Fumio Kishida, o Fumiko Kishida a seconda della traslitterazione dai caratteri giapponesi, è il nuovo Primo Ministro del Giappone di un’annata che ne ha visti succedersi tre, dopo che il suo predecessore Yoshihide Suga ha dato le dimissioni poco dopo aver preso il posto di Shinzo Abe. E tre sono state anche le First Lady giapponesi, o le Signore del Primo Ministro, come vengono chiamate in Giappone. Quella nuova si chiama Yoko Kishida e a Pisa la ricordano perché durante il G7 di Lucca, nel 2017, si aggirava per la città con un corteo di dirigenti dell’ambasciata giapponese che l'hanno accompagnata a incontrare il sindaco e a visitare Piazza dei Miracoli. Fumio Kishida, 64 anni, già Ministro degli Affari Esteri di Abe, ha vinto sul filo di lana contro Taro Kono che tutti davano per vincitore sicuro perché, anche lui ex ministro, era diventato molto popolare durante la campagna di vaccinazione Covid. Ma soprattutto, era stato dato per spacciato da alcune testate asiatiche per una foto pubblicato alla fine di agosto su Twitter, un social dove è molto attivo, in cui era coinvolta sua moglie. Nel post incriminato si vedeva Kishida seduto a tavola in giacca e cravatta mentre sua moglie gli serviva un pasto in grembiule. Il candidato la ringraziava di aver viaggiato 800 km per raggiungerlo a Tokyo e dargli supporto preparando il suo piatto preferito, l'okonomiyaki, la frittata di frumento e altri ingredienti a scelta accompagnata da zenzero sottaceto. "È sempre super delizioso, ma oggi lo era così tanto che non lo dimenticherò per tutta la vita. Grazie", aveva scritto Kishida. La foto, giudicata anacronistica, aveva suscitato le ire delle associazioni che si battono per la parità di genere in Giappone. Nonostante il Paese del sol levante sia una fucina di tendenze, e possa vantare dal dopoguerra un’avanzatissima tecnologia e un’alta alfabetizzazione, mostra ancora molti aspetti tradizionalisti nei rapporti familiari che ripropongono il vecchio patriarcato in cui ci si aspetta che la donna svolga i ruoli di angelo del focolare. La polemica è scaturita anche da quello che in molti hanno percepito come un controsenso. Shinzo Abe, di cui Kishida è stato ministro, è uno dei leader giapponesi che ha speso più parole nel 2013 sulle questioni di genere e aveva annunciato di volere fare del Giappone un paese “in cui le donne possano risplendere”. Il suo governo si è adoperato per cercare di porre rimedio a uno dei tanti orrori della Seconda Guerra Mondiale, la deportazione forzata di ragazze dalla Corea per costringerle a prostituirsi gratuitamente con i soldati giapponesi, sotto l’eufemistica denominazione di “donne di conforto”. Nel 2016 è stato proprio Fumio Kishida, al tempo ministro degli Esteri, a esprimere profonde scuse da parte del Giappone all’omologo sudcoreano Yun Byung-se, e a destinare circa 100mila euro a testa alle donne ancora in vita che avevano subìto quel trattamento. Ma durante il mandato di Abe molte cose non sono andate per il verso giusto. È partita la rivolta del #kutoo, la petizione diretta al ministro del lavoro Takumi Nemoto, contro l’obbbligo per le donne di indossare i tacchi negli uffici, e il ministro ha risposto che non c’era niente di male nel rispettare delle regole di abbigliamento ormai consolidate. Nel 2018 è scoppiato lo scandalo dei risultati dei test universitari di ammissione alterati aggiungendo errori in quelli delle donne, per limitarne il numero negli atenei e indirizzarle verso la cura della famiglia. Inoltre, se sotto Shinzo Abe è aumentata l’occupazione femminile, è sceso molto il numero delle donne dirigenti, e questo vale anche in politica. Se ogni tanto qualche donna cerca di sfondare il soffitto di cristallo e raggiungerne i vertici, cosa riuscita persino in Tunisia, si ferma a un passo dalla vetta e poche riescono a cambiare le cose. La democratica Masako Mori, diventata nel 2012 Ministra per le misure di declino del tasso di natalità, uguaglianza di genere, tutela dei consumatori e sicurezza alimentare, aveva annunciato che avrebbe promosso i membri del suo staff maschile se avessero preso il congedo paterno. Ma la vergogna di essere derisi dai colleghi per aver cambiato un pannolino o dato il biberon al figlio, è stata così forte da rinunciare tutti all’incentivo. Le donne della famiglia imperiale, infine, quando sposano un commoner perdono il titolo, mentre se a farlo è un uomo lo conserva e fonda semplicemente un nuovo ramo della stirpe.

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Ora la First Lady giapponese è Yoko Kishida, che al tempo dell’incidente di Twitter non ha prodotto alcuna dichiarazione. Su di lei si sa poco, ma si saprà perché ha gli occhi puntati addosso anche se le mogli dei premier giapponesi non hanno la stessa esposizione di quelle americane o francesi. Una delle più presenti nelle cronache è stata proprio la moglie di Shinzo Abe, Akie Abe, perché era una socialite già nota prima che il marito diventasse primo ministro. Akie Matsuzaki, così si chiama alla nascita, è figlia dell'ex presidente della più grande azienda dolciaria del Giappone e nel 2017 ha fatto parlare di sé quando al G20 di Amburgo, a cui aveva accompagnato il marito, trovandosi a tavola seduta al fianco di Donald Trump ha finto di non capire l’inglese per non doverci conversare. Yoko Kishida, invece, è nata nel 1964 a Miyoshi City, nella prefettura di Yamanashi, figlia di un facoltoso immobiliarista ed ha conseguito una laurea alla Tokyo Women's Christian University, la sede giapponese di un ateneo britannico privato. Dopo la laurea, nel 1986 è stata assunta nella sede di Hiroshima della casa automobilistica Mazda. Pare che il suo capo, frequentatore attivo degli ambienti politici, abbia fatto da matchmaker fra lei e Fumio Kishida che faceva gavetta in politica. L’Omiai, la pratica del matchmaking in Giappone, consiste nel mettere in contatto una donna e un uomo in cui la conoscenza comune ha notato delle affinità, consigliando l’un l’altro di prendere in considerazione il matrimonio. È ancora oggi molto diffusa (circa il 6% dei matrimoni in Giappone sono ancora organizzati tramite Omiai) perché considerata un modo pratico e semplice per trovare l’anima gemella. Con loro, comunque, pare aver funzionato. Yuko Kishida, per ora, è nota solo per la foto incriminata su Twitter e per essere comparsa in un video su Instagram (visibile qui sopra) dove, con la mascherina, il candidato l’ha presentata insieme a uno dei loro tre figli, Shotaro, e ha raccontato del loro primo appuntamento a Hiroshima e di come la specialità culinaria della signora siano i piatti a base di carne e patate. Per ora, la preoccupazione principale in famiglia è quella di far conservare al primo ministro la sua carica, visti i precedenti recenti.