Se purtroppo nella maggior parte dei Paesi del mondo gli assorbenti sono ancora beni di lusso, fortunatamente la salute in rosa ha una buona novella da celebrare. L'imprenditrice danese Ida Tin, ideatrice e CEO di Clue, nota app nata nel 2013 per il tracking del ciclo mestruale, nel 2015 ha parlato per la prima volta di FemTech, Female Technology, neologismo che si riferisce a tutte quelle app, quei prodotti e quei servizi che ruotano intorno al mondo della salute della donna. In realtà non si tratta solo di app, ma anche di dispositivi wearable e di gadget tecnologici con funzioni dedicate al benessere femminile e software che contribuiscono all'avanzamento della ricerca in questo campo medico. Una notizia che fa ben sperare se per esempio, come riporta Allure.com, secondo un recente sondaggio tra i Paesi sviluppati gli Stati Uniti hanno il tasso di mortalità materna più alto e alcune statistiche mostrano una carenza di leader femminili nella Silicon Valley.

Oltre a essere uno strumento in più al servizio delle ragazze e delle donne, sempre più consapevoli dell’importanza della prevenzione e della cura di sé, la FemTech infatti sarà un database preziosissimo per raccogliere e analizzare dati, per stilare statistiche e diagnosi più precise, per individuare con anticipo eventuali patologie e per migliorare prodotti e servizi. La rivoluzione FemTech, appena agli inizi, infatti, sta già cambiando la ricerca, la diagnosi medica e il modo in cui vengono gestite fertilità, sessualità e contraccezione. Qualche esempio? I tampax organici mutuabili Cora, il tiralatte leggero e super silenzioso di Naya Health, la star-up svizzera Ava che produce il "braccialetto della fertilità", Flex che ha dato alla luce un disco mestruale che prende il posto del tampax, Modern Fertility che accompagna le donne che vogliono avere una gravidanza o EVA che ha prodotto un reggiseno che capta i cambiamenti di temperatura del seno cosa che può indicare la comparsa di un tumore.

Secondo dati PitchBook lo scorso anno circa 400 milioni di dollari sono stati investiti da varie aziende nel sottore FemTech e circa un miliardo di dollari in totale dal 2015. "La verità è che la stragrande maggioranza degli investitori, anche nel settore sanitario, sono uomini", spiega ad allure.com Trish Costello, CEO e creatrice di Portfolia, un fondo d’investimento della la Silicon Valley che ha recentemente creato FemTech Fund che investe solo nelle start-up che riguardano la salute delle donne. "A volte sono semplicemente a disagio quando si parla di menopausa, parto e mestruazioni. Un giorno un collega mi disse che non voleva parlare di vagina ogni lunedì mattina in riunione". I toni stanno cambiando da quando gli investimenti nella FemTech stanno crescendo e l'attenzione alla salute delle donne sta diventando redditizia.