Donne e salute del cuore. Per i pescatori giapponesi è solo un vaso per catturare i polpi. Per i cardiologi invece il Tako-Tsubo (così si chiama questa terracotta tondeggiante) è il nome di una sindrome: quella del cuore infranto. Malattia vera, anzi verissima, del tutto simile all’infarto nei suoi sintomi, ma quasi sempre transitoria e risolvibile. Una cardiomiopatia da stress improvviso che pare avesse colpito anche l’ex première dame Valérie Trierweiler, allora compagna del presidente francese Hollande, dopo aver scoperto dai giornali che lui la tradiva con un’attrice. Una prova in più, se mai ce ne fosse bisogno, del fatto che le emozioni negative possono farci ammalare.

«Non è vero che il cuore femminile si difende da solo grazie agli estrogeni. Tutt’altro. Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di mortalità anche nelle donne. E superano di gran lunga i tumori», spiega Daniela Trabattoni, responsabile di Monzino Women all’interno del centro cardiologico milanese. «Certo, durante la vita fertile corriamo meno rischi rispetto all’uomo, ma questa protezione scompare quando gli estrogeni scarseggiano o vengono meno». Se è vero che in genere le donne sviluppano problemi cardiovascolari circa dieci anni più tardi, quando si ammalano rischiano di più. E la psiche gioca un ruolo importante. «Le donne soffrono più degli uomini di ansia e depressione: a lungo andare tutto questo danneggia anche il cuore», ammette Alessandra Gorini, responsabile dell’Unità di Psicocardiologia del Centro Cardiologico Monzino. «Ce ne eravamo resi conto da tempo, ma mancavano dati epidemiologici. Fino a 50 anni siamo protette dagli ormoni. Ma a partire da quell’età, le malattie del cuore diventano più frequenti nelle donne rispetto all’uomo. Per questo negli ultimi due anni abbiamo iniziato a raccogliere informazioni sulle caratteristiche psicologiche delle donne che hanno aderito allo screening Monzino Women, oltre che dei ricoverati. Ben presto le nostre sensazioni hanno trovato conferma: le signore con problemi cardiovascolari hanno più disagi nella sfera della psiche rispetto ai maschi (depressione: 6% uomini, 15% donne; ansia: 19% uomini, 28% donne). E in questi casi la degenza si prolunga. Insomma, chi è triste si ammala di più e recupera meno bene». Una consapevolezza diffusa anche tra le più giovani, sensibilizzate da campagne come il Wear Red Day, celebrato lo scorso primo febbraio, una specie di “nastro rosa” del muscolo cardiaco. Una per tutte, Miley Cyrus, inconsapevole portabandiera della campagna, con Nothing Breaks Like a Heart, storia di emozioni che spezzano il cuore.

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Miley Cyrus: Nothing Breaks Like a Heart

Per abbassare le probabilità di ammalarsi si può fare molto. A cominciare da una mente più rilassata. «Grazie agli ultimi studi abbiamo capito che oltre ai fattori di rischio comuni a entrambi i sessi - vedi pressione alta, colesterolo, fumo, sedentarietà, obesità, troppo alcol - ce ne sono altri legati al genere femminile», dice ancora Daniela Trabattoni. «Parliamo di problemi ginecologici come l’ovaio policistico, gli aborti ripetuti, il diabete gestazionale, così come le malattie autoimmuni, i trattamenti per il tumore del seno. Ma soprattutto, la tendenza a soffrire di più i contrasti famigliari o di lavoro, le relazioni tossiche, la solitudine. In questi casi succede infatti che i livelli di cortisolo si alzino. E i vasi periferici femminili, invece di dilatarsi per far arrivare più sangue al cuore, si restringono. Se non si interviene, nel tempo questo si può tradurre in un maggior rischio di ischemie e infarto». Ma cos’è cambiato nelle nostre vite? «Fino a ieri difficilmente eravamo sollecitate da livelli di stress così alti», riflette Anna Vittoria Mattioli, docente di Cardiologia all’Università di Modena e Reggio Emilia. «Oggi, tra studio e carriera, siamo sottoposte alla stessa pressione degli uomini. Senza per questo sottrarci ai tradizionali motivi di surmenage, vedi l’accudimento di figli, genitori, coniugi. Anche le relazioni spesso sono più complicate. Persino l’esposizione ai social è emotivamente impegnativa. Tenere presente tutto questo fa la differenza, nella prevenzione. E ritagliarsi qualche spazio senza troppi sensi di colpa (il corrispettivo della partita di calcetto con gli amici per gli uomini) diventa fondamentale quanto altre prescrizioni mediche. Yoga e corsi di mindfulness sono certamente ottimi supporti. Ma non tutte hanno un’attitudine zen. Per molte il vero relax arriva dopo un’ora di spinning o di corsa. Ciò che conta è concedersi un po’ di tregua, anche solo per leggere un libro o godersi la serie preferita».

Quanto conta un medico empatico. Se l’appuntamento per il controllo al seno è ormai in agenda, si può fare molto anche per proteggere il cuore: «Per le sportive l’elettrocardiogramma annuale richiesto in palestra è già un valido screening. Per le altre sarà il medico di base, ma anche il ginecologo, a valutare familiarità e fattori di rischio cardiovascolare. Aggiungendo ai controlli di routine esami clinici mirati, quando serve». Il legame tra la salute emotiva e cardiaca è uno dei temi di Heart: a History (Farrar, Straus and Giroux, $ 27,00), manuale scritto dal cardiologo americano Sandeep Jauhar, contributor del New York Times, che ha scoperto a sua volta di essere a rischio cardiaco. «Ero talmente impegnato nella corsa al successo che probabilmente ho accumulato una quantità eccessiva di stress», racconta. «Adesso cerco di vivere in modo più rilassato. Ho più empatia con i miei pazienti, condivido le loro paure». Ora il dottor Jauhar fa attività fisica ogni giorno, pratica yoga, trascorre più tempo con i figli. Ed è convinto che le autorità sanitarie dovrebbero aggiungere lo stress all’elenco dei fattori di rischio modificabili per le malattie cardiache. Ma realisticamente aggiunge: «È molto più facile concentrarsi sul colesterolo che sugli aspetti emotivi e sociali». E se, nell’attesa, la nostra personalissima battaglia quotidiana per la salute iniziasse proprio da questi ultimi?

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La sauna aiuta a prevenire i problemi cardiaci


Non fai sport? Fai una bella sauna Ormai l’abbiamo imparato: l'attività fisica, soprattutto quella aerobica, fa bene al cuore. Ma per chi non la ama, l’alternativa in più è la sauna. Che allarga i vasi sanguigni, abbassa la pressione e costringe il muscolo cardiaco a un lavoro simile a un allenamento di cardio-fitness. La conferma arriva da uno studio dell’Università della Finlandia condotto per 15 anni su 1.700 persone: fatta quattro volte a settimana per 30 minuti, la sauna abbassa il rischio cardiovascolare sia negli uomini sia nelle donne. Questo perché aumenta la frequenza cardiaca fino a 120-150 battiti al minuto, effetto paragonabile a un allenamento di media o bassa intensità (ovviamente controindicato a chi ha problemi di salute). L’altra ipotesi, ancora tutta da accertare, è che la sauna sia anche un naturale antistress. Da prescrizione (fonte: Sic, Società Italiana di Cardiologia).

Qualche dato per saperne di più Il 40% delle morti femminili è dovuto a infarto o ictus (cause di gran lunga superiori a tutti i tumori messi insieme, incluso quello del seno). Il 35% delle donne con infarto ne ha un secondo entro un anno, contro il 18% degli uomini. Il motivo: si curano con meno costanza. Si trascurano. «Sebbene si pensi che le malattie cardiache non siano appannaggio del sesso femminile, queste sono la prima causa di morte anche nelle donne», dice Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia, che tra i suoi obiettivi primari ha quello di promuovere il benessere femminile, diffondere la consapevolezza del rischio cardiovascolare e incoraggiare le strategie più efficaci. Vivi con il cuore è il titolo di una nuova campagna nazionale di informazione per riconoscere e prevenire l’infarto nella donna. Nel sito molti consigli per attuare efficaci strategie salva-cuore e un test per valutare il proprio stile di vita.

La consapevolezza degli italiani in fatto di cuore femminile. Quanto ne sappiamo di malattie del cuore? Ekon Strategic Consulting ha intervistato su questo tema un campione di mille cittadini italiani tra i 40 e i 70 anni. Ecco i risultati.

La percezione delle cause di mortalità Il 78% delle donne italiane non sa che le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte femminile. Il 61% delle donne pensa che la prima causa sia il tumore.Solo il 22% pensa che le malattie cardiovascolari siano il killer nr. 1 delle donne. Solo il 21% degli uomini pensa che le malattie cardiovascolari siano la prima causa di morte nelle donne.

La percezione del rischio e delle differenze di genere La metà delle donne intervistate ritiene che il rischio infarto sia maggiore negli uomini. Il 77% degli uomini ritiene che il rischio infarto sia maggiore nel sesso maschile. Il 54% degli uomini intervistati attribuisce a stili di vita e scelte alimentari non corrette il maggior rischio infarto nel sesso maschile.

I segnali d’allarme Il sintomo principale dell’infarto, il dolore toracico, è giustamente indicato da più del 70% degli intervistati, mentre meno della metà è in grado di riconoscere altri sintomi meno specifici, come per esempio difficoltà a respirare, fatica, senso di malessere, sudore freddo, nausea e debolezza. Meglio prenderne nota.