Donne al Premio Strega, in questa 75esima edizione – vinta ieri sera da Emanuele Trevi con il romanzo Due vite (Neri Pozza, 187 i voti) – più che mai. Tre le finaliste che hanno conquistato tutto il parterre romano del Ninfeo di Valle Giulia c’erano Donatella Di Pietrantonio – arrivata seconda con Borgo Sud (Einaudi, 135 voti), Edith Bruck, arrivata terza con Il pane perduto (La Nave di Teseo, 123 voti), già vincitrice del Premio Strega Giovani e Giulia Caminito, quarta con L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani, 78 voti). Tre donne, tre stili diversi ma un intento comune: “invogliare alla lettura e alla vita, che va vissuta fino in fondo”, ci dice Donatella Di Pietrantonio, felicissima di essere arrivata sul podio. La scrittrice abruzzese indossava un abito nero a pieghe “comprato a Penne, il mio piccolo paese di 12mila abitanti dove c’è una qualità della vita e di prodotti che uno non si aspetta”, tiene a precisare dopo averci fatto vedere il suo portafortuna – “un Amorino in argento di Scanno” – e il palmo della sua mano dove ha volutamente scritto in nero 'DDL Zan'. “Per il poco che posso – ha aggiunto - vorrei unire la mia voce per evidenziare l’urgenza di questa legge, uscendo però da inutili tatticismi, equilibrismi e strumentalizzazioni che ne ritardano in maniera vergognosa la sua approvazione”.

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Giuseppe Fantasia

‘Scortata’ da Elisabetta Sgarbi e da Furio Colombo, è arrivata al Ninfeo – sembrando un’attrice di altri tempi - Edith Bruck, con un abito dai disegni orientali, “il primo che compro dopo tanti anni” – ci confida la scrittrice di origine ebraiche ungheresi, testimone diretta della Shoah insieme a tutta la sua famiglia (lei e sua sorella Judit sono tra i pochi superstiti tra i parenti deportati nei vari campi di concentramento). “Fui liberata nell’aprile del 1945 - ci racconta – e cercai il ritorno in Ungheria, ma a causa della guerra emigrai prima in Cecoslovacchia, poi in Israele e infine in Italia dove ho trovato la mia casa”. “Dietro di me avevo esistenze bruciate e davanti nuove macerie reali ed emotive con cui fare i conti”, aggiunge, ribadendo anche il grande piacere che ha provato e prova oggi, ogni volta che va in una scuola e incontra i ragazzi. “In me c’è un grande desiderio di tramandare finché vivrà il ricordo di quello che ho vissuto”.

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Giuseppe Fantasia

Elegante nella sua sobrietà anche Giulia Caminito in un abito di Elisabetta Franchi, nero come l’adolescenza vissuta da Gaia, la protagonista del suo romanzo con cui è arrivata terza al premio, una storia di formazione e deformazione – ci spiega – il ricordo di un’adolescenza divisa tra l’avere e il non avere in un posto ameno come Anguillara, con un lago che con le sue acque è un simbolo di qualcosa di sommerso e nascosto. Ultimo, ma non ultimo – anche perché è arrivato primo – Emanuele Trevi che quando siamo stati a Benevento all’annuncio della Cinquina, lo scorso giugno, ci aveva promesso “un look da favola”, su consiglio della collega e amica Elena Stancanelli. Al Ninfeo è arrivato con un completo sportivo blu abbinato a un paio di sneakers della Lidl bianche, gialle, rosse e blu, praticamente il modello più discusso e acquistato prima del lockdown. Ricorderemo questo dettaglio della serata Strega(ta) – non vi è alcun dubbio – ma anche il suo bel libro che racconta la storia dell’amicizia che ha avuto con Rocco Carbone e Pia Pera, una storia di sconfitte, euforie, litigi, perdite e gesti indimenticabili. Un libro capace di trasformare l’intimità e la malinconia in letteratura, rendendole universali per avvicinarle alle vite di tutti.

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