"Questa crisi è una crisi delle donne". Il riassunto di Evelyn Regner, la presidente della FEMM, la Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere del Parlamento europeo dal 2019, è dolorosamente perfetto. All'incontro online sulla leadership delle donne nella lotta al Covid-19, l'eurodeputata fotografa in una frase ciò che la pandemia ha mostrato nel modo più evidente: la parità di genere in Europa esiste, ma in molti casi solo sulla carta. Tante leggi, tante parole, tanti propositi da mantenere con difficoltà per provare a cambiare un paradigma granitico. Ma a pagare i conti esorbitanti dell'emergenza sanitaria sono state le donne, è innegabile. In tutti i loro ruoli di lavoratrici, studentesse, madri, mogli, figlie, educatrici. Il 75% dei posti di lavoro rilevanti e in prima linea all'interno del sistema occupazionale europeo -infermiere, mediche, insegnanti, commesse nei negozi di prime necessità- era già appaltato alle donne; a pandemia iniziata, alla professionalità pubblica si è sommato l'incarico di cura della sfera privata. E il peso non si è distribuito equamente tra uomini e donne: in molti sistemi culturali, per una donna è naturale occuparsi dei figli, della famiglia e della casa, quasi più che della propria carriera professionale. Certi cliché sono ancora (purtroppo) il motore di politiche famigliari su piccola e larga scala, indipendentemente dal benessere economico, dagli stipendi dei componenti e dalla classe sociale.

La questione delle donne è una questione sovranazionale

Il Covid-19 ha fatto saltare il banco. Equilibri, salute mentale, posti di lavoro (con percentuali di perdita del 90% di occupazione femminile nei singoli paesi, quando non oltre come ha riportato l'ISTAT in Italia). E il peso per le donne è diventato insostenibile. "Questo care gap, divario nella cura, ha portato un maggiore carico mentale, sociale ed emotivo alle donne. E sta ostacolando le donne nella lotta per l'uguaglianza e il riconoscimento sociale, oltre ad essere un vantaggio per gli uomini che le donne non possono raggiungere" ha sottolineato Evelyn Regner. "La questione delle donne è una questione sovranazionale. Il gender pay gap è una realtà dura, le donne sono pagate il 14,1% in meno dei loro colleghi maschi, in linea di massima". Pure il futuro non appare promettente: i salari femminili ribassati rispetto a quelli maschili impattano sulle pensioni. Le donne in Europa non riescono a sostenere le spese della vita dopo essere uscite dal mondo del lavoro, ingrossando le statistiche della povertà femminile in età avanzata. "Per questo è essenziale che nei nostri sforzi per la ripartenza le donne siano ascoltate, capite e portate a bordo: significa sistematizzare le politiche di genere, usare almeno metà del budget esplicitamente per le donne, avere donne nei luoghi decisionali" ha evidenziato Regner, che con la commissione sui Women's Rights and Gender Equality sta lavorando proprio su questi punti. "La crisi ha dimostrato comunque che le donne sono forti, sono i leader forti del mondo, di impatto significativo per mitigare la pandemia. Dobbiamo andare verso una società più uguale e corretta: il gender sensitive approach è parte di questo, non solo il green deal.

Senza l’uguaglianza di genere il recovery economico e finanziario non sarà possibile.