Arrossamento della pelle, dermatiti, rosacea, viso segnata dal rossore, la persona che soffre di un qualsiasi problema che accende il viso (uomo o donna che sia) appare stressata, stanca, insicura. E comunque meno divertente, affidabile, di successo. Lo dice una ricerca internazionale pubblicata su Dermatology & Therapyriguardante l’impatto dell’arrossamento nei rapporti con gli altri (Face Values: Global Perception Survey), condotta su quasi 6.500 partecipanti tra tedeschi, francesi, inglesi, italiani, danesi, irlandesi, svedesi, messicani. I dati dimostrano, se mai ce ne fosse bisogno, l’effetto negativo di un disturbo come questo nei rapporti col mondo, capace di appesantire ulteriormente il vissuto di chi ne soffre (almeno tre milioni di italiani, secondo i dati più recenti). «Un gatto che si morde la coda», spiega la psicosomatista Katia Vignoli, consulente di Riza Psicosomatica, «perché la pelle è il teatro delle emozioni, delle pulsioni che l’Io non è in grado di liberare o accettare. E i problemi cutanei spesso sono la messa in scena di un conflitto che riguarda tutta l’unità psichica. Il giudizio negativo degli altri non può che peggiorarlo».

Un motivo in più per non trascurare il rossore: «Escluse le cause legate a scompensi ormonali, ipertensione, allergie, e a tutti quei disturbi che spetta al medico di famiglia approfondire, un arrossamento persistente sul viso per noi dermatologi è un segnale da valutare con grande attenzione», spiega Antonino Di Pietro, direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano. «Questo perché il rossore è sempre accompagnato da una dilatazione dei capillari: ciò significa che il sangue scorre più lentamente, tende a ristagnare. Risultato: le cellule cutanee sono meno ossigenate, meno difese, rallentano il proprio metabolismo. La prima conseguenza è una minor produzione di collagene ed elastina, fondamentali per l’elasticità, la freschezza e il tono della pelle. La seconda è un aumento della temperatura, che sollecita ghiandole sebacee e sudoripare: il terreno ideale per la crescita di microrganismi e acari».

Per bloccare il tutto nelle fasi iniziali conviene puntare su integratori alimentari capaci di migliorare la circolazione e la tenuta dei capillari (vedi mirtillo e flavonoidi), da affiancare a creme dermocosmetiche a base di vitamina C e fospidin, un nuovo complesso a base di glicani e fosfolipidi che stimola le cellule a produrre più collagene, elastina, acido ialuronico, e aumenta la capacità di reazione agli stress ambientali», prosegue il professor Di Pietro. «Se nonostante queste attenzioni lo stato infiammatorio tende a peggiorare, diventa cruciale interromperne la progressione, perché il rossore associato alla presenza di acari come il Demodex folliculorum può evolversi in un’acne rosacea con pustole e cicatrici». Una buona diagnosi è il primo passo per affrontare il disturbo, aggiunge Aurora Parodi, docente di Dermatologia dell’Università di Genova e direttore della Clinica Dermatologica all’Ospedale San Martino. «Individuato il problema, le cure per la rosacea non mancano: a cominciare dalla brimonidina, un vasocostrittore; o dalla doxiciclina, antibiotico con potenti effetti antinfiammatori, da usare a basse dosi con rilascio prolungato».

Da pochi mesi c'è un'arma nuova: «Contro la rosacea disponiamo di una nuova terapia locale a base di ivermectina (sì, la stessa terapia utilizzata nella cura della malaria che quest’anno è valsa il Nobel per la medicina ai suoi scopritori) che ha rivoluzionato il trattamento della forma più grave e fastidiosa, quella con papule e pustole», continua la dermatologa. «Ha proprietà sia antinfiammatorie sia antiparassitarie e si è dimostrata attiva ed efficace anche sul lungo periodo (oltre le 40 settimane) con minimi effetti collaterali rispetto ad altre cure».

Ma un arrossamento diffuso può significare un'altra cosa: specie se accompagnato a sintomi come desquamazione e prurito, può essere ricondotto a un’altra malattia cutanea piuttosto comune (riguarda circa il 3-5% della popolazione), la dermatite seborroica. «Anche in questo caso il sebo, prodotto in eccesso, alimenta un particolare microrganismo, il Pityrosporum ovale, provocando uno stato infiammatorio che si accompagna alla desquamazione», spiega il dermatologo milanese Ivano Luppino, del consiglio direttivo Isplad (International-Italian Society of Plastic-Regenerative and Oncologic Dermatology). «L’origine del problema non è ancora del tutto chiarita, ma la comparsa di queste forme è facilitata da stress, squilibri ormonali, inquinamento. Indipendentemente dalle cause, oggi disponiamo di una soluzione molto efficace e con pochi effetti collaterali (se paragonata ai prodotti a base di zolfo o agli antimicotici): è l’alukina, un composto naturale che mixa allume di rocca - minerale di origine vulcanica dall’azione antisettica, antibatterica e depurativa - con acido glicirretico - un vasocostrittore estratto dalla liquirizia - e un derivato dalla vitamina A dal potente effetto antiossidante».

A volte il fuoco sul volto continua, nonostante la disponibilità di cure efficaci. «Il problema è che questi disturbi tendono a cronicizzare», sottolinea ancora la psicosomatista Katia Vignoli. «È il fuoco di emozioni calde come la rabbia, l’amore, la vergogna che, non riuscendo a bruciare, finiscono col fissarsi in un rossore difficile da estinguere: il segno di un’energia mal utilizzata, che non riesce a esprimersi. In questi casi un colloquio con uno psicoterapeuta può essere di grande aiuto, così come una serie di attività che aiutino a liberare dolcemente quel surplus di energia, vedi yoga, danza terapeutica. Ma soprattutto nuoto, water-gym, watsu (shiatsu in piscina). Movimenti in acqua, per spegnere finalmente il fuoco».

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