Nella fotografia in alto, veduta del living con al centro il tavolo Lounge (completato dalla palma scultura di Inderjeet Sandhu e il vaso creato da Bohinc Studio); Strip chairs; divano Human; sospensione Polygonal Light Ring, finitura Silver Black, tutto di Henge. La porta d'ingresso, sullo sfondo, è stata realizzata a mano, in ottone brunito.
Capriate lignee e travi grezze raccontano la storia dell’edificio secentesco, restituito a nuova vita
Granaio, poi magazzino di una ditta di stucchi e assi, quindi studio d'architettura; a partire dal XVII secolo sono le molte esistenze di questa struttura, che oggi vede la sua ennesima metamorfosi: la più affascinante. L'ultimo restauro ha infatti trasformato l'edificio nella residenza principale di Paolo Tormena e della compagna Isabella Genovese, coppia unita nella vita privata e professionale (lui fondatore e amministratore delegato, lei architetta, del brand di arredamento Henge). Azienda e abitazione sono vicinissime, nel trevigiano, con la prima a Farra di Soligo e la seconda a Pieve, villaggio storico circondato da dolci colline; un paesaggio che ha ispirato molte importanti opere pittoriche della scuola veneta.
La contiguità è geografica e, ugualmente, stilistica. La quintessenza dello spirito del marchio si riflette appieno nella dimora, dominata da pezzi scultorei di grandi dimensioni, esito di tecniche sofisticate e straordinarie, inusuali finiture, tutto all'insegna di un principio fondamentale: l'unicità. «Ci collochiamo all'esatto opposto della produzione seriale e mass-market. La nostra ricchezza è la collaborazione con gli artigiani locali, custodi di un'incredibile varietà di mestieri tramandati da generazioni», spiega Paolo, che ha il merito di avere recuperato lavorazioni tradizionali cadute in disuso e rivitalizzato materiali arcaici, come il legno fossile.
Del resto, il nome scelto per la griffe è programmatico: evoca le costruzioni preistoriche di Stonehenge, il celebre sito neolitico nello Wiltshire, in Inghilterra. Henge traduce la magia primordiale in una dimensione di elegante attualità e salva dal rischio di estinzione un prezioso savoir-faire. «Alla fonderia che un tempo realizzava le campane delle chiese, per esempio, affidiamo le parti in metallo. Nascono così il coffee table Be Mine e la parete in pannelli di ottone brunito che separa le zone giorno e notte».
Materiali naturali e tecniche tradizionali: la sapienza del made in italy trasmette sensuali emozioni
Incaricato della ristrutturazione è stato Massimo Castagna, da otto anni direttore creativo di Henge. «Abbiamo voluto rispettare l'anima originaria del luogo, nonché la sua fortissima personalità, conservandone gli elementi base quali la copertura dalle ampie capriate lignee e le travi grezze», racconta. Il risultato è un loft articolato in un ampio spazio centrale comprendente il living, la cucina e l'area pranzo, dove campeggia un maxitavolo (oltre cinque metri di lunghezza). «Amiamo ricevere e cucinare assieme agli amici, che sono sempre i benvenuti. La nostra casa è una sorta di convivio», conclude Paolo. Il décor si colloca sul terreno di incontro tra art & design e ciascun complemento, pur assolvendo a una funzione specifica, emerge per il suo potente valore espressivo. Le superfici materiche – pietra e metalli, in primis – sprigionano sensualità e raccontano storie avvincenti di sapienza manuale.