Mangiare vegano per rispettare gli animali: check. Mangiare vegano per scoprire sapori nuovi: check. Mangiare vegano per moda conclamata: ri-check. Seguire una dieta vegana per dimagrire: ma anche NO. Okay, il "veganesimo" è stato ampiamente sdoganato, nonostante qualche simpatico meme insista ancora sul “vegano stammi lontano”. Ma a scapito di tendenze, di super food, di credenze distorte sull’equazione vegano = sano (ormai superate), la verità è che il numero dei vegani in Italia è leggermente in calo rispetto agli altri anni, come ha riportato il rapporto Eurispes 2018. Aumentano i vegetariani, alcuni “di ritorno” proprio dal veganesimo. Si sceglie di includere formaggi, latticini e uova nelle proprie diete plant-based dopo aver sperimentato l’eliminazione di qualunque tipo di proteina animale. Perché si fa questa scelta, più comune di quanto si pensi? No, non perché resistere all'arrosto o alle polpette è impossibile: ci sono ricette vegane fantastiche che soddisfano sotto ogni aspetto. Eppure sono tanti i vegani pentiti, che dopo un periodo di ortodossia alimentare scelgono coscientemente di tornare onnivori. E il perché di queste scelte meno restrittive lo hanno spiegato in 6 motivi altrettante persone su MindBodyGreen.

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La dieta vegana fa ingrassare? Vero, in linea (opsss) generale: la dieta vegana espone maggiormente al rischio di prendere qualche chilo di troppo se non bilanciata correttamente. Semplificando molto, eliminare di colpo le proteine animali tende a far ripiegare sui carboidrati, con conseguenze catastrofiche sul nostro fisico. La dieta vegana fa male, quindi? No, ma deve essere molto ben calibrata a seconda delle esigenze. E non dimenticate le proteine vegetali.

La dieta vegana non sazia? A corollario, c’è anche questo: riempirsi di verdure oltremisura non sazia davvero e ci si riduce a mangiare più spesso per contenere la fame o il senso di stanchezza e debolezza. Che è uno degli effetti collaterali della dieta vegana da non sottovalutare, sempre legato al mancato bilanciamento delle proteine che espone il fisico ad uno stress notevole. Insomma, non si sta in piedi e per cercare di contenere il problema si mangia di più e più spesso.

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Dieta vegana = disturbo alimentare? Seguire un regime vegano può esporre al rischio di sviluppare un vero e proprio disturbo alimentare, come è successo a Kate di Philadelphia che, diventando vegana, ha aumentato la sua fissazione per il cibo sano. È una patologia riconosciuta che si chiama ortoressia e colpisce più facilmente di quanto si creda: la cura nella scelta degli alimenti, l'attenzione alla loro provenienza e alla loro bontà nella ricerca ossessiva del "sano" può diventare una malattia vera. Non è che mangiare vegano significhi automaticamente essere malati di cibo sano, ma in persone particolarmente "virtuose" può trasformarsi in eccesso.

Mangiare vegano fuori è impossibile? Anche la convivialità di una cena con gli amici può diventare un incubo se si segue una dieta vegana ortodossa, specialmente in città piccole o in paesi dove non è così facile trovare alternative alla classica pasta al pomodoro (senza parmigiano è vegana, pensateci), o alla pizza con le verdure senza mozzarella. Dopo un po’ diventa difficile trovare locali che possano soddisfare le esigenze di tutti. Chi è vegano tende ad autoescludersi pur di mangiare secondo il suo credo. E addio socialità.

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Essere vegani in viaggio = incubo? Per estensione di socialità anche mangiare vegan quando si viaggia in compagnia può diventare un problema, anche perché in alcuni paesi è proprio difficile far comprendere cosa significhi seguire una dieta senza proteine animali. Ritrovarsi a mangiare da soli in un bar mentre gli altri si godono un ristorante è decisamente poco gratificante. Di contro, non si può imporre la propria visione alimentare ad un gruppo nutrito di persone: si compromette ben altro che la propria salute.

Smettere di mangiare vegano per onestà intellettuale? L’esperienza di Lily di Los Angeles è stata più estrema: da attivista per i diritti degli animali e vegana convinta, di fronte al cancro della madre ha dovuto rivedere molte delle sue idee. “Il veganesimo mi serviva per dare corpo a certe questioni sulle quali non avevo riflettuto a lungo”, ha spiegato la ragazza, riferendosi alla sostenibilità ambientale di alcune produzioni industriali, ma anche al cibo come cura e nutriente per il corpo. Oggi Lily si dice onnivora, anche se principalmente consuma una dieta plant-based. Ma preferisce non definirsi vegana: “Ci sono troppe fissazioni sulle diete delle persone, c’è una pressione enorme nel dire che si mangiano solo verdure o si è vegani”. Darle torto è impossibile: la presunta superiorità morale di certi mangia-verdure è insopportabile anche per i più tolleranti. Che ognuno mangi quel che vuole. Nel rispetto, prima di tutto, di sé stesso.

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