Altri ruoli. In una Milano che non è più da bere, Carla è la moglie di un uomo di successo - l’avvocato Umberto Ilario Borlone -inaspettatamente travolto dalla crisi. Un personaggio femminile caratterialmente solido, quello che Margherita Buy interpreta nel suo prossimo film in uscita (La gente che sta bene di Francesco Patierno con Claudio Bisio nei panni del marito, nelle sale all’inizio del 2014), un ruolo inedito, dopo tante figure femminili al limite della nevrosi.

Impossibile non chiederglielo: ha qualcosa a che fare con la maturità? «Ah, ci siamo, la solita storia che in ogni personaggio c’è qualcosa di noi, della nostra autobiografia. Ma no, guardi, al massimo ci sono frammenti, ombre, sfumature... Se proprio devo scegliere un ruolo per il quale ho sentito una certa sintonia, direi quello di Irene, in Viaggio da sola, l’ultimo film di Maria Sole Tognazzi: un’ispettrice che per valutare la qualità degli alberghi di lusso passa da un cinque stelle all’altro. Quel personaggio mi ha toccato: una donna sostanzialmente sola con le sue valigie, perennemente in movimento. Ecco, calarmi in quella parte non è stato difficile. Non è la mia storia, ma in fondo un po’ lo è: anche se ho una famiglia, una figlia, quando viaggio per lavoro anch’io mi sento un po’ così. Questa specie di solitudine che qualcuno camuffa con l’indipendenza, riguarda anche me. Sei sempre lontana da casa, costretta a metterti in gioco...

A proposito di cliché smentiti, quest’autunno lei è stata testimonial della campagna Nastro Rosa di Estée Lauder, che sensibilizza le donne sull’opportunità di fare controlli al seno. Nessuno se lo sarebbe aspettato dall’ipocondriaca Camilla di "Maledetto il giorno che ti ho incontrato"... È che ho parecchie amiche che stanno combattendo quella malattia. Ho detto sì alla campagna per loro, e un po’ per tutte noi. Perché noi donne siamo personaggi particolari, cerchiamo di scansare il problema, di rimuoverlo: ci dimentichiamo volentieri dei controlli un po’ per scaramanzia, un po’ perché non abbiamo tempo. Parlo di me, prima di tutto: ho un’indole pigra, tendo a rimandare le cose che mi ansieggiano. Ma ultimamente sono diventata più consapevole perché nessuno di noi è immune da certi problemi. Meglio non farsi prendere dal panico e darsi una mossa: una volta preso l’appuntamento, in un’oretta ti togli il pensiero. Quando cresci, per fortuna, finisce che ti occupi più degli altri che di te. E le tue ipocondrie passano in secondo piano. Da quando poi c’è Caterina (che oggi ha 12 anni) ho così tante cose da seguire - la scuola, la piscina, il dentista... Improvvisamente mi sono ritrovata nell’età di mezzo, presa tra la cura dei genitori e quella dei figli.

In tutto questo quanto tempo riesce a dedicare alla cura di se stessa? Ma, non tantissimo, perlomeno non quanto dovrei col lavoro che faccio. Certo, mentre una volta potevo permettermi di non preoccuparmene, ora cerco di essere più disciplinata. Purtroppo non ho preso da mia nonna, lei sì che era una signora perfettina... Io invece, lo ammetto, sono un po’ disordinata: a volte mi spalmo duecento chili di crema, altre volte sto giorni senza mettere nulla. È la costanza che mi manca, il gesto quotidiano. Anche mia figlia è già più attenta, femminile: appena può mi ruba i cosmetici, i trucchi. Per mettere in salvo i pochi davvero indispensabili le ho preparato una piccola sacca di cremine, matite e ombretti: così lei ha il suo kit. E io il mio.

La sua linea però resta invidiabile. Non ci dica che non fa nulla... Eppure è così: sono stata fortunata, da ragazza avevo un fisico da maschiaccio, e questo mi ha aiutato parecchio. Ultimamente cerco di fare jogging, ma anche in questo caso mi impigrisco: se fa troppo caldo o troppo freddo, rimando, mi dico che correrò domani.

A questo punto la domanda si impone: conta sulla chirurgia plastica, o appartiene al gruppo di quelle che dicono “no, giammai”? Ma no, perché? Mai dire mai. Non la ritengo una cosa da scartare a priori, non ho un giudizio morale in fatto di ritocchi. Semmai è il risultato della chirurgia, o il suo abuso, che mi spaventano: trovo che gli effetti siano spesso controproducenti dal punto di vista estetico. E dato che la chirurgia non è cosa piacevolissima da infliggersi, prima di decidere, bisogna pensarci bene. Io non ho mai fatto nulla semplicemente perché non ne ho il coraggio: non sono mica cosette da poco, ti scollano la faccia! Certe donne non si informano abbastanza sulle modalità, sui rischi...

(Che Margherita stia pensando alla prossima campagna?).