Sincero, per un artista è un po’ una rottura spiegare le sue canzoni ai giornalisti? “Potremmo stare a parlare di musica per ore. Spiegare le canzoni è difficile. Non perché non mi piaccia eh, ma perché è come se qualsiasi spiegazione andasse a sminuirne il senso e la potenza. Però parliamone, voglio sapere cosa ti è piaciuto, quale frase ti ha colpito, che senso gli hai dato, che immagine ti ha evocato a cui magari io non avevo nemmeno pensato…”. Dovessi rivelargli tutte le strofe delle canzoni che mi hanno colpito, non basterebbe un’intervista al telefono, inizierei un monologo e probabilmente gli farei fare tardi alla partenza per Sanremo, fra due giorni, un casino. Chiamo Bugo una manciata di ore prima che salga per la seconda volta sul palco dell’Ariston. Quest’anno parteciperà alla 71esima edizione di Sanremo, da solo, lo aveva già fatto l’anno scorso, accompagnato. La tiritera Bugo / Morgan / Dov’è Bugo / Le brutte intenzioni la maleducazione eccetera eccetera ce la ricordiamo tutti, e dopo 365 giorni di meme e video tormentoni ne abbiamo probabilmente anche abbastanza. Probabilmente anche lui, Cristian Bugatti sul passaporto. E a chi gli chiede ma scusa rifai Sanremo?! lui risponde E invece sì, letteralmente. Si chiama così la canzone con cui salirà sul palco. “C’è quella voglia di rivalsa che ci sta accomunando tutti. La voglia di poter tornare a vivere i nostri sogni il prima possibile, anche quelli che sembrano impossibili. Soprattutto quelli” dice della canzone in gara a Sanremo 71, che sarà contenuta nell’album Bugatti Cristian (etichetta Mescal, distribuito da Sony Music) in uscita il 5 marzo 2021, “una sorta di repack dello scorso disco Cristian Bugatti ma con la corona d’alloro che lo cinge”. Sono passati 20 anni da La prima gratta, il suo primo disco, e se avete conosciuto Bugo solo l’anno scorso “perché ha fatto Sanremo”, avete sbagliato quasi tutto negli ultimi 20 anni. Qui il link al suo Spotify per recuperare subito... Mentre leggete quello che ci ha detto.

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Courtesy Federico Sorrentino

Probabilmente la tua prima apparizione in tv è stata a Supersonic su Mtv quasi 20 anni fa. È stato più difficile salire su quel palco o su quello dell’Ariston?
Salire su un palco, qualsiasi esso sia, qualsiasi sia il numero di persone che ho davanti, per me è uguale. L’energia, lo spirito, la voglia con cui ci salgo è uguale. Io vado sul palco per fare la mia musica, nient’altro. Da quel giorno mi separano solo vent’anni. Poi, okay, non siamo più nel 2002, sono cambiate parecchie cose, ma forse sono ancora un selvaggio capellone che va in scena con la voglia di arrivare.

Hai imparato a suonare la chitarra durante il servizio militare, com’era Cristian prima di Bugo?
Una persona molto confusa. Ci avevo messo 7 anni a finire il liceo, ero indisciplinato, studiavo poco, pensavo di non essere portato per l’università, non sapevo cosa fare della mia vita. Così sono partito militare, ho iniziato a suonare, e la musica è entrata nella mia vita. Col tempo ho iniziato a pensare potesse diventare il mio strumento per realizzarmi veramente.

Qual è stata la prima canzone che hai imparato e che avresti continuato a suonare per un giorno intero?
Non ne ricordo una in particolare ma sicuramente qualcosa di Celentano, Vasco o i Beatles… Provavo, strimpellavo, per fare il rock n roll non c’è mica bisogno di fare lezioni di musica, una filosofia che ormai è andata persa. Pensi che John Lennon abbia preso lezioni?!

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Per me il tuo disco più bello è Nuovi rimedi per la miopia, è forse lì che per la prima volta hai parlato d’amore a cuore aperto?
Sì, è completamente dedicato al mio matrimonio. È molto diverso da quelli precedenti, tanto che lo stroncarono praticamente tutte le testate, ma questo non mi fermò. In Italia se fai un disco diverso da quello prima ti dicono che rinneghi il passato, ma non è così. Lo considero uno degli album più importanti della mia carriera, in cui ho voluto fortemente far capire che ero un artista completo e sfaccettato.

Scrivi d’amore con tutte le metafore, similitudini, figure retoriche possibili…
Sì, mia moglie non mi ha ancora picchiato ma non le ho mai detto “ti amo” e mai lo farò, e mai lo scriverò. Dai, ti amo nelle canzoni non si può sentire, mi fa ridere, I love you lo sa dire anche mia nonna, oppure i Beatles, ma quella è un’altra storia. Per me l’amore è una cosa più profonda, bisogna dimostrarlo anche scrivendo il perché si ama una persona. John Lennon scrisse un sacco di canzoni in cui ripeteva continuamente “Yoko, yoko, yoko…”, le mie non si collegano per forza alla mia vita privata, voglio siano messaggi in cui tutti possano rivedersi.

Ma tu cosa ascolti adesso?
Lo scopri se ascolti RadioBugo, la mia playlist su Spotify. Comunque di tutto, dagli Oasis ai Nirvana agli Shame e Egyptian Blue.

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Perché proprio Un’avventura di Battisti come cover per la serata dei duetti a Sanremo?
Volevo scegliere uno dei miei eroi e ho scelto Lucio. Poi ho pensato alla canzone, Un’avventura è l’unica che Battisti abbia mai suonato a Sanremo, quindi è un po’ un tributo sia a lui che al festival. E poi mi divertiva farla con i Pinguini Tattici Nucleari. Avranno sì 20 anni in meno di me ma sul palco le differenze d’età spariscono.

Gioco di parole: cosa pensi di chi pensa “un artista come Bugo non può andare a Sanremo”? Forse sono gli stessi, forse è lo stesso pregiudizio, di chi ha pensato lo stesso quando Manuel Agnelli è andato a X-Factor?
I miei fan non sono i fan paranoici di Agnelli o dei Marlene Kuntz. Ho sempre abituato chi mi seguiva a vivere la propria vita e lasciare gli altri vivere la loro. Ma se per 20 anni tiri su i tuoi fan a suon di retorica, dicendo che ti fa schifo la tv, che sei contro la cultura eccetera eccetera, e poi va in tv… Beh, è chiaro che i tuoi fan reagiscono male. Io parlo per me, voglio fare tutto quello che posso per far sentire e condividere la mia musica in giro, e la gente che mi ascolta lo sa bene.

E invece sì dice “Il superfluo è a volte più importante”, cos’è superfluo per te?
È una frase che non mi rispecchia molto, però suonava bene nella canzone. Io non so che farmene delle cose inutili, delle cose che si perdono, delle cose ormai andate. Sono uno che preferisce andare al sodo, nella vita e nella carriera. Nella canzone c’è una nuvola di incertezza iniziale che poi esplode in un click, in “sì” categorico, una sorta di consapevolezza, un desiderio di superare il superfluo e fregarsene del resto.

Parli, scrivi, canti un sacco di pazzia, perché?
Ahaha, non lo so. Per me la vita è una gran figata però è difficile, vivere sulla terra non è certo come vivere in paradiso. C’è un sacco di gente folle in giro, forse combatte così la solitudine, forse ha solo sentimenti negativi dentro, per questo il mondo è pieno di pazzi sui social network, presentatori spazzatura che si credono il padre eterno, persone che pare ci godano a essere pazzi o a metterti i bastoni fra le ruote. Ne cantavo in C’è crisi o in Me la Godo (Mentre il mondo va a rotoli e la gente vive di propoli, e devi prenotarti mesi prima per andare su Stromboli, e mentre sui giornali infuria una nuova polemica e la gente non si rilassa più nemmeno la domenica, e mentre la gente perde tempo a commentare…) ma alla fine dicevo che io preferivo godermela sta vita, guardare e andare sempre oltre, c’è crisi? fa niente, io voglio la parte sana della vita, io sono un pazzo sano. E ne canto anche oggi in E invece sì, che racconta che le cose impossibili si possono fare, i sogni si possono realizzare a 40 anni, come a 50 o 60 e oltre.

E nei tuoi sogni (cit.) cosa c’è?
Tutto e niente. Sono un uomo con i piedi per terra e la testa fra le nuvole.