Il poeta americano James Russell Lowell diceva che solo i morti e gli stupidi non cambiano mai idea e Stephanie Grisham, l’ex consigliera di Donald Trump più famosa e fidata, ha deciso di farne il suo mantra e di dimostrarlo con un libro in cui si pente di aver “promosso la cultura dell’odio per conto del presidente”. Avevamo lasciato Stephanie Grisham nel 2019 quando l’ex presidente degli Usa allargava gli spazi riservati alle donne del suo staff per proteggersi dalle accuse di maschilismo e di molestie, e i giornalisti americani più scaltri le puntavano addosso i riflettori perché non credevano alla definizione “portavoce e responsabile della comunicazione” riportata sulla bio ufficiale Grisham, convinti che ricoprisse un ruolo molto più importante. Avevano ragione e lo ha confermato lei stessa in un’intervista bomba nel programma Good Morning America, andata in onda proprio mentre veniva reso noto che il nome dell’ex presidente è uscito per la prima volta dal 1995 dalla lista di Forbes delle 400 persone più ricche d’America. Riguardo al libro di Stephanie Grishman, Olivia Nuzzi di Intelligencer ha fatto notare con una battuta che, per l’editoria americana, Trump ha fatto in un anno più del migliore agente letterario, visto il numero di libri-rivelazione usciti su di lui, scritti dai suoi ex collaboratori. Eppure, quello dell'ex addetta stampa della Casa Bianca e capo di gabinetto della First Lady, che si intitola I'll Take Your Questions Now: What I Saw at the Trump White House (la prima è la frase con cui in conferenza stampa si indica il giornalista a cui si dà la parola), è considerato quello “definitivo”.

stephanie grisham con donald trumppinterest
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Stephanie Grisham con Donald Trump.


Grisham, dice Nuzzi di Intelligencer, “ha trascorso in una posizione di potere a stretto contatto con il presidente e la First Family più tempo di chiunque altro, fra tutti gli ex collaboratori che hanno deciso di rivelarne i retroscena”. Nelle sue memorie, infatti, l'ex addetta alla comunicazione della White House non ha raccontato solo la “beauty routine” del presidente fatta di make-up abbronzante (arancio), tagli di capelli fai-da-te (con grandi forbici), lacca per capelli e phon. Ha rivelato di aver sentito il suo ex boss, al G20 di Osaka del 2019, avvisare Vladimir Putin che avrebbe fatto il duro con lui "davanti alle telecamere" ma che poi avrebbero parlato meglio “in privato”. Dal canto suo, Putin conosceva così bene il suo omologo americano da aver portato con sé, in quell'occasione, una traduttrice molto attraente per distrarlo. Grisham racconta le imbarazzanti intrusioni di Trump nella vita privata delle collaboratrici, come quando una dei membri del suo staff gli ha presentato il fidanzato e lui gli ha chiesto com’era lei a letto. O quando a un’altra, dell'Arkansas, ha vietato di indossare abiti smanicati perché non gli piacevano le sue braccia. E poi ancora, che il soprannome segreto coniato dai membri qualificati dello staff per Ivanka Trump e suo marito Jared Kushner era “gli stagisti”. E di come, infine, quando è scoppiato lo scandalo di Stormy Daniels, l’unica cosa che preoccupava davvero il presidente fossero le allusioni della pornodiva sulla sua dotazione “sottodimensionata”, e di come avesse incaricato Grisham, in funzione di portavoce, di fare in modo che questo venisse smentito. Il libro, in uscita a novembre, conterrà molte altre curiosità. Ma al di là dei contorni divertenti che potrebbero determinarne il successo, Stephanie Grisham ci ha tenuto a dire alla fine dell'intervista, di essere "terrorizzata" all'idea che Donald Trump possa ripresentarsi alle elezioni nel 2024.