Quella di sentirsi soli, sospesi nel vuoto e che ci siano nascosti dei mostri o dei pericoli sono le tre principali cause della paura che i bambini dai due ai sei anni provano al buio. Questa è, infatti, la fase di età più colpita dalla paura del buio. In realtà secondo un sondaggio di YouGov realizzato su 2mila adulti, come riporta l'Independent, il 40% degli intervistati ha paura di camminare al buio in casa propria e un ulteriore 10% ha confessato che per questo motivo evita di andare in bagno di notte.

La paura del buio o nictofobia è un disturbo fobico - una manifestazione del disturbo d'ansia di separazione secondo Freud - che NON nasce con noi perché quando veniamo alla luce siamo abituati all'oscurità del grembo materno. Nel terzo trimestre di gravidanza, infatti, il feto apre e chiude gli occhi. Intorno all'età di due anni, quando il bambino è in piena fase esplorativa, iniziano a svilupparsi in lui delle paure per tre motivi - ascoltando le paure di altri bambini, in seguito a un'esperienza traumatica o associando la paura a un oggetto vicino, processo definito “ancoraggio” - che potranno essere accompagnate/aggravate se ci sono tensioni in famiglia o nuove sfide da affrontare. "Se da un lato è sempre importante individuare quanto prima dei campanelli di allarme che anticipino l’insorgenza di un vero e proprio disagio psichico, e la paura del buio può essere uno di questi campanelli, dall’altro è altrettanto importante non patologizzare tutto, lasciando ad alcune manifestazioni, quale appunto la nictofobia, il carattere di disagio transitorio che poi può evolvere e risolversi in modo naturale. Come sempre sono variabili come contesto, intensità, durata, impatto sul funzionamento e sul benessere della persona che definiscono la natura patologica o meno del fenomeno. La paura del buio, infatti, sembra essere spessa collegata e aggravata da disarmonici stili di “attaccamento” con le figure genitoriali e stili “mentali” di tipo ansioso, che renderebbero più fragile, insicura e meno valida la relazione con la figura di accudimento", ci spiega il dottor Giovanni Battista Tura, Medico Specialista in Psichiatria e Dirigente Responsabile dell’Area di Psichiatria dell’IRCCS Centro S. Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia.

Photograph, Wilderness, Tree, Adaptation, Leaf, Human, Photography, Fun, Child, Grass, pinterest
Annie Spratt su Unsplash

Paura del buio cosa fare per superarla. Gli esperti concordano che è fondamentale non ridicolizzare mai questa paura, ma di ascoltare ed empatizzare con il bambino che aprendosi riuscirà passo dopo passo a sconfiggere i proprio demoni. Cosa che riuscirà a fare meglio se gli si leggeranno delle fiabe e se trasferirà le proprie paure in un disegno che poi distruggerà. Secondo la professoressa Colleen Carney del Ryerson University Sleep and Depression Lab, infatti, la migliore terapia è quella espositiva. Non obblighiamolo, però, a stare al buio. Una lucina accanto al letto potrebbe essergli di aiuto come fase di passaggio perché secondo uno studio dell'Ohio State University alla lunga potrebbe scatenare un meccanismo deleterio per il cervello fino a intaccare la struttura cerebrale e aumentare il rischio di depressione. Paura del buio perché superarla. Oltre a essere frustrante per chi ne è colpito, questa fobia è spesso associata a diversi disturbi del sonno e tutti sappiamo quanto sia importante dormire (bene) almeno nove/dieci ore per i bambini. I suoi sintomi sono l'aumento del battito cardiaco, della respirazione e della sudorazione, ansia, paranoia, attacchi di panico e incubi. Secondo uno studio condotto dal Ryerson University Sleep and Depression Lab, chi ha paura del buio percepisce prima e meglio i suoni esterni, che gli impedirebbero di avere un buon sonno, con conseguenze quali affaticamento, difficoltà di concentrazione e indebolimento del sistema immunitario.

Sparkler, Darkness, Sky, Organism, Photography, Night, pinterest
Zara Walker su Unsplash

Paura del buio aiuto terapeutico. Se la paura rimane e diventa un'emozione così ingombrante da interferire negativamente nella vita dell'individuo è opportuno cercare di rielaborarla con un esperto per riuscire a comprenderne il significato inconscio. "La psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) è uno dei trattamenti non farmacologici evidence-based d’elezione per il trattamento dei disturbi fobici, e consiste nell’agire sulle convinzioni disfunzionali e i comportamenti disadattivi della persona; attraverso specifiche tecniche comportamentali e cognitive, lo psicoterapeuta aiuta il paziente a modificare i propri modi disfunzionali. Quando il protagonista del nostro intervento sia un bambino, ovviamente il terapeuta dell’infanzia, sia medico sia psicologo, dovrà necessariamente adattare strumenti e tecniche alle caratteristiche della singola persona, soprattutto in relazione all’età dello stesso", conclude Tura.