“Mr Vice president, I’m speaking”. Così, con calma e solidità, Kamala Harris ha continuato a mettere in riga Mike Pence durante il confronto di Salt Lake City ogni volta che il vicepresidente in carica cercava di parlarle sopra (lo ha fatto per 16 volte), una tattica specifica e collaudata dell’oratoria politica che serve a ridimensionare l’interlocutore. È il fattore più commentato dai quotidiani americani, l'imperturbabilità con cui la 55enne senatrice dalle origini multietniche non ha avuto bisogno di “difendersi”, ha semplicemente ristabilito i limiti – quelli fisici erano delimitati da due lastre di vetro – appena venivano superati da Pence senza mai perdere le staffe, senza mai doversi giustificare di alcuna "colpa innata". Basta dare un’occhiata ai commenti sul profilo Twitter della Harris per capire cosa, in molti, si aspettano ancora da una donna nel 2020: vicino a coloro che la ringraziano per aver dato alle più giovani una lezione su come non farsi mettere in ombra da un uomo, è forte la presenza di chi chiama Kamala Harris “presuntuosa” “maleducata” “arrogante” perché non ha rispettato la regola stabilita da millenni: una donna deve “stare al suo posto”.

Secondo tutti i commentatori politici delle maggiori testate, un confronto tra candidati alla vicepresidenza degli Stati Uniti non è mai stato così atteso e importante. Prima di tutto, è chiara da entrambe le parti l’aspirazione a essere un giorno i candidati principali. Ma fuori dagli Stati Uniti era anche molta la curiosità di vedere di che pasta fosse fatta la prima donna nera della storia candidata alla vicepresidenza della Casa Bianca (ce n’è già stata un’altra, molto tempo fa ma in ticket con un candidato minore), che in una gif diffusa da Jill Biden, moglie di Joe Biden, scende da un aereo con passo elastico indossando giacca, leggings e le inseparabili sneakers, chiaro messaggio che chi corre sempre non può farsi rallentare dai tacchi. Il dibattito ha riservato, come si prevedeva, largo spazio al Covid, con Harris che riprende le accuse di cattiva gestione dell’emergenza già mosse da Joe Biden contro Donald Trump, alle quali Mike Pence ha risposto assicurando che gli Usa avranno il vaccino entro Natale. Entrambi hanno eluso qualche domanda della moderatrice Susan Page ma è soprattutto Pence, oggi, a essere biasimato perché alla chiara richiesta della giornalista di un’opinione sul climate change, di fatto non ha fornito alcuna risposta, spostando completamente il topic sulla presunta intenzione di Biden di alzare le tasse, smentita da Harris.

In un momento storico simile, che richiede il massimo della serietà, forse sarebbe stato meglio se l’incidente della mosca che si è posata sulla testa dell’inconsapevole Pence, rimanendoci a lungo, venisse ignorato. Ma questa nota di colore è stata colta dai Democrats che hanno messo prontamente in vendita sul sito di raccolta fondi per la campagna elettorale una paletta scaccia mosche. Pence ha poi definito Biden “la cheerleader della Cina”, senza rendersi conto che insultare un uomo usando un ruolo tipico femminile come insulto è sessismo. Kamala Harris, ex procuratrice distrettuale accusata di aver esagerato col pugno di ferro anche contro la piccola criminalità, si è dichiarata favorevole alla riforma della polizia statunitense, come già detto da Joe Biden nel confronto con Donald Trump. Pence ha convenuto che non "ci sono scuse per quello che è successo a George Floyd, giustizia deve essere fatta", ma ha aggiunto che questo non ha giustificato le rivolte e i saccheggi dei giorni successivi. A dibattito concluso, Kamala Harris è stata abbracciata calorosamente dal marito Douglas Emhoff, mentre Mike Pence ha evitato per un soffio di ripetere l'errore di Trump, la semplice pacca amichevole alla moglie Karen Batten Pence, salvandosi in corner con l'aggiunta di un bacio sulla guancia. Poi, sono tornati tutti a spuntare sul calendario i giorni prima della data fatidica del 3 novembre, quando gli americani andranno alle urne.