Moderazione nella festa e premessa obbligatoria: l'abbassamento dell'IVA sugli assorbenti in Italia per ora è solo una proposta. Tradotto: stiamo calmi, saltello sul posto e celebrazioni rimandate. Conforta però che sia almeno scritto in maniera incontrovertibile: il governo italiano si impegna a discutere dell'imposta che ad oggi grava tamponi, assorbenti &Co con la stessa aliquota dei prodotti di lusso, il 22%, nella prossima legge di bilancio. Nel documento programmatico di bilancio presentato in Consiglio dei Ministri il 19 ottobre 2021, il primo punto dedicato al Fisco segna un nuovo, piccolo e decisivo passo avanti nel costo del ciclo mestruale in Italia: "Si prevede un primo intervento di riduzione degli oneri fiscali; il rinvio al 2023 della plastic tax e della sugar tax; il taglio dal 22% al 10% dell’Iva su prodotti assorbenti per l’igiene femminile. Si stanziano risorse per contenere gli oneri energetici nel 2022". Non è una riduzione corposa come si aspettavano i movimenti che nel corso degli anni hanno portato la tampon tax all'attenzione delle istituzioni a livello internazionale. In tanti paesi, come Regno Unito e Canada, sono state eliminate le aliquote su tutti i prodotti assorbenti per l'igiene femminile inclusi tamponi e coppette, mentre in Francia e Germania si è optato per le tassazioni più basse, rispettivamente al 4 e al 5,5%. La asciutta dichiarazione di Palazzo Chigi non è tantomeno una manovra rivoluzionaria come la lotta alla period poverty operata in Nuova Zelanda, Scozia e Kenya, dove gli assorbenti gratis per tutte sono diventati la norma. Insomma, è una vittoria parziale contro una tassa ingiusta. Per Elena Caneva, responsabile del centro studi WeWorld che si è occupato di stimare anche quanto costerà allo stato l'abbassamento dell'IVA sugli assorbenti e ha lanciato la campagna #FermalaTampontax per chiedere di portare l'aliquota al 5% una volta per tutte, la battaglia è ancora in corso. Ed è ovviamente di natura economica: "L'anno scorso il MEF ha rivisto le stime valutando in 90 milioni la copertura per abbassare l'IVA dal 22 al 10%. In realtà, secondo i nostri calcoli, a seguito dell’indagine realizzata da Nielsen basterebbero 47 milioni per abbassare l'IVA al 10% e 67 milioni per abbassarla al 5%". In Italia, come spesso è accaduto, la storia procede a strappi progressivi, soprattutto quando si parla della salute femminile. Nel 2019, con un emendamento al decreto fiscale prima respinto poi accettato e politicamente molto dibattuto, l'IVA era stata portata al 5% sulle coppette mestruali e gli assorbenti compostabili. Una sottocategoria di prodotti già di per sé più costosi e complicati da reperire nei normali negozi della grande distribuzione, di fatto non un grande guadagno né per le donne né per lo Stato. Questa nuova decisione ha un che di più decisivo: i prodotti più comuni e utilizzati nel quotidiano dalle donne potranno subire il gioioso, abbondante dimezzamento dell'aliquota fiscale, con un risparmio notevole per le tasche di tutte le persone con il ciclo. Qualora venisse effettivamente inserito nella legge di bilancio 2022, chiaro. Per ora è il primo punto programmatico e sicuramente scatenerà le aule di Camera e Senato al momento della discussione. Ma è un passo, è innegabile.