È dal 4 novembre 2020 che il ddl Zan è stato approvato dalla Camera e inviato al Senato per essere esaminato. Sono seguiti mesi di manifestazioni e mobilitazioni dell'opinione pubblica per arrivare alla calendarizzazione in Commissione Giustizia al Senato; poi l'intervento del Vaticano perché la legge violava il Concordato; l'arrivo di più di mille emendamenti da parte di Lega, Fratelli d'Italia e Italia Viva; in luglio lo stop estivo e la costante diffusione di fake news a partire dalla disinformazione stessa (effettiva o a scopo propagandistico) dei politici in aula. Oggi tutto questo percorso, nel bene e nel male, non conta più. Al Ddl Zan è stato definitivamente messo uno stop: il Senato ha affossato la possibilità dell'Italia di ottenere questa legge contro l’omolesbobitransfobia, la misoginia e l’abilismo e, nelle parole di Alessandro Zan: "È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà".

Il sentore che ci sarebbe stato un ennesimo duro colpo al Ddl si è fatto chiaro quando la presidente del Senato Casellati ha acconsentito alla richiesta di "non passaggio all’esame degli articoli" del Ddl Zan (la cosiddetta tagliola, un procedimento previsto dall'articolo 96 del regolamento del Senato che sostanzialmente è ostruzionismo) e ha definito "ammissibile" in base ai regolamenti e ai precedenti il voto segreto chiesto dai senatori Calderoli (Lega) e La Russa (FdI). Così, oggi 27 ottobre, il Senato ha votato anonimamente per decidere se proseguire con l'esame della legge articolo per articolo oppure porre fine alla discussione sul Ddl. Come potrete immaginare, la richiesta di stop è stata approvata con 154 voti a favore, 131 contrari e 2 astenuti.

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Il Ddl Zan è stato ancora una volta affossato, e adesso è ancora peggio perché è tutto da rifare. Nelle parole di Monica Cirinnà, del Pd, il testo del ddl Zan è morto: "Il regolamento dice che tra sei mesi se ne può presentare un altro diverso sullo stesso tema. Tutto lavoro buttato". È certo ormai che on vedremo una legge contro la discriminazione in base a genere e disabilità prima del 2022. Un obiettivo di civilizzazione mancata a causa di giochi di potere tra partiti, accordi mancati e, per dirlo in pochissime parole: l'incompetenza di grande parte della classe politica che mette i propri interessi davanti al benessere dei cittadini.

"Hanno vinto loro. E fuori dall’aula, nel resto del Paese, hanno vinto i violenti, i picchiatori, gli odiatori, tutti coloro che temevano di dover pagare un prezzo più alto per i propri crimini. Hanno vinto loro. Ha perso la civiltà" ha scritto l'avvocata Cathy La Torre su Instagram per commentare la notizia. Ma in realtà chi ha vinto? Perché una società violenta finisce sempre per ferire qualcuno. E davanti a questa realtà non basta essere indignati. Dovremmo essere arrabbiati, di quella rabbia che ti porta in piazza a manifestare. Quando la politica in aula non basta forse dovremmo essere noi, noi giovani e non più tanto giovani che ci sentiamo come se avessimo appena preso uno schiaffo in faccia, noi che dovremmo urlare il male che ci stanno facendo e non stare più zitti. Da qualche parte dovremo pur ripartire.

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