Il ritorno nel lettone è stato un classico. Concessione ottenuta per sfinimento, vista quella sveglia puntata per le cinque «così potevo sbrigare almeno le mail», racconta più di una mamma. Quel capriccio che prima si chiudeva subito con una sgridata e un pianto diventava un malumore che durava giorni, «Tommaso non gestiva più la frustrazione del sentirsi dire di no», si interroga oggi il papà di un quattrenne, «eppure avevamo superato quella fase». Poi piano piano sono ritornati i nonni o le babysitter, il parco con gli amici, i centri estivi iper regolamentati, ma le cose non erano del tutto come prima, come spiega Elisa, mamma di Leonardo, 3 anni: «Mi è sembrato di rifare un secondo inserimento. E almeno abbiamo avuto la fortuna di tenere la stessa educatrice». Per tre mesi i genitori italiani si sono ritrovati a ricoprire ruoli multipli, erano nonni, insegnanti, amici, compagni di gioco. Una situazione innaturale e stancante, come spiega la dottoressa Anna Rita Verardo, psicologa e psicoterapeuta, formatrice in EMDR, un metodo che integrato in un percorso psicoterapico favorisce e velocizza l'elaborazione di eventi traumatici sia negli adulti che nei bambini: «Il sistema famiglia ha subito delle modifiche strutturali che hanno pesato sui genitori e di conseguenza sul mondo emotivo dei bambini che vedono in loro la fonte di sicurezza».

Le famiglie possono poi aver vissuto momenti di conflittualità, perdita del lavoro, lutti, confusione persino negli adulti: sarà rischioso fare questo o quello?, ci si domanda ogni volta. «Quando ho ripreso ad andare in ufficio, Elena mi chiedeva quanto fosse pericoloso», dice Anna, «mi sono domandata se non avessi insistito troppo sulle regole antivirus, se non l'avessi influenzata con la mia ansia. Volevo che iniziasse a uscire di nuovo anche lei, con i suoi tempi». Verardo inizia con qualche consiglio: «Nel momento in cui i genitori sono tranquilli riescono a dare comunicazioni in modo sereno. Il genitore può spronare verso l'esterno o verso la socializzazione a parole, ma se lui per primo è preoccupato la modalità in cui lo dirà non spingerà il figlio o la figlia verso la sicurezza. I bambini sono abili lettori di emozioni e della mimica facciale dei genitori. Tutto questo è stato anche enfatizzato dalla mancanza di contatto esterno con scuola, nonni e amici». Secondo lei infatti il cosiddetto distanziamento sociale, seppur indispensabile ancora oggi, è stato uno dei grandi problemi, «per bambini e adolescenti essere in contatto con i propri pari è fondamentale, perché tramite questo rapporto esplorano il mondo relazionale, apprendono le misure da usare con gli altri».

Come capire però se questi atteggiamenti sono qualcosa di più che un malessere passeggero, anche in previsione del rientro a settembre? «I comportamenti descritti sono normali e ricorrenti. Il cervello impiega circa tre settimane per adattarsi a una nuova fase. La fase 2 è stata lunga ma ha avuto step rallentati, con le mascherine ancora obbligatorie, le scuole chiuse, quindi il prolungamento dei sintomi può essere normale. Bisogna chiedere aiuto quando questi sintomi possono essere ricondotti a comportamenti post traumatici. E quindi si notano eccessiva irritabilità, crisi ricorrenti di pianto e rabbia, problemi evidenti nell'alimentazione, disturbi del sonno, regressioni che persistono sulle tappe evolutive. I genitori devono cercare di essere osservatori attenti ma senza sovrapporre le proprie eccessive preoccupazioni».

Il grande nodo autunnale saranno gli effetti della didattica a distanza che secondo Verardo si inizieranno a toccare con mano, soprattutto per quei bambini che non hanno avuto contesti adeguati per l’apprendimento online o che proprio non ne hanno avuto la possibilità. È l'emergenza parallela su cui è intervenuto fin da subito Save the Children, come spiega Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa della onlus: «Siamo presenti sul territorio e quindi abbiamo visto crescere rapidamente la situazione di povertà materiale ed educativa. Soprattutto abbiamo constato come si sia allargato il bacino di famiglie che aveva bisogno di sostegno. Anche chi aveva lavori stabili, nell'alberghiero o nella ristorazione, si è ritrovato in crisi». Per evitare che a pagare il prezzo più alto fossero i bambini e le bambine Save the Children ha quindi lanciato il manifesto Riscriviamo il futuro e il programma estivo degli Spazi Futuro, ben 90 in tutta Italia. Luoghi sicuri dove poter svolgere attività ricreative, laboratori, momenti di accompagnamento allo studio e anche dove trovare sostegno psicologico e informazione per le famiglie: «La ripartenza del Paese non può essere solo economica ma anche dei diritti dei bambini. Gli effetti della perdita di apprendimento li vediamo già nei nostri centri, così come la fatica iniziale a riprendere l'attività motoria. Il rischio è la perdita di motivazione nello studio, che andrebbe ad aggravare la dispersione scolastica, già altissima in Italia». Anche i diritti al gioco e alla socialità non possono essere messi all'ultimo posto, perché sono dimensioni fondamentali per la crescita e il ritorno alla serenità.

L'impegno non finirà a settembre, visto che molto della riapertura è stato messo in mano direttamente alle scuole, che non sono uguali in tutti i quartieri, continua Milano: «Cercheremo di aiutare le scuole mettendo a disposizione dei nostri spazi, daremo sostegno per le attività extra scolastiche ma anche a quelle didattiche. Questa generazione non può rimanere indietro». Loro, i bambini e le bambine, sembrano averlo capito benissimo e negli Spazi Futuro si comportano diligentemente sui protocolli di sicurezza: «Siamo testimoni della loro resilienza e capacità di adattamento, un bambino ha detto al suo gruppo "dobbiamo imparare a giocare insieme come prima solo che dobbiamo farlo a distanza"». E allora torniamo a giocare con queste nuove regole.