Se il silenzio può essere assordante quando hai un figlio appena venuto al mondo che fluttua tra la vita e la morte dentro un'incubatrice o quando sei in una cella dove il tempo si ferma, ma in realtà ti corre via senza pietà tra le dita, la musica può al contrario essere più dolce di una carezza, più efficace di un farmaco, più potente di qualsiasi parola. Queste sono le due situazioni di cui si prese a cuore il Maestro Claudio Abbado nel 2006 quando volle alleviare le pene e i dolori di queste persone attraverso la sua passione più grande, la musica. Il suo sogno di usare la musicoterapia si concretizzò in una onlus no profit fondata dal Maestro stesso prima della sua scomparsa. Ora è diretta con la stessa passione dalla figlia Alessandra che abbiamo incontrato per conoscere più da vicino come funziona il progetto, quali attività sta sviluppando e in quali ambiti dà maggiori risultati.

Come e quando è nato il progetto Mozart14 e quali sono stati i suoi traguardi più importanti?
Mozart14 è nato nel 2014 per portare avanti le attività nel sociale volute da mio padre, Claudio Abbado. Nel 2006 era nato, infatti, Tamino, incontri di musicoterapia nei reparti pediatrici del Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna, cui seguì nel 2011 il Coro Papageno, il primo coro italiano a unire detenuti e detenute della Casa Circondariale Rocco D'Amato di Bologna, cui si uniscono coristi volontari esterni. Queste due attività sono state affiancate negli ultimi anni da Leporello, il laboratorio di songwriting rivolto ai ragazzi detenuti dell'Istituto Penale Minorile di Bologna e da Cherubino, attività di canto corale per ragazzi con disabilità e laboratori di voce e canto per bambini sordi. Sono stati molti i momenti importanti in questi anni: nel 2016 il Coro Papageno è stato invitato a cantare prima in Senato, poi in Vaticano per Papa Francesco. Ha anche accolto Mika a cantare tra le mura del carcere l'Ave Verum di Mozart per una puntata del programma di Rai2 Stasera Casa Mika. Quest'anno, invece, possiamo finalmente fare conoscere lo splendido risultato dei laboratori di Leporello, le tre canzoni scritte e musicate collegialmente dai ragazzi dell'Istituto Penale Minorile durante le attività con i musicoterapisti: Diamanti, Horea (trad. Libertà) e Andiamo Avanti, che possono essere ascoltate sui nostri canali Youtube e Facebook e su mozart14.com.

Come avvengono le sedute di musicoterapia nelle carceri e negli ospedali?
Le attività che svolgiamo prendono tutte spunto dalla convinzione che la musica, fatta insieme, abbia il grande potere di migliorare l'esistenza di coloro che si trovano in una condizione di sofferenza sia fisica sia psichica. Questo si declina in modi diversi nei nostri laboratori. Gli incontri di Tamino permettono ai bambini ospedalizzati di superare le ansie legate alla degenza e a cure spesso invasive. L'uso di strumenti musicali li aiuta a comunicare le proprie emozioni e a esprimersi all'esterno. I laboratori sono un sostegno anche per i genitori che possono temporaneamente distrarsi dal momento di sofferenza e preoccupazione per il proprio figlio. In Terapia Intensiva Neonatale e Neonatologia, inoltre, l'uso della voce e del canto permette di superare la barriera fisica dell'incubatrice, spesso invalicabile per i genitori che si sentono impotenti e distanti dai propri bimbi, e allevia il pianto del prematuro permettendogli di utilizzare le energia per aumentare di peso. In carcere il “fare musica insieme” diventa veicolo di ascolto reciproco, condivisione e collaborazione, tutti valori fondamentali per il recupero di un buon vivere civile. Il Coro Papageno ne è un chiaro esempio: sia durante le lezioni di canto corale sia in quelle di alfabetizzazione musicale, i coristi sono spronati ad aiutarsi l'un l'altro. «Cantare in coro – diceva José Antonio Abreu, fondatore de El Sistema - è molto più che studiare musica: significa entrare in una comunità. È un formidabile mezzo di relazione che ti coinvolge a livello intellettuale, emotivo e fisico e ti cambia la vita». L'esempio del Coro Papageno è stato fondamentale per avviare le attività di Leporello con i minorenni dell'IPM per i quali la musica è un fortissimo e istintivo mezzo di espressione di emozioni e sentimenti, ma anche strumento per raccontare se stessi e sperare in un futuro migliore.

ll testimonial di Mozart14 è Ezio Bosso.
A maggio del 2017 il Maestro Bosso ha deciso di affiancarci nelle nostre attività, diventando il nostro Testimone e Ambasciatore Internazionale nella comune convinzione che “la musica ti cambia la vita”. Per me ed Ezio è stato un riconoscersi su un'ideale comune: noi, con Mozart14, portiamo avanti attività che proprio attraverso la musica aiutano chi è in situazioni di sofferenza, lui è l'espressione più alta di quanta forza vitale la musica può infondere. Durante le Giornate di Tamino dell'anno scorso, iniziativa che organizziamo ogni anno per fare conoscere le attività di musicoterapia che svolgiamo nei reparti pediatrici del Policlinico Sant'Orsola-Malpighi, il Maestro Bosso ha portato per la prima volta a Bologna il suo Studio Aperto. E per il prossimo futuro molti sono i progetti in cantiere.

Avete dei progetti anche con i
Le nostre attività, soprattutto quelle che svolgiamo nei due istituti penitenziari, coinvolgono anche minori non accompagnati e persone che provengono da altri Paesi. Proprio in questi casi la musica si dimostra un importante mezzo per superare le barriere linguistiche e culturali, permettendo a queste persone di esprimere se stesse e comunicare con gli altri. Fare musica insieme crea quel senso positivo di gruppo che non è solo, o soltanto, temporaneo intervallo di svago, ma anche insuperabile collante tra gli esseri umani.

Quali sono le canzoni più terapeutiche che usate e quali sono quelle più riuscite che avete composto?
Non vi è una musica più terapeutica di altre, dipende dalla sensibilità e dai gusti di ciascuno di noi. Il segreto è trovare la propria musica, il proprio ritmo e usarlo per dare voce e corpo alle proprie emozioni e intenzioni, anche quando le condizioni esterne ci isolano nella sofferenza. Trovato il proprio ritmo, lo step successivo è armonizzarlo a quello degli altri, creare un equilibrio di suoni in cui le diverse voci non si fondono fino a scomparire ma creano, con la propria diversità, quell'unicum armonico unico e irripetibile. Questa esperienza incredibile è rappresentata benissimo in Shalom! La musica viene da dentro. Viaggio nel Coro Papageno, un docu-film che porta la firma della regista Enza Negroni, trasmesso dalla Rai e disponibile in un cofanetto, che segue un anno di vita dei coristi detenuti attraverso la loro voce e la loro esperienza. Un esperimento sociale che è anche un luogo dell’anima.