La storia del Hamam di Çemberlitas è seducente quanto la sua bellezza. Nato dal genio dall’architetto bizantino Sinan nel 1584, per volere della Sultana Nûr Bânû, meglio nota come Cecilia Baffo, è il secondo Hammam più antico in Turchia ancora in uso. Fra le pareti di calce e i rivestimenti interni in marmo, racchiude la storia dell’antichissimo rituale del bagno di vapore che da secoli caratterizza molti paesi, dal Nord Africa fino all’Asia Centrale.

Le origini e la nascita del primo bagno turco
La bellissima Nûr Bânû, nata Cecilia Baffo a Venezia come figlia illegittima di Niccolò Venier, signore dell’isola di Paro. Nel 1537 il corsaro Barbarossa, Khayr al-Dīn Barbarossa, ammiraglio dell’Impero Ottomano conquistò l’isola e prese in schiava Cecilia per portarla nell’harem del sultano di Costantinopoli. Dopo poco il sultano, Selim II, la scelse come favorita. Cecilia scelse il nuovo nome di Nûr Bânû, si convertì all’Islam e all’ombra del sultano condizionò molto la politica dell’impero. Nûr Bânû, femminista del sedicesimo secolo, fece costruire molte opere architettoniche per la popolazione, fra cui due Moschee e l’Hamam di Çemberlitas, luogo in cui le donne potevano fare le abluzioni necessarie per le funzioni religiose ed entrare in moschea in modo da potersi ritagliare uno spazio all’interno della vita sociale di allora, incentrata sulla moschea come luogo religioso, commerciale e culturale.

Il mio primo Hammam, il più antico e segreto
Il mio primo incontro con l’Hammam è avvenuto a Istanbul, proprio con l’Hamam di Çemberlitas. Ero l’unica donna del mio gruppo di viaggio e l’unica interessata a provare il famigerato bagno turco. Le mie informazioni a riguardo erano pressoché inesistenti. Ero partita da casa con costume sportivo e ciabatte e non sapevo se dovessi entrare nuda o in costume. Pochi minuti dopo essere entrata mi sono ritrovata dentro la sala centrale del bagno turco, coperta da un pezzo di tessuto bianco leggerissimo e avvolta nel vapore. La bellezza della stanza in cui mi trovavo aveva improvvisamente cancellato ogni traccia del mio imbarazzo. Sopra di me si stagliava una volta molto grande intarsiata da fessure a forma di stella, filtravano fasci di luce solare che fendevano il vapore e la penombra in cui mi trovavo. Un cielo stellato nel centro caotico e serpeggiante della città vecchia di Istanbul.

È uno dei ricordi più belli che ho

Tutto intorno a me marmo bianco. Di marmo le pareti, di marmo gli scalini posti lungo il perimetro della sala per sedersi con le spalle al muro, di marmo i piccoli lavandini con pomelli di ottone, di marmo il pavimento ma soprattutto il grande placo centrale semi rotondo, sotto cui si trovava la fornace. Ai lati della sala si aprivano piccoli corridoi diretti in altre stanze, tutte intorno alla sala centrale, come petali di un fiore, molto più piccole ma anche queste tutte di marmo bianco.

Nel frattempo una donna si era avvicinata a me e a gesti mi aveva fatto capire che il tessuto che tenevo stretto addosso non serviva a coprirmi ma a sdraiarmi sul disco di marmo rotondo, quello centrale sotto la volta stellata. E mi sono ritrovata nuda, distesa su una superficie umida, calda ma dal tatto freddo del marmo. Attingendo da una piccola ciotola di ottone mi ha spalmato su tutto il corpo un impasto di sapone e con un piccolo strofinaccio piegato a sacca mi ha cosparso di una quantità di schiuma sufficiente a rivestirmi. Era riuscita a fare tutta quella schiuma solo muovendo lo strofinaccio insaponato verso l’alto della stanza, con gesti ritmici e spaziosi, facendo entrare aria nelle trame del tessuto. Poco dopo venni condotta in una delle piccole stanze limitrofe e fatta sedere per terra, dopo di che si sedette anche lei, appena dietro le mie spalle. Eravamo decisamente troppo vicine e troppo nude perché potessi sentirmi a mio agio ma incredibilmente, come richiamata dai sensi avvolti in quell’atmosfera incantata, mi lasciai andare e mi abbandonai alle sue mani che si prendevano cura di insaponarmi i capelli e risciacquarli versandomi acqua fredda da piccole bacinelle. Non so descrivere quella sensazione. Ero completamente fuori dalla mia comfort zone eppure ero così rilassata e grata di essere in quel preciso momento in quel determinato posto.

Di essere nelle mani di una sconosciuta che si prendeva cura del mio corpo in una cornice antica

Racconto di una tradizione così delicata nel mondo arabo
La tradizione dell’Hammam, che in arabo significa acqua calda, è tuttora molto in uso in tutto il Maghreb, specialmente Marocco e Tunisia. Si possono trovare dei minuscoli Hammam, ricavati nelle tortuosità architettoniche delle Casbah - le antiche case fortezza - o in stanze create ad hoc all’interno dei Riad - le più lussuose residenze cittadine anch’esse piuttosto antiche - ma i caratteri fondamentali sono gli stessi. Spazi chiusi, senza fessure o finestre, molto vapore, una bocca di acqua corrente fredda e sapone nero a profusione. È il sapone nero la vera star del’Hammam, nel rituale di bellezza e purificazione ha un ruolo imprescindibile. Si presenta sotto forma di pasta scura dal colore marrone verdastro e dalle venature ambrate. A dispetto dell’apparenza il Beldi è un sapone molto nobile, ricco di nutrimenti e vitamina E. Deriva dalle olive nere e dalla potassa, che nella ricetta tradizionale è fatta con cenere delle bucce di platano e dei baccelli di cacao. Si racconta che il Beldi sia stato creato dalle donne di Essaouira, la bellissima città portuale marocchina sulla costa atlantica, come variante del sapone di Aleppo arrivato attraverso le rotte commerciali e modificato per essere usato all’Hammam.

A differenza di quello usato nel bagno turco, il sapone nero produce poca schiuma. Si utilizza distribuendolo sulla pelle del corpo con il guanto Kessa, che ne amplifica l’azione esfoliante sulla pelle, i cui pori sono dilatati dal calore del vapore, lasciandolo in posa qualche istante e poi sciacquando. Ha un odore inconfondibile, molto forte rispetto ai saponi a cui siamo abituati e va spalmato, non strofinato, come se fosse un fango, è preferibile comprarlo biologico, visto il ruolo fondamentale dei suoi ingredienti naturali. In aggiunta, per uscire dall’Hammam come delle principesse, si può spalmare sul viso uno strato di argilla bianca mescolata ad acqua di rose, entrambe tipiche del territorio del Maghreb, o una pasta fatta di alghe verdi dell’atlantico o del mediterraneo lasciando in posa non più di 10 minuti.

Evoluzione da culto antico a bene comune // Gli Hammam popolari
Oltre all’Hammam di Istanbul, ho provato altri Hammam di “lusso” o turistici e alcune bellissime spa cesellate di maioliche dai colori inconfondibili, da archi a punta e lampade di metallo e vetro colorato: negli Hammam non ci sono solo turisti ma anche locals di classi medie che hanno voglia di rigenerarsi con qualche comfort. Il costo varia dalle 10 ai 50 euro. Nonostante lo splendore di questi luoghi più lussuosi, la vera fortuna l’ho avuta quando ho scoperto l’Hammam popolare, la cui entrata costa fra i 20 e i 60 centesimi di euro e con una spesa di 5 euro si può aggiungere un massaggio. Attenzione pero, perché il massaggio non è quello rilassante che fa pressione sui muscoli del corpo e fa rilasciare endorfine ma un energico massaggio esfoliante, fatto di sapone nero e vigorosi sfregamenti con la Kessa eseguiti da donne mentre si è distesi sul pavimento, non ci sono palchi di marmo su cui distendersi e non c’è neanche molto spazio sulla superficie striminzita del telo di plastica prima di incontrare con la mano o con un piede un altro corpo. Solitamente negli Hammam popolari si va per diverse ore, se non per tutta la giornata. In questi luoghi le donne si ritrovano, fanno il bucato, si lavano, si radono, mangiano arance e lavano i bambini. Non tutte le famiglie nelle zone rurali hanno accesso all’acqua corrente e l’Hammam riveste un ruolo igienico molto importante. Ho sempre trovato Hammam popolari pieni, con molte donne, ragazze e bambini che indossavano solo le mutande o senza niente. Le donne rimangono sedute su secchi capovolti, piccoli sgabelli o in alternativa su pezzi di tovaglie cerate. E così ho fatto io per ben tre volte, che ho sempre chiesto un massaggio senza però mai avere l’attrezzatura adatta, trovandomi a usare quella di altre. In questi Hammam non esiste una massaggiatrice ufficiale. È la signora addetta allo spogliatoio che individua fra le clienti una che accetterà di passarmi la Kessa prendendosi parte dei soldi del mio biglietto di entrata. Certe volte hanno usato il loro sapone perché il mio, nonostante l’avessi appena comprato veniva snobbato con una risatina e fatto passare di mano in mano per sbeffeggiare i miei sforzi di fare la turista esperta. In altre occasioni invece, un bambino è stato spedito al negozio appena fuori l’Hammam a comprare un centesimo di sapone e un guanto, decurtandolo dalla mia tariffa dell’entrata, che come ho poi capito non è una tariffa fissa ma una sorta di prezzo elastico al cui interno si fa rientrare un po’ tutto.

Come riconoscere un vero Hammam // Storia di un'architettura
Gli Hammam popolari sono composti da 3, massimo 4 stanze piene di vapore e una sorta di spogliatoio pieno di panche dove si lascia il cambio pulito. In ogni stanza di vapore (di diversa temperatura) si trova una fontanella di acqua fredda e una di acqua calda con cui si riempiono i secchi che poi verranno usati per sciacquarsi dopo il sapone nero. Il fascino di questi luoghi, solitamente posizionati accanto alla moschea di zona, sta nella funzione sociale che ricoprono. In queste stanze ci sono solo donne, che si ritrovano una accanto all’altra seminude, mentre si fanno belle e si prendono cura dei propri corpi, lontane dalle società maschilista in cui fanno molta fatica a emergere.

Nell’Hammam non puoi nascondere niente, niente segni del corpo, edemi, tatuaggi o gravidanze.

Le debolezze, gelosie e bellezze naturali vengono rivelate unendo le clienti in un’allure di segreto che non uscirà da quelle stanze. Nelle piccole stanze prendono piede i giochi di potere fra suocera e nuora, fra mogli dello stesso marito o rivali in affari. Si stringono patti, magari alleanze al profumo di sapone nero, e si gettano le basi per i rapporti della vita quotidiana. Nel bene e nel male l’Hammam, nei paesi in cui la società è ancora molto patriarcale o nelle zone rurali, è uno spazio riservato alla figura femminile, nascosta dietro i muri di casa per gran parte della giornata.

Sono sempre stata ben voluta negli Hammam, anche se molto osservata. Nonostante non capisca né l’arabo né il berbero posso dire di aver destato molti chiacchiericci nelle scarne stanze. Chiaramente un’intrusa, con pelle bianchissima e arrossata dagli sfregamenti della Kessa e con i capelli molto chiari, mi sono sempre sentita una di loro, una cliente come un’altra. Certe volte sono stata delle ore con delle donne che mi spostavano da un posto all’altro tirandomi per un braccio, senza che io capissi cosa fare o da che parte girarmi, senza che io captassi una sola parola, ma è stato tutto estremamente divertente e molto romantico. Sì, romantico perché ci siamo ritrovate tutte in déshabillé, spesso troppo vicine, senza capirci, ma con un pizzico di consapevolezza di cooperare per tenere in vita una delle tradizioni femminili più belle che ancora esistono, in cui si evince un senso di unità di genere, di comunione femminile.

Intorno a me vedevo volti e corpi di donna con fattezze molto diverse ma mi sentivo così immersa nel vapore, nell’eco che risuonava nelle stanze delle parole in arabo e sopraffatta dall’operosità di tutte queste donne che mi sembra di vedere un alveare unito, attivo e niente affatto soggiogato.

Il rituale di bellezza dell'Hammam // Quante volte, prodotti, tips
All’Hammam si va indicativamente una volta la settimana, si porta il bucato, due secchi, sapone nero, guanto e pettine. È una piccola istituzione di zona, se ne trova uno in ogni quartiere e nell’Hammam le donne si conoscono tutte, sono parenti, amiche, vicine di casa. In questo ambiente umido e caldo da togliere il fiato si prendono cura una dell’altra. Ho visto più volte donne anziane chiedere alle ragazze giovani di passargli la Kessa su tutto il corpo o donne lavare vari bambini in fila laterale appoggiati alla parete. Fra la posa del sapone nero e il risciacquo, alcune donne fanno il bucato usando i secchi per insaponare e risciacquare senza usare acqua corrente. Una volta dopo la Kessa, mi hanno passato mezzo limone sulla pelle di tutto il corpo, insistendo sui talloni e sui gomiti.

Se si vuole provare questi rituali a casa si possono acquistare il guanto e il sapone nero con facilità e con poca spesa. L’importante è creare nel proprio bagno un’atmosfera colma di vapore. È importante avere sotto mano acqua fresca per evitare giramenti di testa. Già dopo 10 minuti di immersione in questa micro atmosfera si può passare la Kessa con il sapone nero e strofinare forte. L’efficacia dell’effetto esfoliante dall’apertura dei pori. Ricordatevi di bagnarvi ogni tanto con acqua fredda per rinvigorire il corpo e la mente. Consiglio vivamente il limone sul corpo, perché ha un odore tonificante della mente e incredibili proprietà ammorbidenti sull’epidermide.

L’argilla bianca è molto delicata ed ha mille usi. Cura le dermatiti e la psoriasi, la si può impastare con acqua e lasciare sulle zone colpite. Oppure mescolata con acqua di rose crea una maschera viso per pelli grasse e un po’ gonfie. Si può utilizzare anche come impacco sulle caviglie quando si hanno le gambe molto pesanti e un po’ gonfie, come spesso succede d’estate. In alternativa potete concedervi una visita a dei veri Hammam, ce ne sono pochissimi, ma nelle città più grandi qualcosa si trova. A Milano ad esempio c’è l’elegante Hammam della Rosa, che prende nome da un famoso Hammam di Marrakech. Diffidate dalle terme, solitamente il rito dell’Hammam viene riproposto come variante della sauna norvegese.