Nella fotografia in alto, nel salone, le gemelle Ludovica (in abito rosso) e Ginevra Fagioli. Tutti i divani, nelle sfumature avorio, sono bespoke, creati da una tappezzeria fiorentina. Sulla parete a destra, arazzo francese tardo XVII secolo con consolle oro del Seicento, come il tappeto persiano Malayer. Camino in pietra originale del Quattrocento.

Dalla collina di Bellosguardo il panorama su Firenze è superbo, al punto da essere stato fonte d'ispirazione per Eugenio Montale e Ugo Foscolo, che frequentarono le residenze rinascimentali volute dalle nobili casate della città. Anche i banchieri Strozzi fecero erigere nel Quattrocento questa lussuosa villa con parco per uno degli eredi, in occasione delle sue nozze. Passando di mano in mano attraverso i secoli, nel Novecento la proprietà fu infine acquisita dalla famiglia Fagioli, la cui ultima generazione è oggi rappresentata dalle gemelle Ginevra e Ludovica.

La geografia della memoria delle due giovani donne – designer del marchio "casual couture" Caftanii – si dipana tra i maestosi saloni dai soffitti a volta (quasi otto metri di altezza), i sontuosi arredi antichi e le opere che, come in un museo privato, spaziano dal Cinquecento all'Ottocento romantico. La dimora era completamente disadorna quando Tiziano e Mariangela, genitori delle stiliste, ne entrarono in possesso e da allora ciascun elemento del ricchissimo décor è stato selezionato da loro presso antiquari, aste e brocanteur in giro per il mondo. Con disinvolta erudizione, i coniugi hanno saputo armonizzare oggetti eterogenei e di epoche diverse, in un sapiente processo di adattamento degli interni al personale concetto di bien vivre.

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Sofà opera di un artigiano spagnolo; quello a sinistra è completato da cuscini ornati con fili d’argento, provenienti da una cappa inglese del XVIII secolo. Antico tavolo cinese laccato, con vasi in vetro di Archimede Seguso su un vassoio in metallo decorato. Sullo sfondo, il mobile ospita la statua lignea di un vescovo.



«In realtà, da piccole non eravamo in grado di apprezzare questo contesto o capire perché mai le nostre camere da letto dovessero essere foderate di tappezzerie e dipinti, al posto dei canonici poster adolescenziali. Adesso però siamo riconoscenti per il patrimonio tramandato e non cambieremmo neppure un dettaglio. La sala da pranzo, in particolare, ha un valore fortissimo. Simbolo dell'unità familiare, da sempre ospita i banchetti natalizi e tuttora è qui che ci riuniamo spesso a cena», raccontano le ragazze. Le tele XL, gli imponenti corridoi e le vetrate spalancate sul giardino custodiscono gelosamente interi capitoli di storia, nell'edificio ora protetto dalle Belle Arti. L'immenso salone di rappresentanza è impreziosito da un camino in pietraforte, coevo all'architettura e sovrastato da uno stemma papale in travertino.

L’antiquariato trionfa in un avvincente crossover di epoche; una ricerca colta, dal rinascimento fino all’ottocento

Uniche concessioni alla contemporaneità: gli antistanti sofà sartoriali in velluto verde, creati da un artigiano spagnolo. È l'angolo del cuore di Ludovica, mentre i vasi Seguso sono i prediletti di Ginevra. Nella quadreria il ruolo da primadonna spetta al capolavoro dedicato al tema del gioco della mosca cieca, realizzato nel Seicento da Baccio del Bianco.
L'elegia dell'arte italiana prosegue in ogni locale, anche con tributi ad autori anonimi. È il caso dell'Ecce Homo policromo in cartapesta (XVII secolo), sulla credenza tra le finestre del soggiorno. Ludovica e Ginevra rievocano il timore reverenziale che questa scultura incuteva ai loro amici, da bambini: uno degli innumerevoli ricordi d'infanzia, carichi di commosso affetto.