Nella foto in apertura, la sala da pranzo. Waste Table firmato Piet Hein Eek (virtuoso patchwork in legno di recupero) abbinato a sei sedie anni Cinquanta, di Max Bill; sospensioni Atomic, di Robert Haussmann. Sopra il camino, estroso cucù del tedesco Stefan Strumbel; a sinistra, Duel, olio su acrilico di Conor Harrington.

Angeli a vegliare sulle lancette, cuori e teschi, il tutto in versione fluo. Quello sopra il camino non è un comune orologio a cucù, bensì un artwork del tedesco Stefan Strumbel, interpretazione irriverente di un oleografico cliché elvetico e del concetto di Heimat ("patria" o "Paese natio"), ovvero quel sentirsi a casa e provare una struggente nostalgia quando si è lontani (Heimweh). Anton Magnani e Birgit Kollhof hanno compiuto un'operazione simile a quella dell'artista, recuperando la memoria di un luogo per trasformarlo in qualcosa di nuovo.

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Christian Schaulin
La sala biblioteca, la prediletta del padrone di casa, denominata Herrenzimmer, ovvero la "stanza riservata agli uomini". Tra gli oggetti più amati spicca il quadro Portrait of Samuel Beckett, degli Orticanoodles. Lampada Sixties di provenienza danese, da un mercatino vintage di Copenhagen.
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Nello studio campeggia la seduta Barcelona, disegnata da Mies van der Rohe nel 1929, Knoll.
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Un angolo della cucina ospita due opere di Corita Kent: Don’t Back Up (1969, la più grande) e In Touch (1967).

Nella loro residenza a tre piani, in pieno centro storico a Morcote, paese gioiello sul Lago di Lugano, gli oggetti dell'iconografia svizzera aggiornano il look. Il concetto del tavolo rustico è espresso attraverso l'inconfondibile patchwork di Piet Hein Eek, mentre la carta da parati jungle rimpiazza i motivi floreali. La rivisitazione è il tratto distintivo dei due proprietari: lei tedesca, lui italiano, coppia cosmopolita capace di vivere all'insegna della creatività. Una dote condivisa, visto che entrambi lavorano in ambito fashion (Birgit disegna accessori, Anton è Ceo di una manifattura di borse luxury).

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Artwork a parete Riding Awareness, di Katrin Fridriks, e poltroncina francese anni Sessanta.
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Poltrone gemelle originali Japan 137, Finn Juhl, 1953; divano firmato George Nelson; sospensionedi Serge Mouille.
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Sofà di George Nelson; poltrone Japan 137, Finn Juhl, 1953; coffee table Alanda, di Paolo Piva per B&B Italia; lampada design Paavo Tynell, anni Cinquanta. Le ceramiche: qui sotto, di Mary-Lynn Massoud e Rasha Nawam, Carwan Gallery (Beirut), e, a destra, vintage danese. Tappeto berbero.


A curare il progetto è stato chiamato l'architetto Luciano Giorgi, un amico di vecchia data, che ha saputo dare forma alle loro esigenze abitative. Composto da due corpi di fabbrica, uno risalente al XVI secolo e l'altro costruito in seguito, l'edificio è un bene di interesse storico sotto tutela. Non è stato dunque consentito apportare modifiche strutturali e per riconfigurare i locali si è puntato sui materiali (essenze pregiate, pietra naturale e resina), nonché su una palette boschiva, in cui infinite declinazioni di grigio dialogano con un'interessante scala di verdi, dal polveroso lichene all'intenso forest green.

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I coniugi Birgit Kollhof, di origine tedesca, e Anton Magnani, italiano, proprietari della casa.
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Il pittoresco vicolo di Morcote, che conduce alla casa.
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Nella sala da bagno, il vano doccia dal rivestimento in marmo policromo.

A interpretare il ruolo di Lari sono le opere, dai lavori di Agostino Bonalumi al genere prediletto dalla coppia: la street art, che qui ha trovato la sua perfetta collocazione indoor. Un esempio è Riding Awareness, firmato Katrin Fridriks, tela di quattro metri per due in grado di conferire al soggiorno una personalità intrigante e dinamica. «Gli ambienti rivelano volti diversi, a seconda della luce. Così, ho una stanza del cuore per ogni ora del giorno», afferma Birgit. Quanto al marito, adora rilassarsi nella poltrona di Mies van der Rohe che troneggia nello studio, ironicamente ribattezzato Herrenzimmer. Una stanza tutta per sé, al maschile.

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La camera da letto di uno dei quattro figli della coppia è resa dinamica dalla presenza di una scala dalle linee grafiche; al piano di sopra, si apre un soppalco che ospita lo studio. Sul pavimento spicca l’artwork pop Basquiat on Coke Crates, di Pakpoom Silaphan, accanto all’opera a muro Quokka, del belga Roa.