A poche ore dal volo che la riporterà verso l'India Emanuela trova il tempo per raccontarci la sua storia. L'intensità delle sue parole e la ricerca meticolosa di ogni aggettivo usato per aiutarci a capire cosa vuol dire sentirsi dire a 28 anni che hai un tumore al seno, cosa significa dovere affrontare la terapia e la paura poi di recidive, fanno venire i brividi e ci aprono gli occhi. Su cosa? Sull'importanza dell'autopalpazione, dei controlli periodici e della ricerca sul tumore al seno che sta facendo veramente passi da giganti. Ora Emanuela ha 43 anni. Molti anni fa ha lasciato il suo "vecchio lavoro" e ha deciso di cambiare vita. L'abbiamo incontrata a Milano alla presentazione di Breast Cancer Campaign 2019 organizzata da The Estée Lauder Companies Italia e Fondazione AIRC.

Ci parli della tua vita "dopo"... dopo avere sconfitto il tumore al seno?
Dopo avere vissuto un'esperienza come una malattia, e in questo caso un tumore, la vita inevitabilmente cambia. Dal momento in cui la incontri fino al momento in cui la vinci, vivi cose che ti mettono veramente in contatto con la vita. Tiri fuori prima di tutto il coraggio. Finché voli il coraggio pensi di averlo poi quando guardi giù e vedi che non c'è la rete allora il coraggio lo conosci. Sono diventata una donna più felice. Ogni giorno lo vivo con intensità e mi piace potere condividere la meraviglia della vita con chi mi sta accanto. Dopo anni di lavoro in una multinazionale americana, ho deciso di dedicarmi a chi aveva più bisogno. In questo modo ho restituito e sto restituendo tutto quello che mi è stato dato. Grazie alla mia lotta contro il tumore sono riuscita a dare un senso così speciale alla mia vita.

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Parli della lotta contro il tumore come di un'esperienza speciale. Cosa ti ha lasciato?
Dovere lottare per vivere non è facile soprattutto a 28 anni, quanto mi hanno diagnosticato la malattia. In quel periodo della mia vita pensavo che tutto fosse così perfetto e che avevo la spensieratezza di potere fare tutto. Invece mi sono trovata ad affrontare qualcosa più grande di me e ho iniziato subito a lottare, non potevo perdere tempo. Sono riuscita a toccare con mano il dolore e da questo dolore è nata la voglia di vivere intensamente. Ho capito che vita è preziosa e proprio la possibilità di perderla ne ha aumentato il valore.

Ti fu diagnosticato a 28 anni. Facevi già dei controlli o te ne accorgesti da sola?
A 28 anni onestamente non pensavo di fare dei controlli al seno. Mi sottoponevo a controlli di routine ma non specifici. Avevo un seno denso come tutte le donne giovani fino a che da sola mi sono accorta che qualcosa stava cambiando. Mi sono rivolta a un centro diagnostico per fare degli accertamenti. Il medico aveva sottovalutato la cosa dicendomi di tornare successivamente al controllo. Nei mesi successivi la massa aumentava e avvertivo dolore. Tornai così al controllo e il medico iniziò ad avere dei dubbi. Pertanto mi rivolsi all'Istituto dei tumori di Roma "IFO" dove, grazie a specialisti esperti, ho potuto affrontare la malattia nel miglior modo possibile.

Quali sono i passi che la ricerca ha fatto negli ultimi 15 anni?
Dal 2005, l'anno in cui ho affrontato la malattia sono stati fatti grandi passi e nuove scoperte nella ricerca di farmaci più efficaci verso i tumori. 15 anni fa si usavano chemioterapici ad ampio spettro, ma si iniziava a intravedere la possibilità di mirare direttamente a ogni tipo di tumore. Oggi finalmente, grazie alla ricerca, in diversi campi dell'oncologia, si riesce a individuare il farmaco più efficace per curare gran parte dei tumori. Io avevo un carcinoma mammario duttale infiltrante con una grossa componente infiammatoria e sono stata trattata con una chemioterapia che all'epoca era sperimentale. Oggi questo tipo di cura viene comunemente utilizzata ed è migliorata nella sua efficacia.

Come aiuteresti una donna che ha appena saputo di esserne colpita?
Prima di tutto consiglio di rivolgersi a un centro specializzato per la cura dei tumori. Le donne colpite da un tumore al seno, oltre alla paura della malattia vivono un senso di angoscia, di paura di perdere la vita ma soprattutto gli affetti. Pensano anche all'aspetto estetico: una donna mastectomizzata, per esempio, perde la sua integrità psico-fisica con ripercussioni sull'identità femminile. Un aiuto importante è quello di trasmettere positività. Dare la forza per affrontare un periodo difficile che è comunque temporaneo ed è fondamentale dare un messaggio di fiducia.