Quando si cerca il suo nome su Google, la prima domanda che esce è: quanto vale Rooney Mara? Perché a Hollywood, si sa, tutto è quantificabile. Vale parecchio: a 33 anni vanta due importanti nomination agli Oscar e altrettante ai Golden Globe (Millennium - Uomini che odiano le donne, Carol con Cate Blanchett) e un premio come migliore attrice a Cannes (sempre per Carol), ma le sue quotazioni sono in ascesa ora che una maison del lusso francese, Givenchy, l’ha scelta come ambasciatrice della fragranza L’Interdit. Come direbbero gli americani, Rooney Mara si è messa nelle scarpe appartenute a Audrey Hepburn, prima testimonial del profumo più di mezzo secolo fa per l’amico Hubert de Givenchy.

Nel frattempo, a Parigi, un’altra donna ha lavorato per alzare le quotazioni della maison in questione. Quando tutti erano ancora lì a chiedersi “vediamo cosa farà dopo Riccardo Tisci”, in silenzio, Clare Waight Keller, prima direttrice creativa donna, ha centrato l’abito dell’anno senza che nessuno lo prevedesse: quello da sposa della neoduchessa Meghan Markle. Per il debutto di Rooney come testimonial, all’ultimo Met Gala, si sono presentate mano nella mano, gesto insolito e piuttosto dolce da vedere su un red carpet.

Clare Waight Keller e Rooney Marapinterest
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La stilista di Givenchy Clare Waight Keller e Rooney Mara.

È una presenza discreta, nella suite dell’hotel a New York dove la incontro, accoccolata sul divano, blusa bianca e pantaloni neri. Non viene riconosciuta per strada, racconta spesso nelle interviste, e infatti non ha l’aura appariscente di alcune colleghe, che attirano l’attenzione per deformazione professionale. È la prima volta per lei in questo ruolo e non si è ancora abituata: «Non saprei dire cosa preveda essere una musa per una maison, se è qualcosa che si fa con consapevolezza. Di sicuro è molto lusinghiero essere definita così, ma di certo non mi considero tale».

Rooney Marapinterest
Thomas Whiteside for Givenchy Parfums
Rooney Mara in un abito Givenchy.

Anche la mitica Audrey Hepburn non aveva pianificato di diventarlo quando, nel luglio del 1953, è andata a Parigi per presentarsi al giovane stilista Hubert de Givenchy e chiedere aiuto per il guardaroba del film che stava per girare, Sabrina. Hubert attendeva quindi l’appuntamento con “madame Hepburn”, e si aspettava di incontrare Katharine perché Audrey era ancora sconosciuta in Europa. In ballerine, pantaloni capri e paglietta da gondoliere veneziano, l’attrice lo ha sorpreso e conquistato all’istante: da quel momento è nata un’amicizia profonda e duratura. Per Sabrina Hubert ha poi prestato alcuni modelli già pronti, incluso l’abito del ballo sul campo da tennis con Humphrey Bogart, e da lì ne ha disegnati di nuovi per molti film a venire (su tutti Colazione da Tiffany).

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Lo stilista Hubert de Givenchy con Audrey Hepburn nel suo atelier.

E se L’Interdit è nato proprio come un regalo solo per Audrey Hepburn (pare infatti abbia risposto “je vous l’interdis”, ve lo proibisco, alla richiesta dell’amico Hubert di poterlo commercializzare), Rooney nella nuova campagna ne interpreta un lato più oscuro, quello che spinge a superare i propri limiti. È così audace anche nella vita? «Come tutti mi piace pensare di esserlo, ma in molte occasioni mi devo sforzare per trovare il coraggio, che considero la qualità più importante per raggiungere qualcosa nella vita». E parlando di profumi «non so perché, ma l’odore che ricordo meglio dall’infanzia è la crema solare, che infatti amo ancora annusare».

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Rooney Mara, migliore attrice al festival di Cannes per il suo ruolo in Carol di Todd Haynes.

Separate da 60 anni, ma la somiglianza fisica tra le due attrici c’è, minute e luminose, e anche quell’eleganza sobria. Oltre a L’Interdit, hanno in comune un cuore africano. Audrey, da ambasciatrice Unicef, ha visitato molti Paesi, in particolare la Somalia, per onorare l’aiuto che lei stessa aveva ricevuto da bambina, quando viveva nell’Olanda occupata dai nazisti. Rooney, laureata alla New York University in scienze politiche e management non profit, ha creato invece la Uweza Foundation a Kibera, il più grande slum di Nairobi: «Avevo passato del tempo lì come volontaria e, insieme alla mia amica Jen, avevo capito che moltissime ong erano corrotte o non portavano a termine ciò che promettevano. Ora Jen dirige Uweza e la comunità decide direttamente di cosa ha bisogno». Qual è la sfida maggiore nel gestire un’organizzazione del genere? «Chiedere soldi. Ci sono così tante persone che hanno bisogno di aiuto e moltissime cause importanti che è difficile chiedere di destinarli alla tua». Forse perché esistono dei trend anche nella filantropia? Per esempio ora l’ambiente è un tema molto forte, sia in termini mediatici sia di consapevolezza delle persone, le dico. «Penso di sì, ma per fortuna è così, perché il benessere del pianeta è alla base di tutto. Se non iniziamo a pensarci seriamente, nessuno di noi avrà più una casa dove vivere. E le lancette dell’orologio corrono».

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1991: lo stilista Hubert de Givenchy abbraccia e bacia Audrey Hepburn. Da quando si sono conosciuti sono rimasti grandi amici per tutta la vita.

Istinto naturale, quello di mettersi a disposizione degli altri che «non so da dove derivi. Non ce l’hanno tutti? Sono cresciuta in una grande famiglia irlandese e cattolica, con forti valori. Non mi considero religiosa, ma mi hanno insegnato che con i privilegi e il benessere arriva anche la responsabilità di creare consapevolezza attorno a certi temi». La big family in questione è una dinastia americana che ha fondato, e parzialmente ancora possiede, due importanti squadre di football. Rooney Mara è cresciuta vicino a New York con la sorella Kate Mara, che ha iniziato a recitare da ragazzina, e una mamma appassionata di musical e classici del cinema. Così per lei è stato naturale scegliere la stessa professione. «Ho sempre saputo che volevo diventare attrice, ma anche che volevo fosse un lavoro una volta diventata grande, per poter prima vivere la mia vita e fare esperienze. Non sentivo la pressione di dover iniziare subito». Infatti, dopo il diploma si è spostata in Sudamerica per qualche mese e, dopo la laurea, in Kenya a fare volontariato. Solo una volta tornata si è trasferita a Los Angeles, a vivere con la sorella Kate, per tentare qualche provino. Il primo ruolo di rilievo è stato in The Social Network, e proprio del regista David Fincher ci dice: «È il mio mentore, lo chiamo di continuo per avere qualche consiglio».

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Cate Blanchett e Rooney Mara, coprotagoniste del film Carol di Todd Haynes.

Non sappiamo se chieda consigli a Clare Waight Keller in ambito design visto che Rooney Mara ha appena fondato un proprio brand di moda vegana (come lei), con pezzi dal taglio minimal e molto raffinato: «Non è un piano B, diciamo che non lascio l’altro lavoro (ride). Non mi ero mai resa conto di quanto impegno ci fosse dietro questo mondo. Da quando qualche anno fa sono diventata vegana mi sono accorta delle poche scelte che avevo per non indossare pelle. Non usiamo neanche lana o seta, e produciamo tutto in California». Insieme alla sua socia e amica Sara Schloat hanno scelto il nome Hiraeth, parola gallese che significa «nostalgia o mancanza per una casa dove non puoi tornare o anche un luogo mitico, dove non siamo mai veramente stati», dice l’attrice. «È un sentimento comune, credo, e secondo me quello che manca oggi è la connessione con il mondo che ci circonda. Nel nostro caso, vogliamo che nasca con i materiali, con l’ambiente, con le persone che creano gli abiti».

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Rooney con il compagno, l’attore Joaquin Phoenix. Hanno recitato insieme in molti film (Her, Maria Maddalena, Don’t worry).

Sembra un bel team al femminile (anche la sorella Kate ha posato in alcune foto per il lancio da Barneys). Le chiedo se lega molto con le altre donne: «In generale sono un lupo solitario, ma ho molte amiche storiche, e sono affezionata a tutte le relazioni al femminile della mia vita». Chi sono le donne che ammira? «Mia madre, mia sorella, le mie nonne, la mia migliore amica, che è presente da quando avevamo tre anni. Sono forti e protettive verso i loro affetti e le loro famiglie». Di fidanzati vietato parlare, ma la sua relazione con l’attore Joaquin Phoenix è ormai nota (hanno recitato insieme in Her - Lei, Maria Maddalena e da ultimo in Don’t worry), così come la loro convivenza a Los Angeles. Hanno in comune la scelta vegana e una certa idiosincrasia per la chiassosa celebrità hollywoodiana. Una ragazza defilata e indipendente, come lo era Audrey Hepburn.

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Il flacone del nuovo L’Interdit di Givenchy omaggia quello del 1957, mentre il profumo cattura la femminilità di oggi, fatta di contrasti. Al cuore floreale (gelsomino, fiori d’arancio e tuberosa) segue la scia più “oscura” di vetiver e patchouli (da 63,50 euro).