Immaginate una storia curiosa: mentre in Kenya il governo decide di passare assorbenti gratuiti alle ragazze nelle scuole, negli Stati Uniti tutti gli oggetti di esclusivo uso femminile, identificati dal colore rosa, costano più di quelli degli uomini, il Viagra è detassato come un farmaco salvavita mentre assorbenti, tamponi, coppette mestruali come articoli di lusso. Assorbenti articoli di lusso? No, non è il prequel della serie tv The Handmaid’s Tale, non è uno scenario distopico: è il mondo reale in cui vivono le donne americane (che non stanno per diventare schiave, tranquilli). E intanto in Kenya, dove le ragazze hanno il menarca un po' prima che in Europa e America, il governo ha davvero iniziato a distribuire mensilmente nelle scuole assorbenti gratuiti a 4,2 milioni di adolescenti fertili. Se vi state chiedendo in che modo queste due informazioni debbano interessarci probabilmente non sapete che in Italia assorbenti e tamponi internisono tassati con l’Iva al 22%. Come i gioielli, o come un iPad. Evitare che il ciclo mestruale ci tinga gli abiti non è, in poche parole, necessario: è un lusso.

Viagra detassato, Tampax carissimo: negli Usa qualcosa non torna

Per chi non si fosse mai interessato all’Iva, aka Imposta sul Valore Aggiunto, è bene spiegare che è divisa in tre fasce principali, di cui una al 4% per i beni di prima necessità (come il pane), una al 10% per servizi relativi ad alberghi, ristoranti, lavori edilizi, e poi quella al 22% (che nel 2020 dovrebbe salire addirittura al 25%) per gli sfizi.

Qualche anno fa è partita in tutto il mondo la guerra contro la Pink Tax, il sovraprezzo che le aziende impongono sulla versione per donne di oggetti in vendita anche nella versione per uomini, come i rasoi. Qualcuna si è presa la briga di far notare che un rasoio da uomo, di colore prevalentemente blu o nero, e un rasoio da donna, quasi sempre rosa, non offrono nessuna differenza di prestazione. A distinguerli sono solo due fattori: il colore e il prezzo, più alto per quelli rosa. Considerato che in Italia il gender gap, la differenza di retribuzione fra uomini e donne a parità di qualifiche, si attesta su circa -10% per le donne, e che molti uomini lo giustificano dicendo che loro hanno più spese (offrire le cene alle fidanzate, pagare l’ingresso in discoteca che spesso è gratis per le donne) si rimane perplesse. La controversia non è ancora del tutto risolta, ma con un filino di boicottaggio si potrebbe risolvere. La Tampon Tax è invece una faccenda molto più sottile perché non dipende dalla furbizia del marketing, ma da chi fa le leggi.

Nessun complotto contro le donne, semplicemente una svista che si prolunga nel tempo a causa della prevalenza di figure maschili ai vertici dello Stato, e che si può paragonare a quella sulle scarpe con tacco alto: le hanno inventate due uomini, agli inizi del secolo scorso, e non avendole mai portate non hanno immaginato che facessero venire vesciche, mal di piedi e mal di schiena.

Se le donne vengono pagate meno, perché devono pagare di più ciò che è rosa?

O ancora: fino al 2008 nelle aziende automobilistiche, nei laboratori che studiano come minimizzare gli effetti degli incidenti stradali, si usavano solo test crash dummies dai 170 cm in su per 75 chili circa. Solo 120 anni dopo l’invenzione dell’auto qualcuno ha obiettato che ci salgono anche le donne, addirittura le guidano. Le squadre di ingegneri (maschi) non ci avevano riflettuto. Altro esempio: i cosiddetti pannoloni per anziani sono deducibili dalla dichiarazione dei redditi come le medicine: perché li usano anche gli uomini? La pillola anticoncezionale, invece, non è più mutuabile e quelle di ultima generazione, con minori effetti collaterali, costano sui 10 euro a confezione. Non sempre però, si tratta di disattenzione. Nel 2016 l’ex deputato Giuseppe Civati cercò di fare della Tampon Tax il suo cavallo di battaglia, con un testo di legge che portava gli assorbenti nella fascia del 4%. Non se ne fece nulla e Civati diventò oggetto di scherno sui social. Un sintomo deludente di come la cultura del nostro paese reputi che solo le donne debbano occuparsi di “questioni femminili”. In cui vengono erroneamente incluse tante faccende genitoriali come gli asili: perché i padri non se ne devono interessare?

Come funziona negli altri paesi? Tornando in Kenya il governo, su iniziativa di Safina Kwekwe Tsungu, sottosegretaria al Ministero dei Servizi Pubblici e Affari Giovanili, ha dovuto ammettere che 5 giorni al mese un milione di studentesse spariscono dalle scuole. Motivo? Non possono permettersi di comprare da sole i tamponi. Un handicap che compromette molte brillanti carriere scolastiche in un paese che ha capito di dover sfruttare ogni singola risorsa umana. E che non vuole vedere le sue studentesse aderire al movimento del Flusso Istintivo Libero per protesta. Circa 140 milioni di pezzi sono pronti per i prossimi quattro mesi. Anche in Francia gli assorbenti e i tamponi sono fortemente tassati, il 20%. A differenza dell’Italia, oltre alle polemiche ci sono state parecchie manifestazioni di piazza con esposizioni di fili del bucato su cui erano appese mutandine macchiate. Oggi però la LMDE, la mutuelle des étudiants eroga almeno alle giovani un rimborso sulla spesa, circa 25 euro l’anno. Il Regno Unito fornisce uno scenario ancora più inaspettato. Il termine Period Povertyindica il problema affrontato dalle ragazze che non possono permettersi di comprare nemmeno un pacchetto di assorbenti per il ciclo. Sono più di quanto si possa immaginare: una su dieci. Queste ragazze usano stracci ricavati da abiti dismessi per tamponare il flusso, un metodo che le costringe praticamente a stare in casa come le keniote.

Fare stracci dai vecchi vestiti è l'unico modo che tante donne hanno per gestire il flusso

In Scozia hanno preso il via dei programmi per fornire alle donne assorbenti gratuiti da ritirare in appositi presidi. In Irlanda esiste un’associazione, Homeless Period Poverty che, con profonda sensibilità, si è spinta ancora più in là: a immaginare come si senta una senzatetto, o una single disoccupata, molto spesso madre, a non sapere come mettere insieme il pranzo con la cena e poi, a un certo punto del mese, a dover inserire nel bilancio anche una confezione di assorbenti. Chi ha una vita normale non può nemmeno immaginarlo. Ma c’è una petizione in giro (su Change.org) per chiedere che in Italia tutto questo abbia fine. Proviamo a dare il buon esempio eliminando la Tampon Tax fra i primi in Europa. L'Africa ci sta battendo.