Capelli lunghi, Barbie e vestitini obbligatori?! Léonie e Gabriella hanno dovuto combattere con i cliché sulle differenze di genere: sono bambini transgender, bambine al 200%, nate maschi.

Tutto sembra addormentato a Rumilly, cittadina dell'Alta Savoia, se non la banda di irriducibili teste bionde di Faye e Benjamin. Accampati sul divano del soggiorno, Clara (8 anni), Léonie (6 anni), Nathan (4 anni) e Alezia (quasi 2) sembrano non volersi riposare. Aspettando che il tempo migliori le due sorelle maggiori corrono felici nella loro stanza per indossare i loro tanto agognati vestiti.

Questo momento di gioia per le due bambine ha un significato particolare per Léonie. A scuola non le è stato ancora permesso di indossare vestiti né gonnemollette. Léonie è nata maschio. Qualche mese fa si chiamava Evan e aveva dato di che preoccuparsi ai suoi genitori. Turbolento, violento, in particolare verso la sorellina, e autodistruttivo, Evan è stato seguito senza successo nel centro medico psicologico infantile della sua città dove gli è stato consigliato di recarsi in un ospedale psichiatrico: una soluzione, ovviamente, ritenuta inaccettabile dai suoi genitori. È con la nonna paterna che il bambino decide di confidarsi: "Sono una bambina e voglio chiamarmi Léonie!". Ha 5 anni, ma quello che i suoi genitori prendono per un gioco non lo è affatto. Durante un pasto particolarmente impegnativo, Faye e Benjamin finalmente si arrendono e danno al figlio l'ok per "vestirsi da bambina". Tornata al tavolo, Léonie è un'altra persona. Serena e ubbidiente, almeno quanto un bambino può esserlo, sembra finalmente avere fatto pace con se stessa. Da questo episodio straordinario, l'intera famiglia ha scelto di accompagnare Léonie nel suo viaggio. Ora è seguita a Grenoble da una specialista in disforia di genere che si sorprende a ogni incontro della sua determinazione.

Léonie è particolarmente precoce. Psichiatra infantile, la dottoressa Marie-France Le Heuzey è uno degli specialisti di disforia di genere dell'ospedale Robert Debré, dove un reparto dedicato, composto da endocrinologi e psichiatri, è stato creato appositamente per i piccoli pazienti. Racconta soddisfatta dello sviluppo di una rete di specialisti a Parigi e in alcune città di provincia che si occupano di un numero sempre maggiore di richieste, ma sottolinea che tra i suoi pazienti sono molto rari i casi di bambini "giovani" come Léonie. Va sottolineato che in Francia, è stato solo dal 2013 che i minori transgender sono supportati e accompagnati a livello psicologico e ormonale nel loro percorso. Se nei Paesi più avanzati su questo tema come i Paesi Bassi o il Canada i bambini sono accompagnati già in tenera età a fare la loro "transizione sociale" - cambiando nome e aspetto - alcuni specialisti francesi ritengono più opportuno aspettare l'inizio della pubertà a causa di un alto tasso di "rinuncia" dei giovani. Secondo le statistiche, solo il 20% dei bambini nati maschi e il 50% dei bambini nati femmine persisterebbero nel loro desiderio di cambiare sesso, mentre tutti gli altri finirebbero per rinunciarvi. Una transizione sociale troppo precoce non sarebbe nell'interesse dei molti "rinunciatari".

All'età di 15 anni, Gabriella sembra determinata quanto Léonie. Prima di fare la sua apparizione in salotto, ha trascorso molto tempo a prepararsi nella sua stanza: trucco, vestito, zeppe... La ragazza supera ogni timidezza pur di non lasciare dubbi sulla propria identità. Aspirante stilista e modella e appassionata di moda, l'adolescente, nata Gabriel, è stata seguita per un anno dal team dell'ospedale Robert Debré. Dopo la decisione unanime degli psichiatri e degli endocrinologi del reparto le è stato concesso il diritto di ricevere il trattamento per iniziare la sua trasformazione.

Sotto l'effetto degli ormoni che bloccano la pubertà e impediscono, tra l'altro, la crescita dei peli e ai muscoli di svilupparsi, la ragazza deve aspettare ancora qualche mese prima di assumere gli ormoni femminili che l'aiuteranno a cambiare silhouette. Dovrà aspettare fino all'età di 18 anni per porsi la domanda se fare o meno l'operazione chirurgica che cambierà i suoi genitali. Sa che senza dubbio farà l'intervento anche se sarà doloroso e invasivo: "Oggi mi sento meglio, ma sarò davvero felice quando avrò il corpo di una vera ragazza, come mi sono sempre sentita".

Sin da quando era piccola "Gaby", così continuano a chiamarla i suoi genitori, ha sempre avuto un debole per i giochi da femmina. La collezione di Barbie e l'ossessione per il colore rosa all'età di 3 o 4 anni: sua madre non ricorda di averla contrariata, se non per proteggerla da possibili scherni, tipo quando Gaby chiese di indossare le sue pantofole rosa per andare a scuola. Quando Gabriella si rivelò all'età di 12 anni, non fu una sorpresa per nessuno, ma sua madre si mise in discussione. "Mi sentii immediatamente in colpa: avevo sempre desiderato una femmina. Quando ero incinta di Gaby, piansi molto quando mi dissero che si trattata di un maschio".

Faye, la madre di Léonie, ammette di avere percepito subito "qualcosa di strano". "Aveva solo un paio di settimane e dissi a mio marito che Evan sarebbe stato gay".

Se, fino a oggi, la medicina non sa ancora spiegare il fenomeno transgender, la dottoressa La Heuzey è molto prudente a riguardo e parla di una combinazione di fattori genetici - come, per esempio, un dosaggio anomalo di ormoni maschili o femminili durante la gravidanza - e cause esterne - come, per esempio, la psicologia dei genitori. Mentre i ricercatori continuano a condurre studi, i medici del Robert Debré della Salpêtrière affermano che non è importante parlare del "perché", ma del "come" aiutare questi bambini. Il vecchio termine "disforia" è stato sostituito dal termine "disturbo" o "disordine" per mettere l'accento sulla sofferenza dei ragazzi: l'intervento degli psichiatri nel processo di trasformazione ha l'obiettivo di trattare il disagio generato dalla disforia e non il fatto di essere transgender, che, di per sé, non è più considerato una patologia.

Ansia e depressione sono purtroppo disturbi comuni tra i bambini transgender che, oltre a non essere in armonia con il proprio corpo, devono affrontare l'incomprensione dei loro coetanei. Con il beneplacito di insegnanti e pedagoghi molto aperti e premurosi, Léonie e Gabriella hanno iniziato le loro transizioni sociali a scuola, in modo soft e a certe condizioni. In classe, Léonie viene chiamata Evan, ma può indossare tuniche e indumenti "da femmina", ma non ancora vestiti e gonne che potrà mettere alle elementari. Nell'appello Gabriel è diventato Gabriella dall'inizio dell'anno e la ragazza ha il diritto di vestirsi come tutti le adolescenti della sua età, rispettando le regole di abbigliamento del college.

È quando suona la campanella che le cose si complicano. Léonie ha pochissimi amici in cortile perché alcuni genitori hanno proibito ai propri figli di giocare "con quello". Gabriella, se non è presa in giro, si lamenta di essere troppo spesso sola e di non avere nessuno con cui confidarsi. Le due ragazze aspettano con impazienza il prossimo anno scolastico: andranno rispettivamente alle scuole elementari e alle superiori. Cambiando istituto Léonie e Gabriella potranno lasciarsi alle spalle ogni ambiguità circa la loro identità. Ammesse alle nuove scuole come ragazze a tutti gli effetti, potranno affermarsi con i loro compagni che non sanno nulla del loro passato.

In famiglia è allo stesso tempo più semplice e più complicato: le due ragazze sono amate e supportate, ma non potranno mai cancellare i ricordi dei loro cari. "Sono sempre stata una ragazza, è solo che c'è stato un problema al momento della nascita". Ciò che è evidente per Gabriella non è necessariamente facile da digerire dai suoi genitori e soprattutto da Emily, sua sorella di nove anni. Il nomignolo "Gaby" evita nomi errati, ma la confusione tra i pronomi "lui" e "lei" sono all'ordine del giorno. E sulle pareti del soggiorno sono in bella vista molte foto di famiglia dove appare un piccolo Gabriele un po' nostalgico. Clara, due anni più grande di Léonie, è orgogliosa di aver vinto una sorellina con cui potere giocare e scambiarsi vestiti. La pillola è più difficile da mandare giù per Nathan che si ritrova da solo in mezzo a tre sorelle. Seguito dallo stesso psicologo della sorella, Nathan si apre anche un terapeuta di gruppo che riceve regolarmente tutta la famiglia.

Gli assidui controlli medici e il fondamentale supporto psicologico vanno di pari passo con le dolorose complicazioni amministrative. Se il cambio di nome di Léonie e Gabriella sono in corso, grazie a una recente circolare che consente al sindaco della città di residenza di effettuarlo in prima persona, le menzioni dei sessi sottostanno a leggi molto più rigide e possono essere modificate al compimento della maggiore età e su decisione dei tribunali. Ma Léonie e Gabriella hanno la fortuna di essere circondate da famiglie amorevoli e professionisti aperti e premurosi.

Nées Garçons, tratto da Marie Claire Enfants No. 15, Autunno-Inverno 2017.

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