La foto che ha annunciato l'arrivo del secondo figlio di Meghan Markle e Harry ricordava qualcosa, secondo i royal gossipers appassionati di cinema. Un'inquadratura precisa, la scena finale di Notting Hill con Hugh Grant e Julia Roberts accoccolati su una panchina in una giardino londinese. Altissima citazione emotiva di un film romantico che da più di vent'anni si è guadagnato un posto d'onore nell'elenco dei film d'amore più belli e conosciuti. L'assist foto-cinematografico della coppia di ex royal britannici è la migliore occasione per immergersi, ancora una volta, nel punto più alto (e iperbolico) raggiunto da una romantic comedy con tutti i crismi del caso - lieto fine e pancione in bella vista inclusi -, espressione massima del genere in ogni suo pregio e difetto, mai raggiunto da qualunque altra venuta dopo. Notting Hill è lo zenit surreale ma bello (metacitazione obbligatoria) di un'epoca a sé, cinematograficamente e sentimentalmente parlando.

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La storia di Notting Hill venne in mente al regista Richard Curtis in una notte insonne, giocando attorno ad una delle grandi domande dei comuni mortali: come sarebbe stato portare a cena dai suoi amici una persona dalla fama mondiale, tipo una celebrity? E se questa persona fosse stata la sua nuova compagna? Lo sviluppo è da manuale del genere: il protagonista maschile William Thacker (omaggio allo scrittore inglese William Thackeray, l'autore di La fiera delle vanità), interpretato da Hugh Grant, è proprietario di una libreria di viaggi scalcagnata nel quartiere di Notting Hill a Londra, dove pure vive. Divorziato, single incallito, ha un coinquilino gallese stravagante (Spike, interpretato da uno strepitoso Rhys Ifans) e una cerchia di amici adorabili. Un giorno nella libreria entra Anna Scott, superstar di Hollywood (il ruolo di Julia Roberts), per acquistare un libro e tornare serenamente al suo set inglese in incognito. Ma è il destino a farla scontrare di nuovo con William all'angolo di una strada, pochi minuti dopo: complice un succo d'arancia rovesciato sulla maglietta, Anna è costretta ad accettare l'invito a casa dell'impacciato libraio per cambiarsi. Impulsivamente, prima di andarsene, lo bacia. E l'amore travagliato ha ufficialmente inizio: tra incontri stampa comici (Cavalli&Segugi nello spazio?), fidanzati americani che riemergono dal nulla (un cameo perfettamente odioso di Alec Baldwin), corse in macchina per Londra che nemmeno James Bond, revenge porn raccontato delicatamente, il sogno della relazione post colpo di fulmine si corona in un paio di ore.

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Hugh Grant e Rhys Ifans durante la promozione di Notting Hill

Di fronte ad una storia così profondamente fiabesca, servivano attori in grado di rendere al tempo stesso la surrealtà dell'incontro e la credibilità del sentimento. Il cast di Notting Hill fu calcolato al millimetro: Julia Roberts aveva avuto la soffiata del copione dal suo agente (che lo definì "la migliore commedia romantica che abbia mai letto") e, fiutando la possibilità di giocare con il ruolo (ispirato alla grazia di Grace Kelly e Audrey Hepburn, ma in fondo perfetto archetipo della star del cinema), accettò con entusiasmo. La diva Julia ha contribuito personalmente al film, modificando la battuta sul compenso durante la cena con gli amici di William: e dicendo la verità, perché il cachet percepito per il ruolo di Anna è stato effettivamente di 15 milioni di dollari. Suo contraltare nel contrasto eterno Londra-Hollywood, la quintessenza del British style Hugh Grant: nessuno meglio dell'attore inglese per eccellenza degli anni Novanta, cementato dal successo di Quattro matrimoni e un funerale e con un'ottima affinità con il regista Richard Curtis, avrebbe mai potuto incarnare il timido, goffo e intellettuale William. Hugh Grant in camicia pale pink, maniche arrotolate, colletto sbottonato, irresistibilmente dandy nell'approccio filtrato dall'intellettualità garbata e dallo humour britannico, è il secondo miglior rappresentante dello stile in rosa dopo Jude Law nel remake di Alfie, cinque anni dopo. Ma l'attore britannico era parecchio nervoso all'idea di ricominciare con un film d'amore: non lavorava da tre anni e l'idea di essere affiancato da una star assoluta come la diva di Pretty Woman lo metteva ancora più in difficoltà. Sul set, Grant si lamentava spesso del fatto che Roberts parlasse con voce più bassa della sua, ma era solo una sua percezione: in realtà era lui a usare un tono più alto, e a volte strozzato, dovuto al perenne nervosismo con cui si rapportava alla collega. Eppure, nonostante l'alchimia non sia totale (e si avverta), sono proprio i contrasti tra mondi e status di star a funzionare. Con qualche scivolone - in un'intervista Hugh Grant commentò di non aver apprezzato di dover baciare Julia Roberts "perché ha la bocca troppo larga", ma lei con spirito non se la prese e rilanciò proponendogli di lavorare ancora insieme.

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E poi c'è lui, il terzo protagonista, il quartiere di Notting Hill. Impossibile scinderlo dal film cui ha anche dato il titolo: l'atmosfera multiculturale e vivissima che sposa l'aria austera ed elegante della vecchia Londra, è la summa perfetta della società ideale. Fu un compito arduo, raccontò la responsabile delle location Sue Quinn, riuscire ad ottenere il nullaosta alle riprese, anche delle persone residenti nel quartiere e imprenditori di zona, ma per catturare il vero sapore di Notting Hill, non si poteva ricreare tutto in studio o simularlo in altri luoghi. "Mi sembrava un posto adeguato e realistico per cui due persone, provenienti da mondi diversi, si sarebbero potute incontrare e avrebbero potuto effettivamente coesistere. Notting Hill è un melting pot e un posto perfetto per girare un film" raccontò Quinn. La scena di Hugh Grant che attraversa malinconico il quartiere e le stagioni al suono di Ain't No Sunshine di Bill Withers (uno dei tre pezzi chiave della colonna sonora di Notting Hill, insieme alla canzone She cantata da Elvis Costello e all'altro singolo When you say nothing at all da Ronan Keating), è il vero omaggio d'amore gentile ad una location unica, ormai diventata meta di pellegrinaggi: tanto che l'originale porta blu di casa di William è stata venduta all'asta, mentre la nuova è stata prima dipinta di nero per privacy, poi di nuovo in blu perché diventata troppo iconica per non segnalarla correttamente. Idem la panchina del giardino, che ha avuto la sua personale storia d'amore interoceanica: acquistata all'asta come regalo per la fidanzata da un innamorato australiano, quando la loro storia d'amore è finita è poi stata donata alla città di Perth e oggi si trova nel parco Queen Gardens. Ironia del caso, anche il giardino di Perth resta chiuso di notte. Come avveniva nel film.

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