposato, se ha traumi pregressi, se va dallo psicologo e via dicendo. Ti innamori in modo spregiudicato e basta.

Allo scattare del coprifuoco, ero sotto casa e non ci siamo baciati ma ci siamo dati appuntamento per non ricordo quando che tanto bastava citofonarsi e se c'eri bene, se non c'eri si riprovava. Il drago del coprifuoco prese altre forme e dalle 23 si passò a mezzanotte e poi oltre la mezzanotte e poi queste - son- le- chiavi- fai- come- ti- pare ma- usa- il-preservativo. Insomma, la regola del coprifuoco svanì e a un certo punto l'unica cosa importante era non tornare a casa incinta. Con F. è stato tutto molto bello, anche se con più tempo a disposizione ce la siamo presa comoda per litigare tantissimo. Questo è stato per me il coprifuoco quando ero giovane: bere acqua tonica e innamorarsi in due ore e, forse, posso riuscirci anche adesso rendendo tutto più interessante.”

Sono giorni strani, di teatri e cinema chiusi, di storie che nascono e muoiono perché non sai bene a chi affidarle. Ma non posso fare a meno di ripensare a questa storia, a questi 15 anni ore 23. Allora, ho deciso: la lascio a voi. Lascio a voi la parola “coprifuoco” quando ancora non era legata a decreti, ma era solo l'orario scelto e approvato dai genitori, quello che dava un respiro di indipendenza, il primo passaggio all'età adulta. Ma ora parliamo di voi: com'è stato il vostro primo coprifuoco?

Per scoprire il progetto che ci riporta agli anni e del nostro primo coprifuoco seguite la pagina Fb di Greta Cappelletti e il suo profilo Instagram, commentate, condividete, ricordatelo.