Sono un illusionista. Così si definisce Jean-Claude Ellena, mago olfattivo e inventore di profumi per Hermès. L’occasione dell’incontro è la nascita di due nuove Cologne: Eau de Pamplemousse Rose e Eau de Gentiane Blanche, che si uniscono alla capostipite Eau d’Orange Verte. Il rendez-vous avviene nel suo “ufficio”. Niente di più lontano dai luoghi di lavoro cui siamo abituati. L’atelier ricorda l’architettura organica di Frank Lloyd Wright. Un cubo luminoso di pietra, immerso e mimetizzato in una pineta, con immense vetrate, dove tutto è predisposto per favorire e assecondare il pensiero creativo.

Siamo nei dintorni di Cabris, in Provenza. Ellena ha qualche goccia di sangue italiano (i nonni sono di Cuneo), ma è nato a Grasse. Terra di profumi. La sua “vera” casa, è poco lontano. Sessantenne dai modi charmant, ha una risata simpatica e rivela un carattere calmo, aperto e tenace. Ha lavorato a Parigi, a New York, creando più di cento fragranze, alcune delle quali dei veri bestseller. Dal 2004 è il naso esclusivo della Maison parigina. Marchio per il quale ha inventato quelle che lui definisce “window fragrances” (fragranze da vetrina) e altre più di nicchia.

La sua giornata è scandita in maniera rigorosa, la sua disciplina ferrea «è indispensabile, se non ce l’hai non produci nulla». Comincia alle 8.30: «La mattina è il mio momento preferito, quello più creativo. Nel resto della giornata mi dedico al lavoro tecnico, a perfezionare le formule che sono un work in progress. Se aspetti di avere l’ispirazione, puoi attendere a lungo. È quello che avviene anche con la scrittura: ci vuole tempo per trovare la parola giusta, bisogna continuare a esercitarsi e a lavorare. Una volta creata una formula il gioco è fatto. In un giorno annuso fino a dieci prove, non di più. Non si può procedere più velocemente. Naturalmente non tutte diventano profumi destinati al mercato. Difficile predire se la fragranza che ho creato sarà un successo. So quando sono riuscito a realizzare un prodotto tecnicamente perfetto, ma il giudizio finale spetta al pubblico. Non voglio piacere a tutti, preferisco sorprendere, cercare di non essere convenzionale: è lo spirito Hermès. Amo gli odori salati e amari, rispetto a quelli dolci e zuccherosi. Penso che utilizzare questi ultimi in profumeria sia un modo compiacente di sedurre le persone. Un approccio facile e pigro che non mi appartiene».

Ellena rivela uno spirito minimalista: le sue ultime creature della famiglia delle Cologne hanno una formula meno complessa rispetto a quella delle fragranze. «È un processo più fisico che intellettuale, al contrario di quello che è avvenuto, per esempio, nei Jardins o in Terre d’Hermès» (profumo maschile diventato un cult). Fino al secolo scorso il simbolo della freschezza era rappresentato dal limone o dal bergamotto. Adesso è cambiato il concetto di “clean”, ed è diventato il white musk. «Mettersi la colonia è un gesto edonistico, quasi egoista, un piacere che si fa per se stessi. Indossare un’eau de toilette invece rivela il desiderio di attrarre o sedurre qualcuno, oppure di comunicare».

Il suo laboratorio è una stanzetta con un tavolo e un display circolare, simile a una giostra con circa duecento fiale di odori naturali e sintetici. «Ogni naso ha la propria palette di essenze: io ne utilizzo circa 200, 60% chimiche, 40% naturali». Mentre parliamo Anne, la sua giovane assistente, pesa su una piccola bilancia le singole essenze dosate con il contagocce, seguendo, come promemoria, la formulazione delle nuove Cologne. Sembra Mago Merlino alle prese con una pozione.

Alle sue spalle un piccolo frigorifero per tenere i preziosi oli essenziali al riparo da luce e calore. Fragili, come il vino. È un’operazione che sembra più avere a che fare con la chimica e la matematica: si parla di formule, percentuali, numeri. «In realtà la quantità è meno importante della materia prima. È necessario trovare l’accordo giusto. Una volta trovata l’armonia, si può giocare con le dosi dei componenti, come quando si trova il colore giusto per un quadro. È un esercizio che non finisce mai. Il risultato è un’alchimia preziosa, una formula da racchiudere in cassaforte (infatti ne ha appena ordinata una). Non possiede un televisore «preferisco leggere e ascoltare la musica», ama dipingere acquerelli «per rilassarmi ed estraniarmi» (alcuni sono esposti nell’Atelier) e fare giardinaggio. «Mi sento un po’ sul confine della vita reale. Mi piace lavorare in silenzio, da solo, concentrarmi su quello che sto facendo. Qui c’è calma e quiete».

Mi congeda con un trucco da sapiente seduttore: champagne alla rosa. Intinge per un istante nella mia flûte una mouillette con una goccia di essenza di rosa turca e me ne regala un flaconcino dicendo: «Quando vai a casa ripeti l’esperimento con il tuo uomo». Sarà fatto, Jean-Claude.