C’è una donna in Afghanistan che sta facendo in modo che nessuna ragazza si tolga più la vita perché le è stato impedito di studiare, o di continuare a comporre poesie e scrivere romanzi, o che venga privata di qualsiasi altro cosa che le spetta perché lo dicono tutte le carte internazionali dei diritti. Si chiama Fawzia Koofi e in questo momento è una delle figure più impegnate nell’assicurarsi che le istituzioni democratiche e tutti i risultati ottenuti di recente per delle donne afghane non venga mai più compromesso da quegli accordi politici internazionali in cui spesso qualcuno decide che si possono sacrificare i diritti di una categoria come male minore, per la ragion di Stato. Come sappiamo bene, questo è già accaduto in quel paese. Quando nel 1992 è caduto il governo afghano fino a quel momento sostenuto dall’ormai finita Unione Sovietica, i talebani presero il potere in Afghanistan e per le donne iniziò un incubo. I talebani, che erano una forza politica costituita dagli studenti integralisti delle scuole coraniche, ricevano aiuti da paesi come l'Arabia Saudita e dal Pakistan, dove i diritti delle donne sono ancora molto distanti dalla correttezza. Ma la loro ascesa faceva comodo anche a paesi cosiddetti “occidentali”, e persino il New York Times ha dovuto ammettere che per qualche complicato groviglio diplomatico, anche gli Stati Uniti hanno finito per agevolare economicamente il regime. Fawzia Koofi vuole evitare che altre trappole che prendono al laccio i destini delle donne afgane vengano mai più tese. Ma chi è Fawzia Koofi?

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Attualmente, Fawzia Koofi è un’attivista dei diritti civili, eletta nel parlamento di Kabul e vicepresidente dell’Assemblea Nazionale Afgana. Ma la sua vita, nel 1975, è iniziata malissimo. Suo padre, poligamo ed esponente politico della provincia del Badakhshan, aveva sposato una nuova moglie più giovane convinto che questa avrebbe potuto dargli l’agognato figlio maschio che le altre sei non avevano avuto. Ma è ormai risaputo che il sesso del nascituro dipende principalmente dalla genetica paterna, per cui anche la nuova consorte ha dato alla luce una bambina che il padre, furioso, ha abbandonato al sole per lasciarla morire. La bambina non è morta, è stata recuperata dopo molte ore e la famiglia ha deciso di crescerla nonostante “lo sgarbo” che aveva causato alla sua famiglia. La piccola Fawzia ha avuto almeno la fortuna di essere nata prima del regime talebano per cui, quando è cresciuta, è riuscita a convincere i genitori a lasciarla andare a scuola, unica figlia ad aver richiesto e ottenuto questo “privilegio”. Quando Fawzia aveva 14 anni, suo padre è stato assassinato dai mujaheddin, i combattenti della resistenza islamica. Lei continua a studiare ed è riuscita ad approdare all’università. Al momento di scegliere la facoltà, era indecisa fra Medicina e Scienze politiche. Optò per la seconda, conseguì la laurea e anche un master in Business Administration.

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Il suo primo lavoro importante è stato come membro dell’Unicef, dove si occupava di sfollati e di donne e bambini emarginati. Nel 2002, per la stessa organizzazione, diventa la Responsabile della protezione dei minori. Ma quando nel 2001 è caduto il regime dei talebani, ha cominciato a dedicarsi in particolare al diritto allo studio delle bambine nel suo Paese lanciando una campagna chiamata Back to school, una frase che simboleggia la cancellazione dello stallo che i talebani avevano imposto alle ragazze. Quattro anni dopo si è candidata al Parlamento ed è stata eletta alla camera bassa dell'Assemblea nazionale afghana, ed è stata poi la prima donna a diventare Second Speaker, ossia vicepresidente del parlamento nella storia dell'Afghanistan. È stata rieletta ancora nel 2010 e poi eletta alla Camera Alta. Una volta preso posto nelle istituzioni, Koofi ha messo in atto tutte le strategie per portare le sue battaglie a un livello successivo. Se la difesa delle donne è per lei prioritaria, ha trovato modi per dimostrare che l'obiettivo doveva essere comune. Ha quindi spinto le politiche di miglioramento delle strade e dei trasporti, permettendo così alle ragazze, collateralmente, di raggiungere le scuole con più facilità e meno pericoli. Nel 2009, mentre il World Economic Forum la elegge Young Global Leader, Fawzi Koofi ha presentato un decreto contro la violenza sulle donne. Ma quando è arrivato in Parlamento ha trovato l'ostruzionismo dei conservatori, secondo i quali violerebbe i precetti dell'Islam. Nonostante ciò, la legge in forma di decreto viene attualmente applicata in tutto l'Afghanistan. Koofi ha anche trovato i fondi per far costruire scuole statali femminili, ha stabilito una commissione permanente contro la violenza sessuale, anche sui bambini, e si adopera per la condizione delle donne in carcere. Tutto questo, in un paese che per dieci anni ha subito un regime repressivo, ma che poggiava su un passato poco favorevole alle donne, le ha attirato parecchio odio e diversi attentati. L'ultimo, il 14 agosto del 2020 a Kabul, quando un commando di uomini armati le ha sparato perché è entrata a far parte della squadra di 21 rappresentati del governo afghano (di cui solo quattro sono donne) che stanno ancora trattando la pace con i talebani. In quell'occasione, Fawzia Koofi è stata colpita al braccio, anche stavolta la morte non è riuscita ad afferrarla. In tutto questo, Fawzia Koofi si è sposata. Il suo è stato un matrimonio combinato tra famiglie e si sarebbe ribellata se il marito scelto, Hamid, non le fosse piaciuto. Insieme hanno avuto due figlie, ma Hamid non era gradito al regime talebano. Arrestato più volte, in carcere ha contratto la tubercolosi che gli è stata fatale nel 2003. Fawzia non si è risposata, vive a Kabul con le figlie e porta avanti la sua missione anche per loro. I negoziati con i talebani sono ripresi la prima settimana di giugno 2021, dopo il lungo stop pandemico che ha fermato il mondo. Fawzia Koofi scriverà ancora molti capitoli nella storia delle donne afghane, che vale la pena di seguire in tempo reale.