La falcata di Grace Jones, la pelle brillante di Alek Wek, la sicurezza di Naomi Campbell. Scomodare una trinità del genere dà la misura di quella che non è solo un’eredità. La modella Adut Akech Bior è più della somma delle singole parti. È una ragazza del 1999, nata ai bordi di periferia del Sud Sudan del nuovo millennio, epoca e luoghi di fashion Africa che incarna fieramente con una grazia e un’eleganza senza eguali. Adut Akech ha 19 anni (ne compie 20 il 25 dicembre, e la metafora della figliola prodiga di una nuova moda più inclusiva diventa fortissima), una carriera fortemente voluta, l’impegno definito da quel sorriso con il diastema per cui veniva bullizzata da ragazzina. Una bellezza rara, potente, ancestrale. Come Maeva Giani Marshall con le lentiggini, come Tsunaina con il suo volto tibetano, come la conterranea Aweng Chuol, Adut Akech è la modella africana che si sta rendendo accessibile con la chiave della sua unicità. Donna copertina dell’ultimo numero di Allure, Adut Akech ha ricordato e punteggiato di commenti lo sboccio come modella e l’impronta della sua meravigliosa diversità.

instagramView full post on Instagram

Nelle labbra di Adut Akech c’è il potere di un intero continente. Nata in Sud Sudan, territorio martoriato ripetutamente da tensioni e guerre civili, Adut Akech Bior (il suo nome completo) ha vissuto i primi 8 anni della sua vita in un campo profughi nel vicino Kenya, assieme alla amatissima madre e ai suoi cinque fratelli, prima di trasferirsi in Australia, ad Adelaide, dove ha frequentato le scuole ed è cresciuta. Ma per quanto la durissima formazione nel campo profughi l’avesse resa in grado di apprezzare e valorizzare le piccole cose, Adut Akech non ha avuto una preadolescenza serena. “Ero bullizzata dalle ragazze più popolari della scuola per il colore della mia pelle, i miei capelli, la distanza tra i denti che ho imparato ad amare. Non dirò bugie, questo mi ha fatto sentire molto insicura. Poi è scattato il “chissenefrega” e mi sono ripetuta in continuazione che ero bella”. Non era l’unica ad aver notato la sua unicità meravigliosa. A 15 anni Adut Akech altezza 1.75, svettante di eleganza, ha firmato il suo primo contratto di agenzia e mano mano è arrivata sulle passerelle più importanti. Debutto assoluto tra le grandissime nel settembre 2017, quando ha sfilato per Saint Laurent con un contratto in esclusiva per tre anni. Ma un’ombra si stava stendendo sulla sua brillante carriera: parte della famiglia non accettava la scelta di fare la modella e cercava di rivalersi con critiche feroci sulla mamma di Adut Akech, nel tentativo di far smettere la ragazza di posare e sfilare. Sua madre si è opposta, l’ha incoraggiata a continuare. È lei il vero pilastro della determinazione di una modella per ideologica vocazione.

Perché Adut Akech non è una modella qualunque. Emana una forza elegante, attrattiva, orgogliosa. Seguire le gambe di Adut Akech in passerella è ipnotico, è in grado di dare sfumature di dolcezza assoluta ad un innata grazia. Eppure la sua esplosione di fama è arrivata quando le gambe sono state coperte, nella sfilata couture di Chanel Adut Akech ha vinto tutto. Un’intuizione power del rimpianto Karl Lagerfeld che l'ha vestita da sposa in bleu poudre per la passeggiata finale, scelta precisa e definita che ha incoronato la ragazza seconda modella nera a coprire l’agognato ruolo nella sfilata di Chanel (la prima, guarda caso, era stata proprio Alek Wek). Di recente Adut Akech ha sfilato anche per Valentino Couture, per Max Mara nel bold trio monocolore color-block, e per Calvin Klein disegnato da Raf Simons, poi Prada e Fendi per cui ha posato nelle campagne pubblicitarie. “Mi diverto tantissimo, è una gioia fare la modella. Per me non è un lavoro, mi rende proprio felice” ha raccontato ad Allure.

Una felicità che ha avuto le sue difficoltà, i suoi problemi. Lo ha ammesso pubblicamente, Adut Akech su Instagram quando ha parlato dei disturbi depressivi che ha affrontato. “Mi sentivo svuotata mentalmente, fisicamente, emotivamente e spiritualmente. Non so come faccio a essere qui oggi. Dopo che ne ho parlato, molte persone mi hanno scritto dicendo che avevo salvato loro la vita. Adesso tengo aperta questa porta, posso parlare di qualunque cosa”. Anche di hairshaming subito dai parrucchieri che le hanno rovinato i preziosi capelli afro non sapendo come acconciarli: "Ora non li faccio toccare con il calore da nessuno". Momenti impegnativi per chi è lanciatissima in una carriera tanto competitiva. Ma lei, Adut Akech, ha deciso di aprirsi con i numerosi followers per portare all’attenzione di tutti la sua umanità, prima che la sua intoccabile bellezza di modella. Perché sa cosa le garantisce di non essere tritata dal fashionbiz: “Anche se diventerò la modella più ricca del mondo, sarò sempre una rifugiata” raccontò a Business Of Fashion. Con quel suo sguardo profondo e deciso, Adut Akech è un simbolo consapevole della sua forza. E continuerà ad esserlo.