Se un alieno piombato sulla terra da Plutone dovesse chiedere delucidazioni sulla bellezza mediterranea, bisognerebbe portarlo subito a cena con Monica Bellucci, indiscusso simbolo del made in Italy nel mondo e antidoto contro la crisi d’immagine che il nostro paese sta attraversando in questi anni oltre confine.

Parafrasando Woody Allen, Monica sarebbe la risposta perfetta di Dio a Giobbe: «Faccio tante cose tremende ma ne so fare anche come questa, sai». E Giobbe avrebbe detto: «Ok, hai vinto». Passionale, dirompente, desiderata e sensuale, l’attrice 48enne è celebrata da Dolce & Gabbana Make Up con Monica Lipstick Collection, collezione di rossetti in edizione limitata disponibile nei negozi a partire da maggio. Quasi un ritorno a casa per l’attrice, che Domenico Dolce e Stefano Gabbana considerano come la proiezione in carne e ossa della griffe stessa: «Lei incarna il nostro Dna», dicono. «Rappresenta il lato più profondo e le radici stesse del marchio. Con il suo sguardo penetrante e le sue labbra carnose, esprime una femminilità attraente e sofisticata alla quale nessuno può resistere» (compreso chi sta scrivendo, ndr).

Incontriamo Monica Bellucci al Metropol, quartier generale degli stilisti, nel cuore di Milano. Alta, slanciata, la diva indossa un paio di jeans attillati, tacchi alti e una giacca nera dal taglio maschile. Sorride e arrossisce molto, soprattutto quando è costretta a parlare di sé: «Sono molto curiosa, ma dannatamente timida», ammette fissando un punto nel vuoto. «Sono due aspetti contrapposti con cui sono costretta a convivere da tempo. La curiosità ti predispone verso l’esterno, mentre la timidezza chiude tutti gli spazi».

Perché, secondo lei, è stata scelta una bellezza come la sua per questo makeup? Be’, forse questa domanda dovrebbe farla direttamente a Domenico e Stefano con cui ho una collaborazione ventennale. Amo profondamente il loro stile. Sono fra i pochi in grado di rendere una donna seducente ed elegante allo stesso tempo. Apprezzo questo loro continuo ispirarsi alla tradizione italiana, alla cultura e soprattutto al nostro cinema. Io stessa ho deciso di diventare attrice sognando le star degli anni 50 e 60. Basta osservare le immagini delle loro campagne pubblicitarie: c’è tutta la nostra iconografia. C’è la famiglia, la pasta, il sole. Mi sento molto in sintonia con questa poetica. Sono orgogliosa di essere italiana.

Cosa racconta di più la bellezza di una quarantenne rispetto a quella di una ventenne? È qualcosa che si nasconde dietro lo sguardo e che cambia con il passare del tempo. Il segreto sta tutto negli occhi. Quando la bellezza biologica della giovinezza se ne va, rimane il fascino del tuo viso che è unico e prezioso ed è il frutto del vissuto personale. Un ritorno a casa (nell’ultima pubblicità è ritratta in mezzo a una tipica famiglia italiana).

Cosa è oggi per lei la famiglia? Resta sempre l’elemento decisivo per la formazione di un individuo. Lo pensavo quando ero solo una figlia e lo confermo oggi che sono anche madre.

C’è differenza rispetto al passato? Tutto è molto cambiato: ieri c’erano le zie, i nonni e molti punti di riferimento. Oggi è più complicato: tante tate, tanti asili nido…

Di solito è la madre che insegna alle figlie il rito del trucco, che fa scoprire loro la propria femminilità: è lo stesso anche per lei? Sì. Deva ha sette anni, Leonie uno e mezzo. Da mamma ho sempre cercato di farle entrare in contatto con loro stesse. Dopo averle vestite, le metto davanti allo specchio perché abbiano coscienza di ciò che hanno addosso. Voglio che entrambe siano consapevoli della loro femminilità e dell’armonia che si crea fra corpo e abito. Non è mai capitato che siano uscite senza passare dallo specchio.

Una volta ha detto che la bellezza è una maschera: ne è ancora convinta? In realtà ho detto che “può” essere una maschera. Se sei un’attrice, la bellezza rischia di imprigionarti, perché ti impone continuamente standard classici e non ti permette di essere libera. Io invece adoro il tempo che passa perché mi piace vedere viso e corpo che cambiano.

Nel suo prossimo film "La stagione dei rinoceronti", del regista iraniano Bahman Ghobadi, interpreta il ruolo di una donna che attraversa oltre trent’anni di vita... È una pellicola a cui tengo molto, ho appena finito le riprese a Istanbul. Ci sono delle scene in cui ho 60 anni. Ma ho un trucco bellissimo, molto naturale. Ho scelto io stessa di lavorare sulle mie rughe accentuandole e rendendole ancora più evidenti. E ciò mi ha permesso di andare oltre quella maschera di cui parlavamo prima, che la bellezza a volte ti impone. Se avessi girato questo film a 20 anni forse non sarei stata così credibile.

Ho letto che suo marito, Vincent Cassel, è rimasto folgorato dal “senso di tragedia nascosto nel suo sguardo”: lei sente di avere una bellezza così drammatica? Sa come sono fatti i francesi. A loro piace fantasticare sugli italiani (ride). Si fanno un film in testa che poi è impossibile da cancellare… Comunque, sa che le dico? Odio parlare di me. È una cosa che mi imbarazza da morire. Si figuri che non sono mai andata nemmeno dallo psicologo pur di non essere al centro dell’attenzione. Preferisco lasciar parlare gli altri.

Ricevuto. Visto che è la donna che fa vendere più rossetti al mondo, ho deciso di confessarle un mio pensiero: una bocca rosso fuoco per molti è un’arma di seduzione, ma ci sono uomini che la considerano un freno. Per alcuni è eccessivamente aggressiva, per altri non invoglia il bacio: il rossetto ha questa natura un po’ ambigua? È indubbiamente un’analisi interessante. Non ci avevo mai pensato. In realtà, noi donne mettiamo un rossetto intenso solo quando stiamo bene e ci sentiamo invincibili. Forse è proprio questo stato di grazia, questa assoluta sicurezza che proviamo a creare un distacco fra noi e gli altri. Una bocca rossa è una provocazione. E quando provochi è perché in quel momento ti senti abbastanza forte da poter stare sotto i riflettori e sopportare lo sguardo degli uomini senza alcun problema. Sei talmente determinata da poter suscitare attenzioni ed essere pronta a gestirle. Guai a pensare però che questi momenti siano la normalità. Ci sono volte (e sono molte) in cui avresti soltanto voglia di metterti in un angolo e guardare il mondo da una posizione defilata, protetta.

In un periodo di crisi per il nostro paese, lei rappresenta il miglior export possibile: come vive la ripresa italiana? Ne sono orgogliosa. Anche se vivo da anni all’estero, io mi sento italiana al cento per cento. In Francia mi sono trasferita tardi. In Italia ho fatto tutte le scuole, sono cresciuta e mi sono formata. Il mio modo di vedere le cose, di concepire la vita, di parlare. E poi i miei gusti, l’amore per il cibo, il gesticolare è tipicamente made in Italy. Non voglio essere né francese, né di un altro paese: l’italianità è parte integrante della mia persona e senza questa mi sentirei perduta. E credo di rappresentare questo anche per gli stranieri.

Si è imposta come icona di stile in un ventennio dominato da modelle extra slim: ma come ha fatto? Non ho vissuto la mia differenza con le altre colleghe come un handicap. Mi piacciono le magre come quelle in carne. Ma una donna che porta con grande armonia le sue rotondità è qualcosa di speciale. L’altra sera, per esempio, ero fuori a cena e con me c’era una ragazza molto robusta. Sedere, seno, gambe: era tutto decisamente rotondo. Ma lei era così tranquilla e bella da essere dannatamente sexy. Sentivo che non avrebbe voluto essere un’altra.

Era molto sensuale anche senza rispettare i canoni decisi dal mercato? Proprio così. Sei sexy quando imponi il tuo modo di essere senza dare troppe attenzioni ai parametri fissati dalla società. Proprio come la mia amica.