Il parrucchiere è meglio dello psicologo? Un anno fa, su queste pagine, una serie di interviste ad amiche e colleghe ha portato a un (dibattuto) articolo sulla mal sopportazione da parte di molte di noi per alcuni atteggiamenti dei parrucchieri, che rimangono, piaccia o meno, figure fondamentali per il nostro benessere psico-fisico. Il sacrosanto diritto di replica esige che ora si faccia il contrario (ma sempre con molta ironia!): abbiamo chiesto ai nostri hairstylist le categorie di clienti più difficili da gestire, per poi riconoscerci, con un certo senso di colpa, in alcune descrizioni... La psicologia delle clienti peggiori è tutta qui.

Quelle che: «fai tu»

«Non date il controllo al vostro parrucchiere, se poi non siete veramente pronte», racconta il primo. «Leggere nella mente ancora non lo sappiamo fare: cosa vuole dire “un taglio normale”? O, peggio ancora, “li voglio come l’altra volta”? Come posso ricordarmi dopo tanto tempo? Vedo almeno dieci clienti al giorno». La chiarezza di linguaggio sembra cruciale: «Spesso mi chiedono trattamenti di cui non si conosce il significato esatto, come shatush o balayage. Siamo qui apposta per spiegarvi! Una volta terminata l’operazione, è spesso tardi per rimediare».

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Spiegatevi bene con il vostro parrucchiere e, se necessario, mostrate delle foto sullo smartphone.

Le (fin troppo) esperte

«Saranno i tutorial su YouTube, o che so io, ma alcune clienti pensano di sapere tutto sui propri capelli. Per esempio, ne avevo una che sosteneva di essere bionda e che fosse sbagliata la mia palette delle tinte. In realtà era castana, ma non c’era verso di discuterne. E la colorimetria è una scienza!». Oppure: «Tante ti indicano ciocca per ciocca come tagliare o, addirittura, come phonarle. Ci metto tanta pazienza, ma tendenzialmente queste sedute non finiscono mai bene...».

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Il colore è anche questione di chimica: fidatevi delle conoscenze del parrucchiere.

Le bugiarde occasionali

«È tornata di martedì, dopo che le avevo fatto il colore sabato, dicendo che la tinta si era macchiata. In effetti, era decolorata in alcuni punti, e mi chiedevo: “Ma come ho fatto? Forse c’era troppa gente in salone, mi sono distratto?”. Dopo qualche domanda, in realtà, mi ha confessato di essersi “spennellata” a casa da sola perché si vedeva troppo scura. Sono arrivato alla conclusione che esistono mille motivi per cui le clienti non dicono la verità. Non vogliono confessare di aver fatto una cavolata con le tinte da casa oppure di averti “tradito” con un altro parrucchiere». «Della bugia poco importa», racconta un altro, «ma la questione del colore è tecnica, chimica: chiediamo sincerità per evitare tragedie! Questi capelli sono naturali? “Certo, ho fatto solo uno shampoo colorato”. Allora non sono naturali...».

Le innamorate (del parrucchiere)

«Nel caso di un hairstylist uomo, posso dire con certezza che nascono come delle infatuazioni: vieni adulato, ringraziato, qualsiasi cosa proponi è un’idea fantastica. Arrivano a chiedere il tuo parere su tutto, anche al di là dei capelli. Del tipo “Come te nessuno mai, sei un genio!”. Per carità, i complimenti fanno piacere, ma queste clienti non durano a lungo, dopo un anno o due spariscono nel nulla. La mia spiegazione? Be’, si sono innamorate di un altro». Il colpo di fulmine tricotico è in agguato dietro l’angolo.

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Avete una cotta per il vostro parrucchiere? In fondo può diventare davvero un grande amico!