Il 18 giugno l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito tra le malattie mentali all'interno della Classificazione Internazionale delle Malattie il disturbo del comportamento sessuale compulsivo (da non confondere con la dipendenza da sesso, che a differenza di videogiochi e droghe, non è ancora considerata tale). Ma quali conseguenze potrà avere questa classificazione in caso di stupro, aggressione o violenza sessuale?

Quest'iniziativa, il cui obiettivo è principalmente quello di aiutare le persone che ne sono affette a essere curate e a usufruire di cure migliori, dovrà essere approvata dai Paesi membri dell'Assemblea delle Nazioni Unite nel maggio 2019 e potrebbe, quindi, entrare in vigore il 1 gennaio 2022.

Cos'è il disturbo del comportamento sessuale compulsivo? Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, "questo disordine è caratterizzato da una persistente incapacità di controllare impulsi e desideri sessuali intensi che portano ad attività sessuali frequenti. I sintomi possono includere: attività sessuali ripetute che diventano un punto centrale della vita della persona al punto da trascurare la salute, la cura personale o altri interessi, attività e responsabilità; moltiplicare gli sforzi infruttuosi per ridurre significativamente la frequenza delle attività sessuali; continuare a ripetere queste attività sessuali, nonostante le conseguenze negative o ricevendone poca o nessuna soddisfazione.

La tendenza a non riuscire a controllare gli impulsi o le pulsioni sessuali intense e la conseguente frequente attività sessuale si manifestano per un lungo periodo di tempo (per esempio, sei o più mesi) e provocano un forte disagio o significative lacune personali, familiari, sociali, educative, professionali e in altri importanti settori operativi. La difficoltà e il disagio, interamente correlati ai giudizi morali e alla disapprovazione da parte del soggetto degli impulsi, delle pulsioni o delle attività sessuali, non bastano a soddisfare questa esigenza".

Questa diagnosi potrebbe essere usata per difendere/giustificare stupratori e molestatori sessuali? In un'intervista all'AFP, il dottor Geoffrey Reed, esperto presso l'OMS, ha affermato che non c'è motivo di temere che gli stupratori o gli autori di reati sessuali possano usare questa classificazione a loro favore. E ha aggiunto: "Questo non giustifica l'abuso sessuale o lo stupro di qualcuno... esattamente come essere alcolisti non giustifica il fatto di guidare un'auto in stato di ebrezza. Siamo sempre responsabili delle nostre azioni".

"Se questa classificazione entrasse in vigore, non cambierebbe nulla a livello legale", spiega Naze-Teulie, avvocato specializzato in diritto penale registrato all'Ordine degli Avvocati di Versailles presso il Tribunale di Appello di Versailles nel dipartimento degli Yvelines. "In ogni caso di violenza sessuale, l'imputato viene visto da uno psichiatra o da un gruppo di esperti che devono analizzare le sue condizioni al momento in cui ha commesso l'atto". Possono, quindi, riconoscere che soffre di questo o quel disturbo, ma nonostante questo, è comunque responsabile delle proprie azioni", aggiunge.

L'articolo L122-1 del Codice Penale sui disturbi del comportamento prevede, infatti, che "la persona che soffre, al momento dei fatti, di un disturbo psicologico o neuropsicologico che abbia compromesso la sua lucidità o impedito il controllo delle sue azioni è punibile. Tuttavia, il giudice tiene conto di questa circostanza nel determinare i termini della pena. Se è incorso in una pena privativa della libertà, questa viene ridotta di un terzo, in caso, invece, di un crimine punibile con la reclusione o l'ergastolo si riduce a 30 anni. Il giudice può, tuttavia, con una decisione motivata in materia correzionale, decidere di non applicare questa riduzione della pena. Quando, secondo una perizia medica, il giudice ritiene che la natura del disturbo lo giustifichi, la pena pronunciata consente al condannato di essere trattato in base alle sue condizioni".

DaMarie Claire FR