No, nemmeno questo articolo inizia con un titolo pieno di ottimismo. Ma, forse, proprio per questo, ci fa tornare a essere ottimisti, e a combattere ancora più forte. Questa è l’ennesima volta in cui leggerete la storia di una donna che ha dovuto farsi non in quattro ma in cinque per riuscire a avere tra le mani il lavoro dei suoi sogni, solo perché è nata donna. Questa è l’ennesima volta in cui leggerete la storia di una donna che vuole condividere la sua esperienza con altre donne, alzando la voce (nel suo caso, un quattro ottave, quindi non si scherza mica) per denunciare un sistema che se nemmeno il tempo e il progresso ha eroso, bisognerà romperlo a picconate, passo dopo passo. Questa è la storia di Silvia Nair, cantautrice, pianista e compositrice e una delle donne “che si contano sulle dita di una mano” a essere riuscita a farsi spazio come compositrice di musiche per film in Italia (e non solo). “È semplicemente lo specchio di una situazione più ampia, emblematica di una condizione professionale femminile che abbraccia tutti i settori lavorativi dove è sempre l’uomo a primeggiare, ad avere lo status quo da secoli, e questo è un deterrente per tante donne che si dissuadono dal voler accettare la sfida e magari ti convincono anche che farai una fatica immane per niente, che è meglio non provarci nemmeno”, racconta l’artista al secolo Silvia Viscardini, che di recente ha firmato la colonna sonora del film di Domenico Fortunato Bentornato papà, presentato in anteprima al Bif&st 2021 e attualmente in sala. “Sembra il titolo da tipica commediola all’italiana invece è un film da pugno nello stomaco. L’ho sentito mio per varie esperienze di vita che ho avuto in comune con i protagonisti, è anche stato difficile riguardare certe scene più e più volte… Dopo solo un mese di tempo, un vero record, la colonna sonora era pronta. È stata una sfida enorme”.

Come ci sei arrivata alla scrittura di colonne sonore per film?
Ci sono arrivata perché la voce e il pianoforte sono i miei strumenti di comunicazione. Ho cominciato a scrivere testi e comporre musiche per me, per le mie canzoni, i miei primi album, un processo naturale, spontaneo. Penso che le melodie che compongo evochino già di per sé storie, emozioni e immagini. Forse è anche per questo che nel 2018 la mia casa discografica mi ha proposto di pensare alla colonna sonora del docufilm Questo è mio fratello, è andata bene, ho visto che poteva essere una strada parallela al mio percorso da cantautrice e da lì non mi sono più fermata.

Come fai a capire se quella è la melodia giusta per una scena?
Succede se hai il dono di trovare la musica giusta per valorizzare delle immagini. A differenza di scrivere una canzone per se stessi, in cui racconti la tua visione delle cose al mondo esterno, se scrivi una colonna sonora metti la tua creatività e sensibilità a servizio di un regista e tutto il suo team, ci sono molti passaggi. devi interiorizzare la loro visione e capire che messaggio vogliono mandare al pubblico, qual è il loro modo di fare cinema. A volte capita che solo leggendo la sceneggiatura debba immaginarmi una colonna sonora, a volte invece a partire dal film completo e già montato. Provo a immergermi nella storia, a scavare nella psicologia del personaggi, a seguire l’evoluzione della storia anche attraverso la musica.

Ti definisci una voce importante, cosa significa?
Molto estesa, sono un quattro ottave di estensione, non da easy listening, non da tormentone pop mordi e fuggi, insomma. Il che mi permette di essere e fare molte cose, di spaziare territori musicali diversi, tanto che il mio ultimo album, Luci e ombre, uscito nel 2020, è una miscela di pop rock sinfonico, potente, esplosivo, poetico, dai testi introspettivi. Senti sia le influenze del mio background devoto al pop e rock inglesi, sia la mia formazione lirica e classica.

Quante luci e quante ombre ci sono nel music business italiano?
Posso dirti che sono più ombre che luci? Poi certo, dipende da caso a caso, da scelta a scelta ma… Ammettiamolo, il mondo del lavoro in Italia non supporta le donne in nessun settore, non è costruito per fare primeggiare, semmai tutto il contrario. E questo vale anche e soprattutto per l’industria musicale. Lo so che ho scelto una strada difficile, certo, so benissimo che in Italia un’artista donna è sempre vista come l’interprete do turno e mai come la cantautrice, la compositrice, siamo in pochissime! Tutte le altre, e ce ne sono tante, non riescono mai a emergere, rimangono sempre nella nicchia per volere di qualcun altro. Se ci pensi è come per il cinema, tantissime attrici e pochissime registe e produttrici di spicco. Per non parlare poi del mondo della composizione, è una strada tutta in salita, sbarrata a priori. Anche nell’immaginario collettivo, non esistono figure di compositori donne, sono solo maschi, da Mozart a Beethoven. Vuoi sapere una cosa tristemente divertente? Anche la moglie del grande compositore ottocentesco Robert Schumann era una virtuosa compositrice, eppure non lo sa nessuno, nemmeno suo marito la supportava.

Ma perché ci portiamo dietro questo fardello?
Perché i compositori stessi pensano che le donne non abbiano la forma mentis per fare questo mestiere, o che non siamo interessate a farlo davvero. I compositori sono maschi dalla notte dei tempi quindi perché cambiare? Questo è il concetto di fondo che serpeggia in questo mondo. Le stesse accademie di musica applicata alle immagini sono frequentate da pochissime ragazze, perché è lo stesso sistema che dissuade alla partecipazione, perché ti dicono che tanto sono tutti uomini, e anche se fai carriera la cosa migliore che ti può capitare è rimanere co-compositore, insomma che non firmerai mai una colonna sonora.

Se fai mente locale, quante donne ci saranno in Italia a fare questo mestiere?
Credo cinque, al massimo. Cerchiamo tutte di crearci un varco in un ambito difficile, dove serpeggiano retaggi culturali vecchissimi. In Italia come in tutto il mondo. Pensa che in tutta la storia degli Academy Awards, solo due donne hanno vinto un Oscar per la colonna sonora… In Italia nemmeno quello.

Banale ma necessaria, consigli per tutte le donne che vogliono intraprendere questo percorso?
Armatevi di tanta incoscienza e coraggio, amate molto la musica e soprattutto la composizione, studiate, preparatevi molto, perché ovviamente è un lavoro difficile per tutti ma soprattutto per le donne. Se non avete una casa discografica alle spalle, per entrare nel mondo del cinema vi servirà conoscere le persone giuste, frequentate le scuole, prendete i contatti, non abbiate paura.

Chi ha scritto le colonne sonore più emozionanti della tua vita?
Ennio Morricone e Hans Zimmer. Del grande genio di Morricone mi sono innamorata a 5 anni, quando ascoltai casualmente la colonna sonora di Giù la testa che i miei genitori stavano guardando in divano. Da quel momento in poi ho iniziato a appassionarmi alle sue melodie, ti fanno volare con la testa. Zimmer lo amo perché è epico, potente, enfatico, da Il Gladiatore a Il codice Da Vinci, nonostante sia impiantato in America, in lui senti quella cultura tedesca wagneriana che ti infuoca le emozioni.

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ph Fabrizio Fenucci
Silvia Nair