Il tumore al seno è il più diagnosticato nel 2020, anno in cui si sono registrati 54.976 casi, il 14,6% di tutte le nuove diagnosi. La calvizie indotta da chemioterapia riguarda il 65% delle persone che si sottopongono ai trattamenti, è lo stigma sociale più riconoscibile del tumore ed è considerata dal 47% delle donne l’aspetto più traumatico dell’intero percorso di cure. L’8% vorrebbe addirittura rifiutare le cure per evitare questa perdita. A cinque mesi dalla chemioterapia, l’86% delle donne ha ancora problemi con i capelli, il 33% ne risulta preoccupata, il 40% afferma che l’alopecia impatta con le relazioni sociali ed è riluttante a continuare ad andare al lavoro. “La caduta dei capelli rappresenta un evento psicologicamente molto impegnativo. Qualcuno dice che contribuisce a dare alla persona il volto della malattia stessa. Può essere vissuto in modi diversi, a seconda del carattere di ciascuno, dell’età, dei contesti”, spiega Donatella Gambini, oncologa del Policlinico di Milano. Alcune donne colmano questa mancanza con un turbante, altre con una parrucca. Esiste però anche un'altra opzione: la protesi del capillizio CNC, acronimo di Capelli Naturali a Contatto, altamente personalizzata, 100% Made in Italy, realizzata dai laboratori CRLAB Cesare Ragazzi Laboratories, di Zola Predosa, un paese in provincia di Bologna che conta 18mila abitanti, e da qui esportato nel resto d'Italia e in tutto il mondo. Creata utilizzando capelli umani, non trattati, inseriti uno alla volta in una sottile membrana polimerica biocompatibile coperta da brevetto, la protesi è realizzata totalmente a mano seguendo 39 fasi di lavorazione ed è certificata secondo gli standard ISO 9001:2008 per la qualità, 14001:2015 per l'impatto ambientale e 45001:2018 per la sicurezza e salute dei lavoratori. Standard che la rendono sicura, leggera e traspirante e la fanno percepire parte integrante del corpo. "Viene presa l'impronta cranica di chi dovrà portare le nostre protesi. Poi nel nostro stabilimento viene riprodotta una copia esatta della testa e su questa copia viene spalmato un polimero di grado medicale biocompatibile che avrà la stessa tonalità della cute del paziente. A questo punto su questa base polimerica verranno innestati a mano uno a uno dei capelli veri, mai trattati, miscelati tra loro per ottenere il colore di capelli esatto della persona che dovrà indossarla. Infine la protesi viene fissata con dei coesivi di grado medicale che permettono una funzionalità totale al paziente che potrà quindi vivere una sorta di normalità. Secondo uno studio promosso da Salute Donna Onlus presso l’Istituto Nazionale Tumori di Milano infatti è emerso che questa protesi migliora del 33% la percezione della propria immagine rispetto alle tradizionali parrucche", spiega Stefano Ospitali, CEO CRLAB Cesare Ragazzi Laboratories. Non va, infatti, tolta di notte, né si fa una nuotata in piscina, né se si vuole cambiare styling o sottoporsi a colpi di sole, mèche, colorazioni e decolorazioni. Dal momento che questo dispositivo medico è molto caro (da 4.100 euro, il prezzo dipende dalla lunghezza e dall'area da infoltire, i pazienti godono poi dei benefici delle detrazioni fiscali poiché in quanto spese mediche si può trattenere il 19%) è nato Onco Hair, un progetto promosso a Milano da Associazione per il Policlinico Onlus, Fondazione Cariplo e CRLAB, per supportare le donne con maggiore fragilità economica nella battaglia contro il tumore al seno. Il progetto pilota è stato in Lombardia, regione nella quale a 25 donne selezionate da un’equipe di oncologi e psicologi del Policlinico di Milano è stata donata questa protesi tricologica, ma presto diventerà nazionale. “Ho cominciato la chemioterapia e prima ancora di iniziare a perdere i capelli, il mio oncologo mi ha informato del progetto relativo a questa protesi. Ho tirato un sospiro di sollievo, perché ancora prima della cura, temevo per i miei capelli lunghissimi", racconta Dalila, 28 anni, una delle 25 donne in cura al Policlinico di Milano per carcinoma alla mammella, scelte per la prima edizione del progetto Onco Hair, durante la presentazione nazionale dell’iniziativa avvenuta il 6 luglio presso il Teatro Eliseo di Roma. "Avere la protesi tricologica aiuta a condurre una vita normale e soprattutto a evitare il giudizio commiserevole delle persone che ti guardano e guardandoti vedono solo la tua malattia. Io non voglio sentirmi malata. Svolgo la mia vita come prima, lavoro a contatto con il pubblico, vado a nuotare, esco con gli amici e passo le mie mani sui miei capelli, che ora sono corti, ma li trovo comunque bellissimi. La mattina quando mi guardo allo specchio sento una forza che non pensavo di avere e penso che ce la sto davvero facendo”. Come Dalila anche le altre 24 donne che hanno partecipato al progetto sono state molto soddisfatte da questo dispositivo medico. "Dopo avere osservato quanto questa protesi capillifera sia di aiuto alle donne nella guerra contro il cancro, dopo avere promosso Onco Hair a Milano, con un progetto pilota presso il Policlinico, abbiamo deciso di impegnarci per rendere l’iniziativa nazionale, facendola conoscere e, auspicabilmente, adottare, in altri reparti oncologici in tutta Italia. Questo tipo di presidio medico ha un costo elevato, che non è alla portata di tutti e noi vogliamo offrire a quante più persone possibili, in tutte le regioni italiane, la possibilità di combattere il tumore con i migliori mezzi a disposizione”, ha affermato Claudia Buccellati, Presidente dell’Associazione per il Policlinico Onlus. Perdere i capelli durante le cure crea un disagio molto profondo che va ad aggiungersi al malessere della malattia. "È fondamentale che la paziente non perda l'autostima, il contatto con la realtà e che continui a prendersi cura di se stessa come ha sempre fatto", aggiunge David Lazzari, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi.
Per info: crlab.com e cesareragazzi.it.